Una poesia di Antonio Crecchia sul popolo ucraino

ACCANTO AL POPOLO UCRAINO

Rattrista e addolora la notizia

di quei tredici bambini bruciati

dal fuoco dei missili e cannoni,

calcinati fra i rottami delle case

crollate; penso e mi addolora

la notizia che altri hanno visto

la luce accecante calare dal cielo

e spandersi tra le mura domestiche,

bruciare i loro sogni di vivere

il diritto alla vita e alla libertà.

Rattrista e addolora il passo

del vecchio che cerca scampo

nella fuga dal fragore delle bombe

che si susseguono a ritmo ossessivo

e calcolata precisione. Ovunque

neri segni di morte e distruzione.

Avvilisce e addolora la fretta

delle donne e dei bambini

di raggiungere un autobus, un treno

un mezzo sicuro per sfuggire

dalla spirale atroce della guerra

e presto raggiungere una terra amica,

un fuoco per scaldare le membra,

un pasto per vincere il digiuno,

un letto per sedare il tremolio

del corpo, la paura della morte.

Sgomenta e rattrista l’attesa

dei soldati e patrioti ucraini

d’immolarsi per un ideale di libertà,

presente e godibile laddove

non vige la legge dell’oppressione,

non incombe l’ombra tetra del boia

al soldo di un criminale dittatore,

ma brilla il sole del dialogo,

fiammeggiano amore e solidarietà.

Rattrista e addolora il crudele

pestaggio che si fa del diritto alla fede

nei valori della propria terra e civiltà,

la barbara devastazione di villaggi e città,

la famelica arroganza del lupo

che ha decretato il martirio dell’agnello.

L’Europa, novella Maddalena,

è prostrata dolente ai piedi della croce,

con gli occhi al Cristo che le chiede

angosciato: “Perché mi hai abbandonato?”

Più eloquenti d’ogni silenzio,

le mani tese ad accogliere gente

che fugge dalle spire del grande serpente,

dalle granate esplodenti e strazianti,

dall’apocalisse aizzato dall’angelo nero.

Chi attizza quel fuoco infernale

non può essere un essere umano.

Non può sedere sul trono dell’onore

chi si vota alla profanazione della pace;

egli non otterrà né gaudio né gloria,

ma vile caduta nel fango della storia.

Antonio Crecchia

Termoli, 2 marzo 2022

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