Trump e i (nostri) guai

Ogni giorno che passa, le strategie di Donald Trump e della nuova amministrazione statunitense sui “riposizionamenti” nell’ambito della politica internazionale diventano più chiare. E più preoccupanti per noi europei.

Occorre prendere coscienza che è in atto uno stravolgimento geopolitico. Globale ed epocale. L’Europa, già in crisi e sempre più frammentata, è ormai messa in un angolo dalle superpotenze. I colloqui delle delegazioni russe e statunitensi in Arabia Saudita lo hanno confermato. Di fatto si assiste, in particolare, ad un riavvicinamento e ad una vera e propria riabilitazione di Vladimir Putin da parte degli Stati Uniti. Perché Trump, in sostanza, ha riaperto le porte alla Russia soprattutto per farla allontanare dalla Cina. E indebolire l’Europa.

Parallelamente il leader ucraino Volodymyr Zelensky, debilitato dall’abbandono statunitense, persino deriso, appare un pesce fuor d’acqua. Trump ha addirittura rilevato una presunta “illegittimità democratica” del presidente ucraino in quanto nel suo Paese “non si tengono elezioni da molto tempo”.

I russi trarranno unicamente benefici dal nuovo corso americano. Tra gli obiettivi, oltre a quelli presumibilmente prossimi di annessione di territori in terra ucraina, anche quelli probabili nei Paesi Baltici, dove i soldati statunitensi potrebbero lasciare l’area.

Profetizza Gideon Rachman sul Financial Times: “Putin vuole che le truppe della Nato vengano rimosse dall’intero ex impero sovietico”. La conseguenza è che l’Unione europea resterà vulnerabile e l’esercito russo potrebbe approfittarne, preparandosi ad un conflitto più ampio, che andrà oltre l’Ucraina. In fondo gli attacchi dei vertici politici russi a Sergio Mattarella (che ha coraggiosamente ricordato la rinuncia dell’Ucraina, nel 1994, ai missili nucleari) e degli hacker ai siti internet di varie aziende italiane, non promettono nulla di buono.

C’è dell’altro riguardo ai timori europei. I piani di Trump stanno soprattutto stanando le fragilità comunitarie. I vertici convocati da Macron confermano non solo le divisioni, ma anche le contraddizioni insite nel continente europeo. La stessa Italia è profondamente divisa non soltanto tra governo e opposizione, ma soprattutto all’interno della stessa maggioranza e tra i partiti della minoranza. Se il trumpismo gode di appoggi in vasti settori della destra, la sinistra continua a presentare fratture nell’atteggiamento da tenere verso l’Ucraina, con il Movimento Cinque Stelle sempre più contrario al sostegno a Kiev, che finora è costato circa 250 miliardi tra aiuti europei e statunitensi. La necessità di “rianimare” l’Europa non incontra unanimi consensi. Anzi.

La spada di Damocle costituita dall’aumento delle spese militari rischia di accentuare le divisioni. La corsa agli armamenti, a suon di miliardi di euro, equivale ad ulteriori salassi per i fragili bilanci degli Stati e alla necessità di tagli ai servizi primari per rimpolpare eserciti e armi. E l’ipotesi dell’esercito unico europeo rischia di trasformarsi nello stimolo alla soluzione bellica diretta, cioè all’invio di truppe europee da mandare sul terreno dei conflitti, ipotesi già cara alla Francia.

Insomma, siamo davvero nei guai, come ha anche ammonito Mario Draghi. E la politica europea, compresa quella italiana, si trova spiazzata dal dietro-front statunitense sugli aiuti all’Ucraina dopo aver sostenuto sin dall’inizio la resistenza ucraina e aver partecipato a tutte le campagne per le sanzioni alla Russia. Se nella destra s’accentuano fratture e ambiguità, tra trumpismo ed europeismo, a sinistra il disorientamento è totale, specie di fronte ad una destra che in tutta Europa continua a polarizzare consensi grazie principalmente al tema migratorio.

Da non trascurare, infine, anche il ruolo del multimiliardario Elon Musk. Inquietano i palesi appoggi agli estremismi, in particolare in Germania.

La risposta a questo scenario con nubi nere all’orizzonte e rischio deflagrazione dovrebbe essere nell’unità tra le nazioni europee. E soprattutto nella salvaguardia di quei valori che hanno concorso alla pace e al benessere. Citando Bertrand Russell, “il problema dell’umanità è che gli stupidi sono sempre sicurissimi, mentre gli intelligenti sono pieni di dubbi”.

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