Uno dei più famosi e citati aforismi di Marx, a commento del colpo di Stato del futuro Napoleone III, recita che la storia si ripete, la prima volta come tragedia la seconda come farsa. Per il Partito Democratico, dove pascolano tanti che in gioventu’ erano convinti marxisti-leninisti, accade l’inverso. La storia si ripete prima come farsa, e poi come tragedia.
Prendete le primarie. La prima volta sono state una farsa indegna, con un vincitore predestinato, come nei congressi del PCUS, svoltesi nel più sovrano disprezzo di regole e procedure, che pure il partito in nuce si era solennemente dato. La farsa ha prodotto un partito in mano a pochi potentati locali, con un centro senza idee, retto da un leader debole e malsopportato, incapace in campagna elettorale persino di nominare Berlusconi per non offendere non si sa bene chi (forse i tanti che nel PD sgomitavano per l’inciucio permanente sin dai tempi della Bicamerale). La farsa si è conclusa con una serie di sconfitte elettorali e la sostituzione del Segretario con il Vice SegreDario (o il Vice Disastro come lo definì il neo-sindaco di Firenze Renzi) di nuovo in spregio a qualsiasi regola statutaria e ad ogni buonsenso visto che Franceschini era responsabile in solido del disastro veltroniano. <
Ci sarebbe da sperare che la candidatura dell’unica faccia nuova credibile, Ignazio Marino, possa prendere quota, ma il meccanismo congressuale vigente e’ un ostacolo difficilmente sormontabile da un outsider. La nomenklatura domina ogni minimo aspetto senza lasciare spiragli di rilievo. E’ un istinto di atavico si dirà. Infatti. Un po’ come quello delle falene che attratte dalla luce periscono bruciate.
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