Colesterolo in Molise: è il “big killer” del cuore



Colesterolo in Molise: è il “big killer” del cuore

ROMA – In Molise ogni giorno quattro persone muoiono per un problema cardiaco. E’ arrivata l’ora di intervenire. E’ arrivata l’ora di abbassare il colesterolo in modo efficace.
Nel Molise per malattie del sistema circolatorio sono morte 1.546 persone e di questi decessi 539 sono imputabili a malattie ischemiche del cuore. Sempre in Molise, in un solo anno i ricoveri legati ad aterosclerosi coronarica e altre malattie ischemiche del cuore sono stati 1.377. Molti di questi ricoveri e di questi decessi si sarebbero potuti evitare se solo i livelli di colesterolo fossero state tenuti adeguatamente sotto controllo in modo efficace. Perché ridurre il colesterolo non basta, occorre anche mantenerlo a livelli adeguati.
Il colesterolo è il big killer del cuore ma gli italiani, molisani compresi, sembrano ignorarlo. Non lo misurano neppure. In Molise su cento adulti diciassette non hanno mai misurato il colesterolo. E quindi non sanno cosa rischia il loro cuore.
L’allarme viene dagli esperti Alberico Luigi Catapano (Professore Ordinario di Farmacologia all’Università degli Studi di Milano e Presidente Eletto della Società Europea Aterosclerosi) e Claudio Borghi (Professore Ordinario di Medicina Interna all’Università degli Studi di Bologna) in occasione della conferenza stampa di presentazione di nuovi scenari terapeutici nella lotta al colesterolo alla luce dei risultati dello Sharp (Study of Heart And Renal Protection).
Il messaggio è univoco: ridurre efficacemente il colesterolo LDL (cosidetto “cattivo”) utilizzando la terapia di associazione che permette un’ulteriore riduzione del 25% rispetto alla monoterapia, sia con l’associazione fissa ezetimibe/simvastatina (INEGY) che con il solo principio attivo ezetimibe (EZETROL, classe A) associato ad un’altra statina nell’ottica di una terapia ipocolesterolemizzate sempre più a misura di paziente.
E’ la cenerentola dei fattori di rischio. Non dà sintomi, non dà campanelli d’allarme eppure arriva diretto al cuore. E’ il colesterolo, tra i fattori di rischio per il cuore uno dei più temibili eppure uno dei più trascurati dagli italiani. C’è chi non lo valuta proprio e chi pensa che per fronteggiarlo basti una piccola correzione nell’alimentazione. «E’ un triste destino che il colesterolo condivide anche, per esempio, con l’ipertensione. E’ un problema culturale- dice Alberico Luigi Catapano- il medico e il paziente devono convincersi che la riduzione deve essere prolungata nel tempo (idealmente per il resto della vita una volta iniziata la terapia) e che solo così si possono ottenere i benefici attesi».
«Il messaggio ‘giù il colesterolo’ è valido ma deve essere solo lo slogan di partenza, quello con il quale attrarre l’attenzione sul problema lipidico – commenta Claudio Borghi – Oggi, infatti, dire ‘giù il colesterolo’ vuol dire tutto o nulla. ‘Tutto’ perché è un monito importante a ridurre in senso favorevole il proprio profilo lipidico, e quindi il proprio profilo cardiovascolare. ‘Nulla’ in quanto nella formulazione di una strategia efficace si deve distinguere tra colesterolo cosiddetto ‘cattivo’ o LDL e colesterolo ‘buono’ o HDL. A questo va aggiunto il ruolo non marginale dei trigliceridi che sono espressione sia di alterazioni del profilo metabolico che di quello genetico dell’individuo ed il cui apporto, in termini di rischio, risulta sinergico a quello del colesterolo ‘buono’ e ‘cattivo’. Quindi, in generale, dire di ridurre il colesterolo come concetto di prevenzione è un messaggio importante ma è fondamentale prestare attenzione affinché la riduzione che si ottiene sia il risultato di un energico calo del colesterolo cattivo (ed eventualmente dei trigliceridi) ed un efficace aumento di quello buono».
«Lo studio Sharp ha dimostrato due aspetti fondamentali – continua Catapano- in soggetti ad alto rischio di eventi cardiovascolari, quali sono i soggetti con danno renale cronico (CKD) o in dialisi sostitutiva della funzione renale, la terapia ipolipemizzante ed in particolare quella di associazione tra simvastatina ed ezetimibe risulta altamente efficace nel ridurre gli eventi aterosclerotici; inoltre in soggetti politrattati e “fragili” questo approccio terapeutico non evidenzia, nell’ampia popolazione studiata, alcun segno di aumento degli eventi avversi dovuti alla terapia ipolipemizzante».Dunque, se la terapia in associazione si è dimostrata così efficace per pazienti difficili come quelli nefropatici a maggior ragione la lezione si applica a pazienti meno complessi.
