La crescita dei Paesi Brics+

“Brics” è un acronimo – coniato da Jim O’Neill, economista della Goldman Sachs – che indica, dal 2001, le principali economie emergenti non occidentali, cioè Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica.

Se due decenni fa si parlava ancora di “economie emergenti”, oggi questi colossi svolgono un ruolo di primo piano nella geopolitica mondiale.

Innanzitutto il gruppo si è rafforzato con l’ingresso, da quest’anno, di cinque nuovi Paesi membri, Arabia Saudita, Egitto, Emirati Arabi Uniti, Etiopia e Iran. “Brics” è così diventato “Brics+”. E le prospettive vedono almeno un’altra quarantina di nazioni pronte a far parte dell’organizzazione. Soltanto l’Argentina, con il nuovo presidente Javier Milei, ha rinunciato all’ingresso.

Secondo la Banca Mondiale, i Brics+ costituiscono il 45,6% della popolazione mondiale e il 28,6% del Pil. E non va dimenticato che proprio nel Brics+ ci sono le maggiori potenze energetiche e petrolifere mondiali.

L’obiettivo palese è quello di creare una forte alternativa al blocco occidentale, puntando – in particolare dal punto di vista economico – su uno scenario alternativo a quello dominato dagli Stati Uniti e dal dollaro.

Attualmente il Brics+ ha la presidenza russa: il prossimo vertice Brics+ avrà luogo ad ottobre 2024 a Kazan, capitale della repubblica russa del Tatarstan. E proprio nei giorni scorsi un esponente del Cremlino, Yury Ushakov, in un’intervista con l’agenzia di stampa russa Tass, ha rivelato che i Brics+ stanno creando un sistema di pagamento indipendente su blockchain per regolare il commercio internazionale. In sostanza la politica fiscale dei Brics+ mira a ridurre la dipendenza dal dollaro negli accordi internazionali.

Del resto, durante l’ultimo vertice 2023 a Johannesburg era emersa la proposta di dar vita alla moneta “R5”, cioè una nuova cripto-valuta basata sulle cinque monete dei Paesi Brics: real brasiliano, rublo russo, rupia indiana, renminbi cinese e rand sudafricano. Un progetto che richiede, però, tempi lunghissimi per la realizzazione.

Ma c’è di più. Al di là degli aspetti economici, il nuovo asse Mosca-Teheran assicura a Putin quelle armi necessarie per provare a far capitolare l’Ucraina, in particolare grazie ai droni Shahed 136 di fabbricazione iraniana. Insomma, dietro al conflitto russo-ceceno, ma anche a quello israeliano-palestinese, si muovono interessi globali, si rafforzano polarizzazioni e si aprono nuovi scenari internazionali.

È chiaro, quindi, che gli equilibri economici e geopolitici a livello mondiale stanno cambiando in fretta, parallelamente alla crescita repentina delle economie di alcune nazioni dei Paesi cosiddetti “emergenti”. I Brics+, ad esempio, stanno colonizzando grandi territori in Africa. Con l’Europa che rischia di essere sempre più marginalizzata nel nuovo scacchiere mondiale.

(Domenico Mamone)

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