Esce in questi giorni il secondo romanzo di Massimiliano Smeriglio, assessore al Lavoro e alla Formazione della Provincia di Roma.
Romano della Garbatella, origini molisane, è un amico della nostra associazione.
Pubblichiamo di seguito la recensione di Giampiero Castellotti, che apparirà su Lettera.com.
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Nihil inultum remanebit. Nulla rimarrà impunito. Il seducente e tragico richiamo del medievale “Dies irae” attribuito a Tommaso da Celano ed esaltato nei Requiem da geni di nome Mozart o Verdi, Berlioz o Donizetti, fa da volano a “Suk Ovest”, il nuovo libro (dopo “Garbatella combat zone”) di Massimiliano Smeriglio, assessore al Lavoro della Provincia di Roma e abile mosaicista di paranoie criminali. Ben incastonate con la realtà dei tempi correnti.
Il “romanzo criminale”, firmato dall’assessore vendoliano, è un sofisticato meccanismo ad orologeria in cui si approssimano due distinti piani temporali.
Da una parte riprendono vita gli oscuri – ma faticosamente reali – protagonisti dell’ultimo periodo bellico a Roma. In particolare quella famigerata congrega di una settantina di “galantuomini” guidati dall’ex granatiere Pietro Koch. Gente – per capisci – abituata a prendere ordini dai vertici romani delle SS, a cominciare dal capitano Schutze e dallo stesso Kappler. O ad imbottire di carne umana le celle di via Tasso, davanti agli sguardi di pietra delle statue di San Giovanni in Laterano. La “banda Koch”, in particolare, si rese protagonista di rastrellamenti che violarono persino il territorio vaticano, grazie anche al monaco Epaminonda Troya, noto come Padre Ildefonso da Arcinazzo Romano, “gola profonda” dei nazifascisti. Cronache inesorabili e drammaticamente reali raccontano che il prelato vallombrosiano si divertiva a suonare canzoni napoletane al piano durante le torture ai partigiani. Uno Smeriglio giustiziere l’ha disseppellito e dato in pasto al romanzo.
Poi c’è il piano contemporaneo, dominato dalla Roma odierna. Immancabile Garbatella (e suo hinterland fisico e morale). Ma di pasoliniano è rimasto poco. Domina l’amaro cocktail di cocaina, arti marziali, writers, rapper, hacker, persino poliziotti autoctoni. Condito da note che passano con disinvoltura dal punk-rock britannico dei Clash alla progenie di Radio Onda Rossa, Assalti Frontali e Militant A. E poi, per un contrasto sempre più sbiadito, “via Villa Stellata”, associazione mentale destinata a via di Vigna Stellati, la Roma-bene tra Cassia e Flaminia. Crogiolo di politica e trans, faccendieri e accompagnatrici romene, boss e sottosegretari fasciati da Fred Perry o Ben Sherman. Il tutto tenuto insieme dallo spregiudicato business che marchia a fuoco l’evoluzione della degenerazione e della violenza nella Capitale.
A spalancare una porta su tutto ciò è l’assassinio di un piccolo pregiudicato di periferia entrato in giri più grandi di lui. La vendetta, il “nulla rimarrà impunito” è quasi una sorte predestinata. L’indagine, tra lo scientifico e l’estemporaneo, diventa pura sociologia e rianima una memoria storica “sparsa come concime”. In questa operazione chirurgica, quella in cui l’autore si trova più a suo agio, il diletto è nei dettagli: dall’elenco dei rapper delle origini alle tecniche delle arti marziali, dalle marche di sigarette alla terminologia dei graffitari (“imbianchini corsari”). Una ricerca che diventa fortemente generazionale nel linguaggio romano un po’ d’antan, tra le “strappone” cinquantenni e le “stire”, le “schegge” e i “gargarozzoni” fino a “ruspà” e “‘ngarellà”.
C’è spazio anche per forzature che diventano comico paradosso, come le incursioni in Alto Adige offerte da una ristoratrice con “capelli neri di parruccheria sudtirolese”, o in Messico dove anche i santini rabbrividiscono di fronte alla violenza e persino a Ladispoli o all’Isola Sacra, con l’esibizione di un sosia di Renato Zero aiutato dalla moglie a cambiarsi d’abito per la scena. Il top, però, è offerto dal writer che, forte delle generalità false, lascia il segno sui muri della stanza d’albergo: firma in verde uno straordinario “Pisellik colpisce ancora”. La romanità è servita. Quella immortale.
Massimiliano Smeriglio, assessore al Lavoro e alla Formazione della Provincia di Roma, ha pubblicato diversi saggi e si dedica da tempo anche alla narrativa. Nel 2010 è uscito “Garbatella combat zone” (Edizioni Voland). “Suk Ovest – Banditi a Roma” è il suo secondo romanzo.
