Emergenza mobilità: l’ineludibilità del cambiamento
E’ evidente nel nostro Paese la scollatura che spesso si verifica tra i problemi reali dei cittadini e le priorità individuate nell’agenda politica da parte di chi governa. La questione dei rifiuti di Napoli o la vicenda Alitalia costituiscono soltanto due esempi di come manchi in Italia una cultura della programmazione e come spesso, anche in situazioni di emergenza protrattesi nel tempo, si manifesti l’incapacità della politica di farvi fronte con misure tempestive ed efficaci. Dall’ultimo annuario dell’Istat risulta che il traffico rappresenta il problema più rilevante in assoluto per i cittadini italiani, seguito da inquinamento dell’aria e difficoltà di parcheggio; nonostante ciò l’emergenza mobilità (confermata dai record negativi annunciati ogni giorno da organi d’informazione, esperti, associazioni) viene quasi del tutto ignorata. La vita delle persone ormai è organizzata in funzione del traffico e l’automobile continua ad essere il mezzo più diffuso, malgrado gli onerosi costi economici a carico delle famiglie. A peggiorare la situazione contribuisce la continua espansione urbanistica delle città, slegata dalla pianificazione dei trasporti e dalla rete infrastrutturale su ferro. Sono circa 13 milioni i pendolari in Italia e nel periodo dal 2001 al 2007 sono cresciuti del 35,8%. Di questi solo il 7,6% usa il treno per spostarsi, a causa della inadeguatezza dell’offerta di trasporto ferroviario. L’Italia è il Paese europeo con il più alto tasso di motorizzazione e dove si muore di più sulle strade. Secondo uno studio dell’ACI la stima dei costi sociali degli incidenti stradali per l’anno 2007 risulta pari a 30.3 miliardi di euro, cifra che rappresenta circa il 2% del Pil dello stesso anno. <
(Valeria De Blasio* – dicembre 2008)(*architetto romano, originaria di Casacalenda)
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