Wikipedia tra volontariato e raccolte fondi

È una delle pagine più consultate del web. Wikipedia è un punto di riferimento per conoscere o approfondire la conoscenza di tutto lo scibile umano. In modo rapido e gratuito. Ad esempio, per sapere al volo la data di nascita di un personaggio, o per esaminare le notizie su un luogo o su un avvenimento storico. Ne sanno qualcosa non pochi studenti, che “saccheggiano” abitualmente l’enciclopedia digitale: chi in modo più abile rielaborando i testi; chi meno, facendosi scoprire grazie ai programmi che rilevano le copiature.

Sul ruolo di Wikipedia, benché sia uno strumento che rende certamente più edotta l’esistenza di tanti utenti, non mancano però le polemiche.

Innanzitutto in generale non è considerata una fonte affidabile. E in effetti ogni tanto le cronache riportano errori, anche clamorosi, che emergono nelle pagine enciclopediche. Tra i più noti, l’invenzione di personaggi (come Gaius Flavius Antoninus, tra gli uccisori di Giulio Cesare, o il filosofo Anaxiphales di Paestum, frutto della creatività di un buontempone) o di strumenti musicali (come il “tremulo”) o di divinità (come l’aborigeno Jar’Edo Wens, che ha resistito quasi dieci anni prima di essere cancellato nel 2015).

Il giornalista Gregory Kohs ha effettuato un esperimento provando ad inserire errori macroscopici in 31 voci di Wikipedia: dopo due mesi dal loro inserimento, soltanto metà delle notizie false è stata scoperta.

Già nel 2007, il professor Gino Roncaglia dell’Università della Tuscia pubblicò un pezzo sul quotidiano La Repubblica dal titolo emblematico: “Wikipedia, enciclopedia universale o miniera di errori?”. Vi si legge: “In effetti, la mancanza di precise responsabilità autoriali ed editoriali e di strumenti di controllo qualificato dei contenuti (la mancanza cioè di strumenti di validazione), e la conseguente arbitrarietà, inaffidabilità e scarsa qualità scientifica delle voci, rappresentano una delle critiche sollevate più frequentemente contro Wikipedia”.

Su analoga linea anche Tullio Gregory, che sul Sole 24 Ore ha elencato esempi di errori, omissioni, inesattezze presenti nelle voci italiane di Wikipedia, criticando la costruzione totalmente aperta di uno strumento del genere.

Insomma, per le ricerche, meglio la Treccani online. Dove chi scrive, oltre ad essere qualificato, viene anche pagato.

C’è poi una sorta di invidia per Wikipedia, infrastruttura quasi del tutto libera e democratica. Per cui non mancano atti di vandalismo o critiche soprattutto da parte di persone che aspirano ad avere la propria pagina di notorietà, ma vengono bocciate perché “non enciclopediche” o per altri motivi. Le discussioni in tal senso sono tantissime e i numerosi volontari dell’enciclopedia tendono ad essere estremamente drastici, talvolta ai limiti dell’impertinenza.

C’è, però, un’altra questione che ogni tanto emerge: quella legata agli aspetti economici. Da anni in cima alle pagine di Wikipedia appaiono appelli che chiedono sostanzialmente soldi. Cioè contributi per finanziare l’enciclopedia online più grande del mondo per l’anno successivo. Spesso, come ha evidenziato in questo giorni Il Post, tali appelli di raccolta fondi sono scritti con un tono piuttosto urgente: ricordano che Wikipedia non vende a nessuno i dati delle milioni di persone che frequentano le sue pagine ogni giorno. “E talvolta non si fanno scrupoli a fare leva sul senso di colpa, aggiungendo un’emoji triste a fianco al tasto per chiudere il riquadro, o dicendo che basterebbero tre euro, il prezzo di un caffè, per aiutare – come scrive il giornale online.

La stessa testata commenta che a giudicare da queste richieste di donazioni, verrebbe da pensare che Wikipedia sia cronicamente a corto di fondi e che rischi concretamente di chiudere da un momento all’altro. Invece, si legge, “la Wikimedia Foundation, fondazione senza fini di lucro che sviluppa e mantiene l’infrastruttura di vari progetti di condivisione del sapere, tra cui la più famosa è Wikipedia, impiega circa 700 persone, ha un fatturato annuo di 155 milioni di dollari e un patrimonio netto di 240 milioni di dollari”. Insomma, ai livelli di una grande multinazionale. Dove il lavoro dei tantissimi volontari, non retribuiti, sospinti dalla vocazione ideologica o dal semplice passatempo, resta l’ossatura del tutto. Ci si chiede: pur riconoscendo il valore del prodotto e soprattutto la sua gratuità, è giusto che il volontariato di chi – wikipediano – lavora gratuitamente alla stesura dell’enciclopedia ne costituisca l’aspetto centrale?

Il nodo è che a domandarselo sono anche tanti volontari di fronte a queste cicliche richieste di fondi da parte della proprietà. Il Washington Post ha raccontato che molti volontari hanno domande su come vengano assegnati i tanti milioni delle raccolte. Sembra che proprio a seguito di queste discussioni il tono degli appelli per la racconta di fondi sia cambiato.

Articoli correlati