Romano della Garbatella, origini molisane, è un amico della nostra associazione.
Pubblichiamo di seguito la recensione di Giampiero Castellotti, che apparirà su Lettera.com.
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Nihil inultum remanebit. Nulla rimarrà impunito. Il seducente e tragico richiamo del medievale “Dies irae” attribuito a Tommaso da Celano ed esaltato nei Requiem da geni di nome Mozart o Verdi, Berlioz o Donizetti, fa da volano a “Suk Ovest”, il nuovo libro (dopo “Garbatella combat zone”) di Massimiliano Smeriglio, assessore al Lavoro della Provincia di Roma e abile mosaicista di paranoie criminali. Ben incastonate con la realtà dei tempi correnti.
Il “romanzo criminale”, firmato dall’assessore vendoliano, è un sofisticato meccanismo ad orologeria in cui si approssimano due distinti piani temporali.
Da una parte riprendono vita gli oscuri – ma faticosamente reali – protagonisti dell’ultimo periodo bellico a Roma. In particolare quella famigerata congrega di una settantina di “galantuomini” guidati dall’ex granatiere Pietro Koch. Gente – per capisci – abituata a prendere ordini dai vertici romani delle SS, a cominciare dal capitano Schutze e dallo stesso Kappler. O ad imbottire di carne umana le celle di via Tasso, davanti agli sguardi di pietra delle statue di San Giovanni in Laterano. La “banda Koch”, in particolare, si rese protagonista di rastrellamenti che violarono persino il territorio vaticano, grazie anche al monaco Epaminonda Troya, noto come Padre Ildefonso da Arcinazzo Romano, “gola profonda” dei nazifascisti. Cronache inesorabili e drammaticamente reali raccontano che il prelato vallombrosiano si divertiva a suonare canzoni napoletane al piano durante le torture ai partigiani. Uno Smeriglio giustiziere l’ha disseppellito e dato in pasto al romanzo.
Poi c’è il piano contemporaneo, dominato dalla Roma odierna. Immancabile Garbatella (e suo hinterland fisico e morale). Ma di pasoliniano è rimasto poco. Domina l’amaro cocktail di cocaina, arti marziali, writers, rapper, hacker, persino poliziotti autoctoni. Condito da note che passano con disinvoltura dal punk-rock britannico dei Clash alla progenie di Radio Onda Rossa, Assalti Frontali e Militant A. E poi, per un contrasto sempre più sbiadito, “via Villa Stellata”, associazione mentale destinata a via di Vigna Stellati, la Roma-bene tra Cassia e Flaminia. Crogiolo di politica e trans, faccendieri e accompagnatrici romene, boss e sottosegretari fasciati da Fred Perry o Ben Sherman. Il tutto tenuto insieme dallo spregiudicato business che marchia a fuoco l’evoluzione della degenerazione e della violenza nella Capitale.
A spalancare una porta su tutto ciò è l’assassinio di un piccolo pregiudicato di periferia entrato in giri più grandi di lui. La vendetta, il “nulla rimarrà impunito” è quasi una sorte predestinata. L’indagine, tra lo scientifico e l’estemporaneo, diventa pura sociologia e rianima una memoria storica “sparsa come concime”. In questa operazione chirurgica, quella in cui l’autore si trova più a suo agio, il diletto è nei dettagli: dall’elenco dei rapper delle origini alle tecniche delle arti marziali, dalle marche di sigarette alla terminologia dei graffitari (“imbianchini corsari”). Una ricerca che diventa fortemente generazionale nel linguaggio romano un po’ d’antan, tra le “strappone” cinquantenni e le “stire”, le “schegge” e i “gargarozzoni” fino a “ruspà” e “‘ngarellà”.
C’è spazio anche per forzature che diventano comico paradosso, come le incursioni in Alto Adige offerte da una ristoratrice con “capelli neri di parruccheria sudtirolese”, o in Messico dove anche i santini rabbrividiscono di fronte alla violenza e persino a Ladispoli o all’Isola Sacra, con l’esibizione di un sosia di Renato Zero aiutato dalla moglie a cambiarsi d’abito per la scena. Il top, però, è offerto dal writer che, forte delle generalità false, lascia il segno sui muri della stanza d’albergo: firma in verde uno straordinario “Pisellik colpisce ancora”. La romanità è servita. Quella immortale.
Massimiliano Smeriglio, assessore al Lavoro e alla Formazione della Provincia di Roma, ha pubblicato diversi saggi e si dedica da tempo anche alla narrativa. Nel 2010 è uscito “Garbatella combat zone” (Edizioni Voland). “Suk Ovest – Banditi a Roma” è il suo secondo romanzo.
(Giampiero Castellotti)
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