Duronia (Campobasso), perché vessazioni al pastore Berardo?

Valerio Berardo ha 36 anni e nella vita ha scelto di pascolare le greggi in Molise, più precisamente a Duronia (Campobasso), luogo attraversato dai tratturi e dall’antica tradizione della Transumanza. Giovani come lui non ce ne sono tanti e incontrarli arricchisce l’esistenza di ognuno, perché da persone così c’è tanto da imparare.

Classe 1986, nato a Roma da genitori nati a Duronia, ha intrapreso un percorso di studi prima e lavorativo poi. Valerio, però, non ha trovato appagamento nella consuetudine del mercato lavorativo, nello stress e nella frenesia urbana. Ha scelto di ritornare nella sua terra, di rimettersi in contatto con le radici e il sapere dei padri. Così, dal 2016 pascola le capre a Duronia, in costante contatto con la natura, parte integrante del processo economico e produttivo locale.

È intorno a questa storia forte e alla tradizione millenaria che coinvolge greggi e territorio, mettendo da sempre in movimento uomini e animali, che abbiamo pensato di riproporre un breve tratto del lungo cammino transumante di cui Valerio ci ha narrato a lungo, trasmettendoci tutta la passione di cui è animato.

Dal 2022 l’APS La terra, insieme al Comune di Capracotta ed ad altri comuni, associazioni ed enti, organizza “La Transumanza con le capre di Valerio – Andata e Ritorno”. Valerio è apprezzato e conosciuto sia a livello locale sia fuori dai confini regionali per la scelta coraggiosa che ha fatto, esempio probo per tutti coloro che hanno bisogno di capire come si possono risollevare le sorti dei nostri paesi.

Valerio è anche un esempio di non allineamento alle pratiche clientelari ancora vigenti a Duronia, il paese dove ha deciso di tornare, dando prova, specialmente alle persone più giovani del posto, di come si possa inventare un lavoro senza passare sotto le forche caudine della politica.

Ebbene Valerio, proprio per il suo modo di comportarsi, subisce di continuo nel suo paese vessazioni ed intimidazioni con lo scopo chiaro di rendergli non possibile continuare la sua attività.

L’ultima intimidazione in ordine di tempo è la lettera anonima “firmata” da Comitato Progetto Pro Sparviero (NdR: Lo Sparviero è una pagina fb di forte critica politica, sociale e culturale nei confronti di quello che è avvenuto ed avviene nel comune di Duronia. Valerio è un simpatizzante di questa pagina)

LA LETTERA DI VALERIO POSTATA SU FB

Ignazio Silone affrontò il tema in Fontamara.

Così l’acqua, proprio per essere il massimo simbolo di vita, spesso viene usata come arma contro i più deboli.

L’acqua quindi, viene concessa solo a chi merita, dopo che questi, avendo piegato la testa, riconosce il padrone in quella figura che pur non essendolo, si arroga il mandato di padrone della terra e di tutto ciò che c’è sopra.

Per farti piegare la testa ce ne sono di sistemi.

Le minacce più o meno velate, i dispetti, il veleno ai tuoi animali, le lettere anonime, le sopraffazioni, le arroganze e le denunce anonime.

E allora succede che tu, giovane agricoltore e allevatore, che lotti per tenere in vita una terra da sempre oggetto di soprusi e schiacciata da mille veleni, fai la richiesta del pascolo e non te lo danno se non dopo mille richieste e pressioni, fai la richiesta dell’acqua e non te la danno perché non abbassi la testa.

Tre anni, sono tre lunghissimi anni che dopo aver richiesto, pagato e sollecitato, quei 10 metri di allaccio il comune non me lo fa. Ma solo a me non lo fa, mentre per gli altri, giustamente come dovrebbe essere di regola, gli allacci anche se notevolmente più lunghi si fanno.

E intanto il veleno ai cani arriva.

Le denunce anonime arrivano.

Le minacce si sentono.

Addirittura mi sento dare del pastore di merda dopo aver sentito lamentare presunte minacce a pubblico ufficiale.

