Vaccini, Iacovone: “Nel Lazio in ritardo con seconda dose e maltrattati negli hub”

“Cittadini fragili e anziani subiscono inaccettabili ritardi retroattivi nella seconda dose di vaccino e alcuni vengono finanche maltrattati negli hub vaccinali: le loro storie di sofferenza e di malattia. Umiliati dagli amici degli amici che si sono vaccinati da mesi, dalle lobbie delle professioni che hanno preteso la precedenza, da qualche giornalista che si è ‘travestito’ da caregiver. E con la variante indiana sono protetti soltanto al 30%. E’ arrivata davvero l’ora che intervenga con fermezza il Generale Figliuolo”.  E’ quanto si legge in una nota del Cobas nazionale.

“Il marito di Guglielmina G. ha 70anni ed è un paziente cardiopatico e oncologico ma si è visto posticipare la seconda dose di vaccino a 35 giorni. E ancora: ‘Sono andata a fare il richiamo del vaccino dopo i 21 giorni, perché la Pfizer l’ha prodotto e testato così, e al rifiuto degli operatori sanitari, ho chiamato il 112 ma il direttore della strutturami ha urlato ‘Se ne vada’ avvicinandosi aggressivamente, tra l’altro pure senza mascherina e minacciano di denunciarmi. A quel punto io non ho voluto insistere in quanto devo fare la seconda dose presso di loro. Tale comportamento non mi pare adatto a un medico. Il tutto è avvenuto nella più totale mancanza di rispetto e ciò mi ha lasciato veramente disgustata – così scrive Maria T. nella mailing list dei ricorrenti al Tar.

“Le testimonianze che leggiamo nella mailing list dei ricorrenti al Tar per il posticipo retroattivo della seconda dose di vaccino Pfizer fanno venire la pelle d’oca – dichiara Francesco Iacovone, del Cobas nazionale. “Pazienti fragili ed anziani, confusi dalla scelta incomprensibile della Regione Lazio, che si recano a pretendere quanto pattuito con la Regione stessa, su consiglio dei nostri legali, e subiscono un trattamento inumano e privo d’empatia”.

“Questi cittadini, a causa del ritardo nella somministrazione della seconda dose di vaccino – prosegue il sindacalista – sono costretti ed, anzi, obbligati a restare in casa per evitare di contagiarsi e di mettere in pericolo la vita dei fragili conviventi. Essi, in sostanza, non possono autodeterminarsi liberamente ma subiscono le conseguenze derivanti dall’arbitraria scelta di estendere l’intervallo di somministrazione dell’unico vaccino che possa proteggerli dal SARS -Cov-2. Anche perché la scelta di modificare la posologia e la metodologia di somministrazione non sembra essere stata preceduta da alcuna analisi di carattere scientifico né da una istruttoria ed, anzi, si pone in palese contrasto con le raccomandazioni ufficiali sull’utilizzo e sulla somministrazione del vaccino”.

“Riprogrammare il richiamo vaccinale, in contrasto con le prescrizioni del produttore del farmaco così come autorizzato ed in difetto di studi scientifici condivisi che attestino inequivocabilmente l’efficacia della copertura anche in caso di richiamo oltre le tre settimane, potrebbe concretamente mettere in pericolo migliaia di persone ed è quanto abbiamo sostenuto nell’esposto di 9 pagine depositato alla procura di Roma dopo lo slittamento della seconda dose del vaccino Pfizer da 21 a 35 giorni. Chiediamo comprensione e ascolto per tutti quelli che stanno esercitando con educazione un diritto e il rispetto vincolante di un patto – conclude Iacovone

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