ROMA – “Nelle cicliche polemiche che accompagnano la scelta di confermare o addirittura garantire nuovi spazi all’installazione di sampietrini, non si fa mai menzione del parere di una categoria di cittadini che vive la realtà dei ‘serci’ come un vero e proprio calvario quotidiano: i portatori di handicap”.
Ad evidenziare le esigenze dei disabili nella questione delle pavimentazioni romane è Giovanni Scacciavillani, responsabile ufficio politiche della disabilità dell’associazione “Forche Caudine” (il circolo dei molisani a Roma), nonché membro dell’Osservatorio nazionale sui problemi della disabilità.
“La decisione di sistemare i sampietrini in via del Corso – spiega Scacciavillani – non tiene conto di cosa significhi per noi disabili affrontare quelle vere e proprie piste da cross rappresentate dai blocchetti di porfido. L’opinione pubblica s’appassiona e d’intestardisce su dispute ideologiche tra romantici e pragmatici, parla di problemi per i tacchi delle signore o per la sospensione del motorino, dei costi più o meno elevati o dei risultati dei sondaggi, mentre per qualsiasi persona con disabilità un pavimento di sampietrini acuisce comunque i problemi, dall’equilibrio dei movimenti ai processi d’invecchiamento dei supporti, ad iniziare dalle di recente, per rendersi conto dell’attuale stato della pavimentazione”.<
“Ricordo all’onorevole Marsilio, all’assessore Ghera, al consigliere Tredicine, i quali stanno tessendo le lodi dei blocchetti di porfido, che quando si lastricò piazza San Pietro era il 1725, epoca in cui la questione delle ‘barriere architettoniche’ non era ancora purtroppo entrata nei temi sociali, mentre oggi la civiltà non si dovrebbe misurare soltanto da auto, motorini e bus che hanno sostituito le vecchie carrozze, ma soprattutto dalla sensibilità verso le persone meno fortunate e le loro esigenze quotidiane”.
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