Questa, solo in un modo si chiama, intimidazione mafiosa.

Si proprio così, intimidazione mafiosa.

Come altro potrebbe chiamarsi?

Se sbaglio, allora aiutatemi a capire.

Un paese dove si ha paura di parlare o di far valere i propri diritti è un paese schiacciato dal pensiero mafioso.

Un paese dove non si può dire il proprio pensiero per paura di subire ritorsioni o peggio, vedere boicottate le proprie attività imprenditoriali o culturali, come si chiama se non un paese in odore di mafia?

Silone a suo tempo, avrebbe detto un paese soggetto alla violenza dell’ignoranza, al potere dei signorotti, alla cultura del fascismo, ma a quei tempi non si associava questo al pensiero mafioso.

Ma a Duronia questo modus operandi ha origini antiche.

Quanti racconti ho sentito di domande di pensione o di invalidità rimaste nei cassetti, li a fare da fertilizzante a continue richieste di aiuto e sollecito per far accettare la domanda. Domande di sacri diritti che venivano violati per far valere il potere di dire sì o no, sfruttando la povertà e l’ignoranza. Così poveri contadini si privavano del frutto del loro lavoro per portare doni utili a sollecitare gli uffici che non davano risposte, non sapendo che le loro domande ancora si trovavano nei cassetti di quei tavoli sopra i quali erano andati a poggiare i propri doni.

Ma poi prima delle elezioni tutto arrivava magicamente a compimento, pronti per la richiesta di sostegno.

Questo è quanto ha portato un paese a morire. Ma la colpa non è solo di chi opprime, ma anche di chi in silenzio è connivente e gira la testa dall’altra parte. La colpa è di chi non si ribella potendolo fare.

La colpa è di chi pensa che tutto possa finire a tarallucci e vino.

Oggi a Duronia, ci sono degli eroi che resistono, che non hanno fatto dell’assistenzialismo la loro fonte di vita. Persone che lottano per portare avanti una piccola attività e poter così rimanere a rendere viva una campagna, un paese, una bottega o un negozio.

Eroi, si, Eroi con la E maiuscola.

Coraggiosi esempi di perseveranza e forza che andrebbero aiutati e non combattuti.

Ma c’è chi pensa che chi non abbassa la testa deve essere “aiutato a capire che non è posto per lui”.

Ed ecco qui l’ennesima denuncia anonima arrivata agli enti preposti. E si, ogni tre mesi si divertono. Oramai sono anni.

Oramai anche chi le riceve e deve eseguire i controlli si è stufato, arrivando addirittura a segnalare i fatti a chi avrà il compito di scovare i segnalatori.

Ma io non sono stufo, anzi, ogni colpo, che peraltro va a vuoto, mi aiuta a reagire e a migliorarmi sempre di più, ad essere più tenace, più determinato, più progettuale.

Così che questa mia determinazione ha sfiancato a tal punto gli accusatori che negli anni oltre alle denunce si sono aggiunte anche delle simpatiche minacce mascherate da consigli con scenette da fiction per quindicenni.

Altro che fiction, questa è invece inquietante realtà.

Non capisco cosa ci guadagnano, sarà forse per il gusto di farmi perdere tempo, sarà bisogno di attenzioni o di affermazione del proprio potere.

Come Guall N’goppa a la mnnezza!

Non ho mai avuto interesse a sapere chi c’era ogni volta dietro quelle denunce, il tempo è galantuomo e ci ha pensato lui a rivelarmelo.

Intanto, nonostante gli impedimenti ho proseguito il mio percorso, facendo anche qualche sforzo in più e vedendomi negare diritti fondamentali.

Non so se continueranno ancora o cercheranno di occupare il loro tempo a fare altro, magari a ripulire qualche olivo, di una cosa però sono sicuro, non sono disposto a sacrificare altre attenzioni e cure a tutto quello che offende le mie radici e la loro sacralità, non sono disposto ad accettare oltre.

Intanto si ritirano le reti sotto qualche ulivo pr’nzon’, si levano i rametti e si passa all’olivo appresso.

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