La parola “dimissioni”, tanto agognata nelle piazze, cambia contesto e diventa protagonista nella corsia di un nosocomio. Dalla fibrillazione per un chimerico congedo dal governo, a quello più realista da un letto d’ospedale. Si dimette la vittima e si dimette il carnefice.
E’ il commiato dell’immagine fisica sconsacrata dal lancio di una statuina trash dalle architetture laiche, ma resa Sindone dal contatto violento e tormentoso con il simbolo religioso della milanesità; è il congedo della fisionomia crudamente insanguinata (che Niki Vendola dichiara di aver voluto abbracciare) con i suoi incontrollabili avatar diffusi in mondovisione; è il sipario che cala sul corale arroccamento – anche un po’ conformista – nella solidarietà senza steccati e senza confini, fino all’ultimo consiglio comunale del Belpaese, mista all’ideologica caccia agli oscuri mandanti.<
Nello strano Paese che discute per giorni se mettere o meno la croce (quale?) sulla propria bandiera, i tiratori psicolabili hanno però la facoltà di mirare bene ai bersagli.
(Giampiero Castellotti – 15 dicembre 2009)
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