Il Consiglio dei ministri ha approvato il disegno di legge che prevede misure di contrasto alla violenza contro le donne. Si tratta di un atto importante, specie a fronte dell’incremento di questo genere di reati (sono 41 dall’inizio dell’anno, tra cui quello “eclatante” di Giulia Tramontano). Si tratta, in tutti i casi, del retaggio di una sottocultura ancestrale difficile a morire.
In premessa occorre ricordare che esiste dal 2019 una legge contro la violenza sulle donne, nota come “Codice rosso”. Tra le misure più importanti che ha introdotto c’è il reato del cosiddetto “revenge porn”, cioè la sempre più diffusa pratica di diffondere immagini e video privati senza il consenso della persona interessata. Le nuove tecnologie, purtroppo, concorrono alla crescita del fenomeno e a renderlo, in molti casi, più raccapricciante, facendo emergere superficialità e cinismo.
Il nuovo disegno di legge, come ha ricordato la ministra Eugenia Roccella in una conferenza stampa, ha primariamente un duplice obiettivo: rendere più semplice l’applicazione delle norme e favorire la prevenzione. Una duplice strada pienamente condivisibile.
Tra le misure previste, nel dettaglio, c’è una maggiore severità per chi ha già in passato commesso simili reati o per la violazione del divieto di avvicinamento e maltrattamenti contro i famigliari, nonché l’arresto in flagranza differita, entro le 48 ore, per stalking (cioè si potrà arrestare anche qualora il reato sia dimostrabile attraverso video, foto o altro genere di documentazioni a condizione che non si superino le 48 ore dal fatto).
Tra le novità anche il fatto che filmati e immagini andranno a costituire prove per far scattare il fermo e il limite massimo portato a 30 giorni sia per le istanze di misure cautelari dei pubblici ministeri sia per la loro applicazione da parte del gip.
Infine il rafforzamento del cosiddetto “ammonimento”, cioè lo strumento che il questore può utilizzare contro una persona su cui c’è stata una segnalazione per atti di violenza domestica, cyberbullismo o stalking: permette, ad esempio, il ritiro di eventuali armi legalmente possedute.
Ottimo intervento, quindi, da parte del governo. Prevenzione e repressione sono due passaggi infatti ineluttabili.
Ovviamente, per un tema così complesso, tutto ciò non basta se non viene accompagnato da un cambiamento culturale: una legge può aiutare, ma in troppi casi è ininfluente per salvare una persona. È necessaria una presa di coscienza collettiva, in particolare da parte delle nuove generazioni: servono le campagne nelle scuole, nei luoghi di aggregazione giovanile, nelle discoteche, facendo conoscere le norme e assicurando voce alle donne che hanno subito le violenze.
C’è un punto di partenza basilare: il problema culturale è purtroppo ormai strutturale e non emergenziale. Quindi sulla prevenzione occorre lavorare in modo continuativo.
(Domenico Mamone)