Le indicazioni della von der Leyen per il nostro futuro

Il primo atteso discorso sullo stato dell’Unione tenuto all’Eurocamera a Bruxelles dalla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha messo in luce alcuni elementi indicativi dell’orientamento comunitario per il prossimo futuro.

La presidente ha espresso, in modo efficace, l’auspicio che il prossimo sia “il decennio digitale” per l’Europa. “Abbiamo necessità di un piano comune per l’Europa digitale, con obiettivi distintamente definiti per il 2030, anche nei comparti della connettività, delle competenze e dei servizi pubblici digitali. Abbiamo bisogno di principi chiari: diritto alla privacy e alla connettività, libertà di espressione, libero flusso di dati e sicurezza informatica”.

L’altro asse, insieme alla digitalizzazione, è quello ambientale. “Il nostro consumo attuale di materie prime, energia, acqua e cibo così come il nostro uso della terra non sono sostenibili – ha detto la von der Leyen. “Dobbiamo trattare la natura in modo diverso; dobbiamo cambiare il modo in cui produciamo e consumiamo, viviamo e lavoriamo, mangiamo e riscaldiamo, viaggiamo e trasportiamo”. Indicazioni generali che sono diventate concrete quando ha affrontato il tema del prossimo, atteso piano di investimenti comunitario. La presidente è stata esplicita: il 37 per cento di “NextGenerationEU” (il “Recovery Fund”) andrà direttamente agli obiettivi del “Green deal per l’Europa”. Gli investimenti interesseranno settori come l’idrogeno, la creazione di un milione di stazioni di ricarica elettrica, la lotta all’inquinamento, alle sostanze chimiche pericolose e alla deforestazione. La “rivoluzione verde” dovrà travolgere anche la finanza. La presidente della Commissione ha anticipato che sarà fissato l’obiettivo di reperire il 30 per cento dei 750 miliardi di euro di “NextGenerationEU” attraverso i green bond.

Si tratta di due indicazioni importanti nella prospettiva del “NextGenerationEU”, dove teoria e pratica sono strettamente connesse. E l’Italia dovrebbe trarne utile insegnamento. Perché, se tra i “cluster di intervento” individuati dal nostro governo – cioè “le buone intenzioni” – troverebbero conferma la digitalizzazione e la transizione ecologica (comprese le infrastrutture per la mobilità sostenibile), insieme agli investimenti in istruzione, formazione e ricerca, nonché in equità, inclusione sociale e territoriale e salute (sei macroaree per 30 pagine di documento e 28 slide, tutto condivisibile), è poi vero che oltre ad aver assistito – in termini pratici – al maxi-investimento per i banchetti scolastici (buttando quelli vecchi), ora abbiamo di fronte ben 557 progetti del governo Conte per il “Recovery plan”. Per ben 670 miliardi complessivi a fronte dei 209 che ci dovrebbero spettare.

Insomma, si parte decisamente con il piede sbagliato. Non solo. Tra i progetti troviamo, come anticipato dai giornali, l’ennesimo piano per il potenziamento dei Centri per l’impiego proposto dall’Anpal (11,2 miliardi di costo), l’ammodernamento degli impianti per la molitura delle olive (1,2 miliardi), la “Costellazione satellitare” per l’osservazione della Terra (1,1 miliardi), la “mobilità green all’interno delle caserme” (79,8 milioni), un acquario a Taranto (50 milioni), il “turismo delle radici” per gli italo-discendenti (22,4 milioni), il rifacimento della pavimentazione in marmo del piazzale esterno al ministero degli Esteri (14 milioni), un sondaggio per misurare il grado di soddisfazione dei cittadini nei confronti degli uffici pubblici (500mila euro). E poi il voto elettronico per gli italiani all’estero, il rifacimento di singoli istituti penitenziari di Roma, Torino e Benevento e della nuova diga del porto di Genova.

Insomma, siamo di fronte all’ennesima Finanziaria, con le immancabili voci da “lista per la spesa” per accontentare un po’ tutti. I binari della digitalizzazione e del “green” dovrebbero portare a destinazioni ben diverse: altro che ripavimentazioni, gli investimenti dovrebbero essere orientati verso pochi ma proficui obiettivi. Ad esempio, il potenziamento delle reti, utile per aziende, scuole, singoli cittadini. O l’adozione di nuovissime tecnologie su larga scala.

Il piano di investimenti “France Relance”, presentato con un mese di anticipo dai cugini d’Oltralpe, è da 100 miliardi, di cui 40 finanziati dall’Europa. Le misure previste sono in tutto settanta, (non 557), divise in tre macro aree: 30 miliardi di euro per la transizione ecologica, 35 miliardi per competitività delle imprese e 35 miliardi per promuovere l’occupazione e la formazione dei giovani. Più chiari di così…

(Domenico Mamone)

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