Il Molise “spopolato e pieno di debiti” che flirta con l’Abruzzo finisce nel Corriere della Sera

Ora anche Milena Gabanelli si occupa del Molise. Ma non lo fa per esaltarne le bellezze o la genuinità degli abitanti. Il Molise “spopolato e pieno di debiti”, come scrive la nota giornalista che ha legato a lungo il suo nome alla trasmissione Report su Raitre, finisce in un’intera pagina sul Corriere della Sera di oggi perché vuole ricongiungersi all’Abruzzo. Almeno questo lo scopo della raccolta di firme che sta interessando gran parte della provincia di Isernia per rimettere insieme le due regioni separate nel 1963.

La regione viene definita nell’articolo, firmato dalla Gabanelli con Francesco Tortora, come “un’area in prevalenza montano-collinare di 4.460 km quadrati e con appena 289 mila abitanti”. E, nel corso degli anni “il Molise si è spopolato, la crisi morde”.

Tutto vero. E se ci sono voluti anni e dure battaglie per ottenere l’autonomia regionale, quella che doveva essere “una piccola Svizzera” è diventato per lo più un territorio oggetto di dileggio con il refrain “il Molise non esiste”. L’autonomia è stata un affare soprattutto per tanti amministratori locali, che in alternativa avrebbero avuto vanghe e badile al posto dell’auto blu di servizio.

“In un’area sempre più disabitata e sommersa dai debiti, oggi una parte della popolazione si sta dando da fare per fondersi con la comunità abruzzese – scrivono gli autori del pezzo. “Ma perché il piccolo Molise è riuscito a diventare una Regione, status negato ad aree più estese e popolate come la Romagna e il Salento?”.

La risposta sta nella ricostruzione storica: già nel 1947, durante l’assemblea costituente, ci fu la proposta della creazione della regione Molise, quando gli abitanti erano 418 mila, un’enormità rispetto ad oggi. C’era però un problema: i costituenti avevano stabilito che per costituire nuove regioni servissero almeno un milione di residenti (art 132). La legge costituzionale del divorzio dall’Abruzzo arrivò nel 1963. E già il Corriere della Sera, in quel tempo lontano, non fu tenero con il Molise. Come si ricorda oggi, la nuova regione venne definita da Alberto Cavallari in un reportage dell’epoca sul Corriere della Sera “una provincia cenerentola, eternamente seconda, rimasta in fondo alla serie B dei Paesi sottosviluppati”. Fatto sta, nel 1970 si aggiunse anche la provincia di Isernia, città da 20mila abitanti.

Anni in cui il Molise avrebbe potuto svilupparsi, viste le opportunità di avere tanti enti locali. Ma ciò ha costituito un freno: chi ha la pancia piena non si muove, ripetono da queste parti. Ed oggi sul Molise si spara facilmente. La Gabanelli, sul Corriere della Sera, fa capire che l’autonomia molisana è un po’ stiracchiata e con gli Abruzzi “tutta questa differenza non c’è”: salvo lungo i confini dove le inflessioni sono più napoletane o pugliesi, i molisani parlano abruzzese”. La motivazione dell’autonomia? Gli autori del pezzo non hanno quasi dubbi: “La Democrazia Cristiana si assicura nel feudo elettorale molisano un seggio di senatore in più. Forse è questa la vera ragione”.

Di certo, numeri alla mano, l’Abruzzo ha fatto passi da gigante rispetto al Molise in questi sessant’anni. Basta prendere la situazione autostradale da Roma, con Avezzano, Chieti, L’Aquila, Pescara e Teramo tutte raggiungibili rapidamente. Mentre il Molise è senza autostrade, salvo il passaggio dell’Adriatica vicino Termoli. La condizione ferroviaria molisana è stata tra le peggiori in Italia. E lo spopolamento – un cane che si morde la coda – accentua i problemi, specie nelle aree interne, che poi costituiscono il grosso del territorio regionale.

Il dissanguamento migratorio, una costante che si è ridotta soltanto negli anni Ottanta, ha portato ad una realtà emblematica: il Molise è l’unica regione italiana ad avere una popolazione inferiore rispetto al tempo dell’unità d’Italia. Il Pil pro-capite tocca i 24.500 euro contro i 27 mila dell’Abruzzo, e i 32.983 della media nazionale.

Il pezzo del Corriere della Sera snocciola cifre impietose: “nel 2023 le chiusure delle imprese hanno superato le aperture con un saldo negativo di 188 aziende, il peggiore in Italia e in controtendenza con l’andamento nazionale dove 17 Regioni su 20 registrano dati positivi. Cresce il disavanzo pubblico che a fine 2021 ha superato i 573 milioni di euro, la Sanità è commissariata da 15 anni e ha ancora un debito di 138 milioni”. E soprattutto l’apparato regionale “che “costa 30,7 milioni di euro, circa 105 euro a testa contro i 60 dell’Abruzzo. In un report della Fondazione Gazzetta Amministrativa”.

Ancora: “Cronica la carenza di personale medico-sanitario: all’appello mancano 20 specialisti di medicina d’urgenza, 17 radiologi, 16 pediatri, 14 ortopedici, 12 anestesisti, 3 ginecologi, 2 oncologi e 140 infermieri. Per tamponare l’emorragia sono stati ingaggiati medici venezuelani: 8 già lavorano nei reparti degli Ospedali Cardarelli di Campobasso e San Timoteo di Termoli”.

C’è da aggiungere un altro dato, non considerato nell’articolo: tantissimi molisani (o persone d’origine molisana) che vivono fuori regione e non rientrano nei territori d’origine, si vorrebbero sbarazzare della casa, che equivale a costi di manutenzione e a tasse. Ebbene, il mercato immobiliare è asfittico, nonostante tanti edifici vengano ormai venduti al di sotto del valore dei materiali di costruzione.

Insomma, il Corriere della Sera in fondo non ha tutti i torti.

Articoli correlati