Il business che profana i morti

L’etica nel capitalismo è un tema che dovrebbe costituire un punto fermo nella nostra società dei consumi. È inconcepibile che per soldi si oltrepassi il limite della decenza. Ricordiamo tutti quell’incredibile telefonata dopo il terremoto dell’Aquila, un sisma che qualcuno evidentemente giudicò come manna dal cielo per i propri affari.

Se quanto sta facendo emergere la Procura di Trapani dovesse essere confermato, cioè la presunta falsificazione del flusso di dati verso l’Istituto Superiore di Sanità da parte di alcuni funzionari della Regione Sicilia, il nostro sdegno non può essere minore. In sostanza sembra che per non far finire l’Isola in zona rossa, siano stati forniti numeri minori e addirittura aggiunti un migliaio di tamponi in un giorno.

Più volte abbiamo denunciato su questo sito – e nel nostro libro “Covid e dintorni” (a pagina 141 il capitolo “Calcoli che non tornano”) – la diffusa superficialità nel gestire i numeri della pandemia, spesso trasformati in strumenti politici. Ad esempio: perché è successo più volte che in una singola giornata sia stata recuperata una precedente e cospicua mole di dati? Perché in una lunga fase solo alcune Regioni hanno conteggiato insieme i tamponi molecolari e quelli antigienici mentre altre non lo hanno fatto, finché in modo molto discutibile – come avviene oggi – molecolari e antigienici vengono assemblati in tutta Italia per abbassare il tasso di contagio? E perché non sappiamo, ad un anno dall’inizio della pandemia, quante persone si salvano e quante no dopo la terapia intensiva? Per non parlare della “colorazione” delle Regioni, con il rosso considerato quasi una punizione e non un fattore di salvaguardia della salute pubblica e soprattutto con risultati non certo esaltanti in un’eterna altalena tra giallo e rosso che ha prodotto un numero di decessi da primato europeo (solo il Regno Unito finora ha più morti per Covid di noi).

Emblematico quanto successo in Sardegna, dove il bianco ha fatto ripiombare subito la regione in arancione, ma anche in Abruzzo, in Molise o in Valle d’Aosta. E ancora: perché il Lazio oggi passa in arancione, nonostante una crescita continua di ricoverati e di terapie intensive da giorni? Davvero il tanto criticato indici Rt può costituire un affidabile fattore di previsione?

Quando i meccanismi non sono impeccabili, purtroppo spesso si lascia spazio al dolo. Se le accuse saranno confermate per la Sicilia, non c’è il rischio che qualche altro “peccato” emerga in altre latitudini?  

(Domenico Mamone)

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