Il recente “Studio Inside Marketing” 2023 di We Are Social ha mostrato che passiamo circa 6,5 ore al giorno connessi a internet: considerando un’aspettativa di vita di 83 anni in media, l’essere umano trascorre ben 15 anni su web e reti sociali.
A detta poi di Social Warning, progetto del Movimento Etico Digitale creato per rendere consapevoli ragazzi e genitori attraverso una rete capillare di formatori-volontari in tutta Italia, il 51 per cento dei ragazzi tra i 15 e i 20 anni è a disagio nel prendersi una pausa da web e social e verifica lo smartphone in media 75 volte al giorno. Il 7 per cento lo fa addirittura fino a 110 volte al giorno.
Il 52 per cento dei ragazzi tra gli 11 e i 18 anni ha cercato di ridurre la quantità di tempo trascorso online, senza però riuscirvi. Il 33 per cento dei teenager definisce il proprio utilizzo dello smartphone “eccessivo”. Un adolescente in media dovrebbe dormire 8-10 ore al giorno (fonte American Academy of Sleep Medicine): il 40 per cento degli intervistati ha dichiarato di perdere ore di sonno perché rimane connesso di notte su smartphone, console o pc.
A queste criticità risponde Sblind (www.sblind.com), startup nata dall’intuizione di un gruppo di imprenditori e manager per colmare un vuoto creato proprio dall’evoluzione globalizzante dei social più diffusi al mondo. Se ne è parlato oggi in un convegno, con la partecipazione di Jaime D’Alessandro (giornalista di Repubblica, saggista, esperto di tecnologia e cultura digitale), Giacomo Poretti, comico e attore del noto trio “Aldo, Giovanni e Giacomo”, Francesco Bertuletti, CEO in Sblind, Federica Perico di Rigamonti Spa, Francesco Musardo, CEO di Alberami – Regenerative Farming , società benefit che lotta contro il climate change.
“Sblind – conferma Bertuletti – rispetta l’identità digitale dei propri utenti e partecipa attivamente alla crescita, alla promozione e alla tutela del territorio. Così come per lo sfruttamento di valori sostenibili come le risorse idriche, il lavoro minorile, le disuguaglianze sociali, la discriminazione di genere e tutti i 17 goals rappresentati dall’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, dobbiamo riconoscere la scelta di non contribuire allo sfruttamento delle identità digitali dell’individuo”.
Per raggiungere questi obiettivi, il nuovo “sustainable network” non prevede algoritmi di mappatura e cookies pubblicitari, non cede dati a utenti terzi, non ha un modello di business legato direttamente all’utente e limita l’utilizzo della piattaforma stessa a massimo 90 minuti al giorno al fine di combattere le dipendenze digitali. Anche il concetto storico di “influencer” è messo in discussione da Sblind, che ha coniato il termine “Lovers”: si tratta delle persone più importanti nelle nostre vite e sono al massimo 100 per ogni utente iscritto.
“Si dice spesso che gli amici si contino sulle dita di una mano – spiega Bertuletti – secondo Sblind è inutile seguire migliaia di persone, molto spesso senza conoscerle realmente o senza un vero legame. I lovers sono le persone che amiamo seguire veramente, di cui ci interessa davvero cosa postano o quali contenuti propongono: per noi è meglio essere amati che seguiti”.
Oltre a queste proposte di rottura, Sblind ha dichiarato di sostenere la compensazione di Co2 con il primo modello di business circolare, capace di offrire plus agli utenti e regalare compensazione di Co2 all’intero pianeta. Grazie ad un sistema digitale di proprietà è possibile calcolare e compensare le emissioni di Co2 premiando e coinvolgendo gli utenti in azione reali e concrete.
Sblind
Sblind nasce per colmare un vuoto creato proprio dall’evoluzione globalizzante dei Social più diffusi al mondo. Sblind vuole ricreare un mini ecosistema nel quale le persone, i luoghi le attività si possano riconoscere. L’attuale proposta social comprende una moltitudine di opzioni che rendono la fruizione di contenuti potenzialmente infinita e variegata, intrisa di algoritmi e strumenti di intelligenza artificiale che minano la capacità critica di scoprire e ricercare ciò che davvero interessa. Il progetto Sblind vuole ridare spazio ad una condivisione che sia basata sulle relazioni, sul territorio e sulla scoperta di ciò che ruota nel nostro mood.