« Il beneficio della terapia ipocolesterolemizzante – spiega Catapano- dipende essenzialmente dalla riduzione del colesterolo LDL ottenuta. La terapia di associazione presenta l’indubbio vantaggio di potere produrre un’ulteriore riduzione del colesterolo LDL stimabile, una volta stabilizzata la terapia con statina, in circa il 25%. Questo effetto è dovuto alla capacità di ezetimibe di ridurre in modo importante l’assorbimento intestinale del colesterolo. Un secondo vantaggio riguarda la possibilità di utilizzare basse dosi di statina e, quindi, sfruttare al massimo le potenzialità della riduzione del colesterolo LDL in termine di riduzione degli eventi senza dovere necessariamente ricorrere a dosi troppo elevate di statine che, inevitabilmente, aumentano il rischio di eventi avversi».
«Le terapie che controllano i livelli di colesterolo presentano peculiarità che dipendono dalla natura dei farmaci in gioco- spiega Borghi. “I farmaci di più largo impiego sono certamente le statine che rappresentano un meccanismo d’azione comune ma con caratteristiche farmacologiche diverse che si traducono anche in una diversa ‘potenza’ in termini di capacità di ridurre i livelli di colesterolemia. Il concetto di potenza risulta vitale per l’identificazione di quale statina sia più appropriata, a seconda dei livelli di colesterolemia di base e del target da raggiungere, per ridurre il rischio cardiovascolare. Ma accanto alle statine oggi esistono strategie alternative, che vanno dall’impiego di ezetimibe in monoterapia fino alla combinazione di ezetimibe con le statine, e che possono rappresentare una opportunità per i soggetti che tollerano scarsamente le statine o in quelli nei quali anche dosi elevate di tali farmaci potrebbero risultare insufficienti. Ecco quindi, che la scelta della strategia più appropriata in termini di terapia dell’ipercolesterolemia dipende strettamente dalle caratteristiche del singolo paziente e proprio questa variabilità dell’interazione tra paziente e strategia d’intervento rende ragione della necessità di terapie che non siano tutte uguali nel meccanismo, ma che siano in grado di portare ogni paziente al medesimo livello di sicurezza e protezione in termini di rischio cardiovascolare».Oggi in mano del medico c’è uno strumento terapeutico in più visto che il principio attivo ezetimibe fin’ora disponibile solo in fascia C a totale carico dei cittadini, è finalmente rimborsato in classe A per tutti quei pazienti già in trattamento con una statina ma che non hanno raggiunto un livello adeguato di colesterolo LDL, e per i quali il medico curante non vuole cambiare la terapia con statina attualmente in uso.
«Il medico oggi ha a disposizione un farmaco- dice Catapano- che meglio gli permetterà di perseguire le indicazioni delle linee guida, associandolo ad una statina, anche in quei pazienti nei quali il raggiungimento della dose massima di statina è problematico per ragioni oggettive (ad esempio scarsa tollerabilità). In conclusione, dunque, uno strumento duttile e sicuro per cercare di seguire al meglio le indicazioni che le linee guida nazionali ed internazionali ci forniscono».
Il colesterolo non mette paura ai molisani. Eppure dovrebbe visto che è tra i big killer del cuore. Ma se per l’ipertensione e il fumo il messaggio di pericolo è entrato a far parte della cultura degli italiani – pur se spesso ignorato – per l’ipercolesterolemia la strada sembra essere ancora lunga. Sono i dati a dirlo. In Molise 17,9 persone su cento, oltre i 18 anni di età, non si sono mai controllate. E’ la dimostrazione che il colesterolo non sembra preoccupare come dovrebbe gli italiani, molisani compresi. Nonostante il legame colesterolo-eventi cardiovascolari sia stato ormai ampiamente confermato. E nonostante sia stato dimostrato dallo studio Sharp che più si abbassa il colesterolo e più si riducono gli eventi cardiovascolari, soprattutto con l’utilizzo di terapie efficaci come nel caso dell’associazione ezetimibe più simvastatina. In Molise per malattie del sistema circolatorio sono morte 1.546 persone e di questi decessi 539 sono imputabili a malattie ischemiche del cuore. I decessi sono stati 1.050 nella Provincia di Campobasso e 496 in quella di Isernia. In Molise in un solo anno i ricoveri legati ad aterosclerosi coronarica e altre malattie ischemiche del cuore sono stati 1.377. Quanti di questi decessi e di questi ricoveri si sarebbero potuti evitare se solo i livelli del colesterolo fossero stati adeguatamente tenuti sotto controllo?

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