Messaggio di fine anno, Mattarella vola alto

Sergio Mattarella (foto Quirinale.it)

Quando intorno alla mezzanotte del 31 dicembre ho sentito anche nella piccola comunità in cui vivo i fuochi d’artificio per salutare il nuovo anno mi sono chiesto se all’orizzonte ci fossero dei motivi per festeggiare.

Il 2023 ci ha lasciato alle spalle macerie materiali ma soprattutto umane che faremo fatica a dimenticare.

Abbiamo vissuto giorni difficili in cui disvalori quali l’individualismo, l’egoismo, la disuguaglianza, la voglia sfrenata di arricchimento e di potere, la violenza e la guerra hanno segnato il cammino di individui, gruppi sociali e intere popolazioni.

La distribuzione del lavoro e della ricchezza nel mondo ci pone avanti dati di enorme ingiustizia e talora di assoluta disumanità.

La continua diffusione dei conflitti armati, alcuni dei quali stanno producendo dei veri e propri olocausti, come l’assoluta debolezza politica delle organizzazioni internazionali a partire dall’ONU disegnano un orizzonte davvero oscuro.

Se di fronte alle accuse di genocidio mosse dal Sudafrica davanti alla Corte Internazionale di Giustizia il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu afferma che la guerra nella Striscia di Gaza viene condotta con una giustizia e una moralità che non hanno eguali, se in Ucraina le azioni militari diventano sempre più massicce, se Xi Jinping sostiene che la riunificazione con Taiwan è una “necessità storica” da ottenere anche con la forza, vuol dire che il futuro della pace sarà ancora compromesso.

È folle sostenere che la forza bruta possa regolare la vita individuale e collettiva perché, come sostiene opportunamente David Maria Turoldo, “ogni guerra è sempre un atto contro la ragione”.

In Italia vi sono 5 milioni 674 mila poveri assoluti pari al 9,7% dell’intera popolazione mentre secondo il Rapporto Caritas su Povertà ed Esclusione Sociale in Italia a rischio povertà ed emarginazione sociale potremmo avere fra non molto 14 milioni 304 mila persone ossia il 24,4% della popolazione totale.

Oltre al calo demografico generale nel nostro Paese abbiamo una riduzione notevole della fascia d’età tra i 18 e i 34 anni che in ventennio ha perso tre milioni di persone.

Il tasso di disoccupazione giovanile è al 21,3% mentre in trent’anni i salari sono cresciuti pochissimo e d’ora in poi si vedranno pensioni sempre più magre con un aumento dell’età legale per maturarne il diritto.

Più di sette giovani su dieci sono pessimisti sul futuro relativamente alla situazione economica e finanziaria dell’Italia, allo stato del clima, al dilagare dei conflitti armati e alla pressione di movimenti migratori per i quali non si riescono a trovare soluzioni plausibili.

Se dunque lo scenario nazionale e globale non desta ottimismo, abbiamo in ogni caso la necessità d’individuare un cammino che ci riconduca al senso di umanità, alla pace e alla giustizia sociale.

Le linee di una cittadinanza attiva e responsabile credo le abbia indicate con grande chiarezza il bellissimo discorso di Sergio Mattarella pronunciato dal Quirinale il 31 dicembre 2023.

Il suo è un appello al Paese il cui testo invito a leggere integralmente perché davvero ha un livello culturale, politico e umano di grande spessore.

Il Presidente della Repubblica vola alto ignorando intelligentemente le banali polemiche di basso profilo che attraversano non solo le forze politiche ma talora anche il Parlamento.

Si occupa dei grandi temi che riguardano la possibilità di una convivenza serena e pacifica nella comunità nazionale e tra i popoli nel mondo.

Invita a superare la violenza che “genera odio e l’odio durerà, moltiplicato per molto tempo, dopo la fine dei conflitti. La guerra è frutto del rifiuto di riconoscersi tra persone e popoli come uguali e dotati di pari dignità per affermare, invece, con il pretesto del proprio interesse nazionale, un principio di diseguaglianza con cui si pretende di asservire, di sfruttare”.

Occorre allora per Mattarella fare sempre più spazio alla cultura della pace che non può essere neutralità e tantomeno indifferenza.

Aggiunge ancora il Presidente che “per conseguire la pace non è sufficiente far tacere le armi. Costruirla significa prima di tutto educare alla pace, coltivarne la cultura nel sentimento delle nuove generazioni, nei gesti della vita di ogni giorno e nel linguaggio che si adopera”-

Il messaggio augurale per il nuovo anno disegna per i giovani il concetto di un amore autentico che “non è egoismo, possesso, dominio, malinteso orgoglio, ma è ben più che rispetto: è dono, gratuità, sensibilità.”

Sulla creazione della giustizia sociale Mattarella è chiarissimo nel delineare un’occupazione lavorativa per tutti che non può essere precaria né iniqua come oggi in cui appaiono con chiarezza “immani differenze di retribuzione tra pochi super privilegiati e tanti che vivono nel disagio”.

Citando papa Francesco, sostiene che occorre evitare la cultura dello scarto superando le condizioni di vulnerabilità e di emarginazione per gran parte della popolazione.

Ciò a suo avviso significa che tutti debbano con responsabilità e senso civico “contribuire, anche fiscalmente” perché “l’evasione riduce in grande misura le risorse per la comune sicurezza sociale e ritarda la rimozione del debito pubblico che ostacola il nostro sviluppo”.

Bellissimo l’invito a dare speranze ai giovani, ad ascoltare, rispettare e sostenere gli anziani che con il loro lavoro hanno contribuito al progresso dell’Italia.

Sui mutamenti nella nostra società il Presidente sottolinea in modo forte la necessità che nella tecnologia si debba “fare in modo che la rivoluzione che stiamo vivendo resti umana, cioè iscritta dentro quella tradizione di civiltà che vede nella persona e nella sua dignità il pilastro irrinunziabile”.

Siamo alla sollecitazione a governare l’intelligenza artificiale evitando che qualsiasi forma di potere possa condizionare l’informazione e il voto come purtroppo sta già avvenendo.

Pressante l’invito a non lasciarsi prendere dalla rassegnazione e dall’indifferenza, ma a partecipare attivamente alla vita civile anzitutto con l’esercizio del diritto di voto che deve rimanere sempre libero da ogni controllo o condizionamento.

Sicuramente ciò non si potrà realizzare senza delle leggi elettorali che garantiscano appunto ai cittadini una piena libertà di scelta dei propri rappresentanti nelle istituzioni.

Credo poi che il passaggio più forte del discorso dal Presidente sia quello della riaffermazione delle basi di cui si nutre la nostra democrazia ovvero i diritti fondamentali che, come si precisa, la nostra Costituzione “riconosce” a ciascuno poiché “i diritti umani sono nati prima dello Stato”.

Mattarella poi conclude il messaggio testimoniando gli esempi con cui tanti italiani hanno promosso e realizzato questi valori con il loro impegno operoso per migliorare le condizioni del Paese rendendolo sempre più libero, giusto e democratico.

Davvero credo dobbiamo essere grati al nostro Presidente della Repubblica per queste considerazioni che possono guidarci nel cambiamento di vita per la creazione di una società con una qualità di vita più accettabile e una piena giustizia sociale.

(Umberto Berardo)

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