Il bluff



Viviamo in un Paese sull’orlo della catastrofe economica nel quale la disuguaglianza nelle condizioni di vita è sotto gli occhi di tutti e dove, con una pessima legge elettorale, una classe dirigente difficilmente definibile è riuscita perfino a mettere tra parentesi quel poco di struttura democratica esistente.
In tale situazione i partiti politici non sono più il tramite della rappresentanza, sia pure delegata, tra la base e le istituzioni, ma rappresentano ormai il mezzo di cui i singoli ed i gruppi si servono per conquistare potere e, purtroppo, ancora privilegi.
In tale situazione la politica dovrebbe occuparsi anzitutto di ridare all’Italia una legge elettorale decorosa, di restituire al popolo un lavoro ed un salario accettabili attraverso la ricostruzione dei fondamentali dell’economia che purtroppo sono saltati da tempo.
I mass-media rincorrono da mesi questioni di carattere personale legate a questo o quel personaggio, mentre il lavoro politico di elaborazione di soluzioni ai problemi del Paese è bloccato ormai da anni.
Oggi la cronaca insegue le separazioni nella destra berlusconiana, quelle al centro in “Lista civica”, le altre prevedibili nel PD o le divisioni nello stesso Movimento5Stelle.
Il bello è che sono in tanti ad analizzare tali divisioni come se esse fossero il frutto di contrapposizioni dovute a motivi ideali riguardanti richieste di democrazia interna nei partiti o necessità di invertire una tendenza nell’organizzazione della vita della popolazione.
Ci sono soggetti i quali hanno accettato per anni strutture di forze politiche che nulla avevano di democratico nell’organizzazione e nelle decisioni.
Davvero c’è ancora qualcuno capace di immaginare che essi oggi, come folgorati all’improvviso, si separino da altri perché sentono la necessità di elezioni e di primarie dentro i partiti o il bisogno di una continuità nella governabilità che non hanno mai cercato in decenni di vita politica?
La verità è un’altra, possiede una natura diversa e non ha nulla che possa essere riferito al piano ideale e neppure a quello ideologico.
Sono palesi la finzione e le nuove opportunità.
Si stanno rompendo alcuni cartelli elettorali, perché nati malamente con una “fusione fredda” tra gruppi troppo diversi nel modo di pensare ed inoltre stanno saltando talune leadership; allora bisogna correre da posizioni di forza per la successione e per il mantenimento o la conquista del potere.
Si sono frantumati dei puzzle politici, intesi come giochi ad incastro per la presentazione di un quadro convincente di vivibilità agli occhi degli elettori, ed oggi il puzzle che si sta cercando di ricostruire è quello nell’accezione inglese originaria di “confusione”, “imbroglio”.
Gruppi politici che accampano distinguo da ex compagni di partito e che da subito dicono che con essi bisogna pensare ad accordarsi in coalizione per il futuro o che pensano a strutturarsi in gruppi parlamentari funzionali a nuove alleanze di potere a cosa devono far pensare se non ad ingegnose e ingannevoli macchine elettorali intese ad accrescere i consensi?
Sono le furberie di tanti che forse non riescono più a capire che gl’italiani sono stanchi di chi fa politica unicamente per il potere e per sostenere interessi personali o di parte.
La gente vive davvero male, sta precipitando nella miseria ed ha bisogno che qualcuno assuma l’impegno politico come un servizio al Paese capace di garantire governabilità e sicurezza di vita.
Chi non entra in questo ruolo sarebbe meglio che stesse molte miglia lontano dalla vita politica.

(Umberto Berardo – 17 novembre 2013)

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