Lotito ce la fa per il calcio (ma non per il Molise)

Un video di Lotito in campagna elettorale in Molise

Tanto tuonò che piovve. Gli emendamenti approvati negli ultimi giorni in commissione Bilancio non lasciano dubbi: contengono “il regalo di Natale” ai presidenti dei club di serie A, nella misura di una confortevole rateizzazione del pagamento di ritenute e addizionali per 889 milioni di euro dovuto dalle squadre di calcio, come riportano diversi quotidiani, ad esempio Il Fatto.

A spingere per il provvedimento è stato soprattutto il “molisano” (eletto in Molise) Claudio Lotito. Ora saranno contenti i tanti elettori molisani del senatore di Forza Italia, nonché tifosi del Campobasso: come noto, la blasonata squadra molisana milita in serie A, ai vertici, per cui in effetti il presidente della Lazio ha pensato al “suo” Molise. Ovviamente c’è dell’amara ironia, in quanto il Campobasso è praticamente sparito dal calcio che conta e il povero Molise può “vantare” solo due squadre in serie D, il Vastogirardi e il Termoli, quest’ultimo a fondo classifica.

Il Molise, nonostante i “salvatori della patria” che ogni tanto spuntano come funghi, è pienissimo di problemi. Non a caso la provincia di Isernia è risultata addirittura penultima per qualità della vita nella rituale classifica annua del Sole 24 Ore. E Campobasso è 81sima, quindi in bassa classifica.

Giova evidenziare che altri svariati milioni di euro saranno sottratti al bonus cultura, al bonus psicologo ecc, ecc., di cui beneficiavano anche cittadini molisani. Ma ora c’è la serie A, vuoi mettere…

Mentre milioni di persone si trovano in gravi difficoltà economiche, diventano incomprensibili gli interventi per i presidenti dei club di serie A – tuona una nota del Libero sindacato di polizia. “Questo governo – continua il Li.si.po. – prima di pensare ai presidenti dei club di serie A, rivolga lo sguardo verso i tanti milioni di poveri che patiscono la fame ed in tanti non hanno una casa e sono costretti a passare la notte all’addiaccio e spesso alcuni di essi muoiono dal freddo gelido”.

“Se alla fine l’impuntatura di Claudio Lotito sull’emendamento ‘salva calcio’ ha avuto buon esito, è perché oltre alla scapataggine da buontempone ha saputo adottare minacce ben più raffinater. E così alla fine anche Giorgia Meloni, la quale pure si dichiara romanista convinta, ha ceduto al patron biancoceleste – scrive Valerio Valentini sul Foglio quotidiano. E racconta: “La proposta di Lotito non piaceva al governo. Carlo Abodi, ministro dello Sport in quota Fratelli d’Italia, a un certo punto è dovuto intervenire per mettere a verbale la sua contrarietà, visto che le telefonate e i messaggi del senatore di Forza Italia si configuravano come una vera manovra ostile: “Perché se è un favore a poche società, non ne voglio sentir parlare. Se invece pretende di essere un intervento a sostegno dello sport italiano, non capisco perché dovrebbe portarla avanti un singolo senatore con un emendamento estemporaneo e non il ministro titolare – s’è sfogato in privato Abodi. E del resto diluire – tra gli altri, assai marginali nel computo complessivo, delle varie società sportive professionistiche – i debiti delle squadre di Serie A col fisco, e farlo proprio mentre si chiedono sacrifici agli italiani, non appariva una grande mossa neppure alla premier. Perché 890 milioni, tanto vale alla fine – almeno sul saldo netto – la misura che consente di spalmare su cinque anni gli arretrati che le società sportive professionistiche avrebbero altrimenti dovuto sborsare entro fine anno, con una sanzione irrilevante del 3 per cento, è grosso modo la stessa cifra che racimolata dal taglio del Reddito di cittadinanza”.

Valentini svela anche il retroscena. “Il promotore dell’accordo è stato Luca Ciriani, responsabile dei Rapporti col Parlamento, che ha fatto di conto e s’è allarmato. Perché Lotito è il vicepresidente commissione Bilancio, a Palazzo Madama, dove il centrodestra ha un margine di due voti… E per dare un segnale inequivocabile, il patron laziale ha ottenuto che a firmare l’emendamento del contendere, inizialmente pensato per il dl Aiuti, fosse il suo collega Dario Damiani. ‘Insomma, se glielo bocciamo, nella commissione più importante del Senato non abbiamo più la maggioranza’. Così è maturata la mediazione.

Finale dell’ottimo pezzo: “Ennesimo colpaccio di Lotito: essere riuscito a convincere, da solo, tutto il governo. D’altronde, se è vero che i suoi detrattori biancocelesti lo chiamano ‘Lotirchio’ per via della sua riluttanza a spendere, martedì mattina, alla buvette del Senato, tutti convenivano che quando vuole sa essere davvero magnanimo”.

E il “suo” Molise?

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