La Pace è Donna e va difesa e rispettata;
chi la profana compie un’azione scellerata.
Settimo giorno di guerra
È un freddo pomeriggio di marzo.
Il cielo si fa grigio. Forse pioverà
questa notte, ma sarà una pioggia
benefica per l’uomo e la natura
che si preparano ad accogliere
una nuova solare primavera.
Scorrerà acqua di gioia e di vita
nei ruscelli nelle forre e nei fiumi.
Fioriranno primule e viole nei prati.
Ci sarà esplosione di fiori e foglie
sui rami del pesco, del melo e del pero.
Si farà verde l’attesa della Pasqua,
con il creato e le creature
che si rinnovano al calore del sole,
risorgono al soffio del divino amore.
La guerra non è altrove. La viviamo
anche noi nel cuore, nella mente,
con la coscienza che freme di degno
dinanzi al protrarsi di tanti orrori,
al susseguirsi di scoppi e fragori,
allo scempio di città e borghi bruciati,
resi tizzoni ardenti da piromani
seguaci della religione del fuoco,
animatori di fulmini e fiamme,
di tattiche e strategie di guerra.
Il leone scuote la sua fulva criniera,
apre la famelica bocca e profonda
gola mostra dietro zanne aguzze.
Ha fame di carne. Ha sete di sangue.
Ai confini del suo mondo di ghiaccio
vi è florida pastura di vite umane,
ove nel sangue può affondare le mani,
ruggire d’orgoglio per aver dato scacco,
a cuccioli d’uomo… chiusi nel sacco.
Antonio Crecchia
Termoli, 4 marzo 2022