Covid e crisi, qualche “beneficio” al Molise

Qualche anno fa, un assessore molisano nel corso di un incontro pubblico disse che “il Molise è più conosciuto dagli italiani grazie al terremoto di San Giuliano”. Uscita decisamente infelice, ma con un po’ di verità: spesso il Molise, senza una programmazione turistica degna di questo nome, ha beneficiato – perlomeno come contributo all’essere completamente sconosciuto – di fenomeni collaterali non proprio esaltanti.

Ora, a leggere l’indagine realizzata da Isnart-Unioncamere sul turismo, il Molise starebbe traendo qualche beneficio dal Covid. Sì, proprio dal coronavirus. In fondo un po’ c’era da aspettarselo, in fondo come quegli avvocati che hanno capito al volo, sin dall’inizio dell’epidemia, che ci sarebbe stata tanta materia nuova per i tribunali.

In sostanza, grazie soprattutto all’impressione quantitativa (ben pochi italiani conoscono quanti residenti abbia il Molise), con il penultimo posto in Italia per numero di casi di Covid (ma non per percentuale rispetto alla popolazione), la regione potrebbe trarre qualche beneficio in termini di presenze turistiche. Dove non sono riusciti gli investimenti istituzionali, potrebbe (forse) riuscire una pandemia. Machiavellicamente si passerebbe all’incasso.

A dire il vero, però, la situazione è ben diversa. Sentendo gli operatori locali, il boom sarebbe “un’invenzione giornalistica”. Sì, c’è qualche persona in più, molti molisani che non tornavano nella terra d’origine da anni preferendo l’estero o località più rinomate, approfittano per una vacanza all’insegna di minori spese e maggiore sicurezza. Poi c’è l’effetto Mezzogiorno, con il boom in tutte le regioni del Sud, con qualche “briciola” che arriva anche al Molise. Ma da qui, al “boom” del Molise ce ne vuole. Anche perché un conto sono i numeri, altro le percentuali: si raddoppia anche da 10 a 20, benché sarebbe meglio da un milione a due milioni, come potrebbe avvenire altrove.

Il problema vero, come evidenzia l’indagine di Unioncamere, è che nel 2020 un italiano su due non andrà in vacanza. E dei 24 milioni di individui che si muoveranno, l’86 per cento rimarrà in Italia (solo il 4,8 per cento andrà all’estero, contro il 26 per cento dello scorso anno). Significa che qualche milione di persone in più finirà nelle regioni italiane, soprattutto del Centrosud.

Insomma, complici il timore del virus, la crisi economica e la mancanza di lunghi periodi di ferie, l’estate 2020 si conferma all’insegna delle vacanze di prossimità. Allora ecco che da Roma o da Napoli, ma anche da altre zone d’Italia, le persone d’origine molisana probabilmente faranno un pensierino a quella casa al paese che rimane vuota per lunghi periodi dell’anno. O addirittura per anni (anche perché non si riesce a vendere). Del resto perché questa regione continua a guidare la classifica del calo demografico (in percentuale) con ben 3.500 residenti in meno in appena 12 mesi?

Insomma, a beneficiare della situazione sarà probabilmente tutto il Mezzogiorno. E infatti è previsto un boom di italiani soprattutto in Sicilia (almeno tre milioni di turisti, addirittura 300 mila vacanzieri in più dello scorso anno). Bene anche la Calabria.

Tanti italiani anche in Sardegna, ma la mancanza di stranieri porta il bilancio negativo del 14 per cento. Tanti turisti italiani pure in Campania e in Puglia, ma anche qui la mancanza di stranieri porta a cali rispettivamente del 22 e del 10 per cento. Tante presenze italiane anche in Basilicata.

Tra i cali più significativi la Lombardia potrebbe avere 800 mila turisti in meno rispetto al 2019. Previsione nere nel Lazio (saldo negativo di 780 mila), nelle Marche (660 mila) e in Emilia Romagna (640 mila turisti), anche in questi casi a seguito della mancanza di stranieri.

Va detto, però, che siamo nel campo delle ipotesi. I conti veri, si sa, si faranno alla fine. Probabilmente il Molise avrà qualche presenza in più, anche perché parte da numeri molto bassi e con pochissimi stranieri. Ma i problemi della regione restano tutti e i dati veri, quelli demografici, lo dimostrano appieno.

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