ROMA – Si chiamerà “Porta Futuro” l’innovativa struttura dedicata alla formazione ed al lavoro che la Provincia di Roma inaugurerà in estate a Roma, nel quartiere Testaccio. Duemila metri quadri per l’empowerment dei cittadini e delle aziende incentrato su un nuovo software per l’auto-orientamento ed il matching. L’iniziativa, sul modello di Porta22 a Barcellona e delle Città dei mestieri d’ideazione francese, costituirà un incubatore per favorire la formazione professionale e l’accesso al mondo del lavoro.
L’iniziativa è stata presentata presso il Forum PA, in corso di svolgimento alla Fiera di Roma, da Massimiliano Smeriglio, assessore alle Politiche del Lavoro e Formazione della Provincia di Roma, da Antonio Calicchia, direttore generale dell’ente di Palazzo Valentini e da Paola Bottaro, direttore del Dipartimento III “Servizi per la Formazione, il Lavoro e la promozione della qualità della vita” della Provincia di Roma.<
A margine dell’incontro, l’assessore Smeriglio ha tracciato il quadro produttivo della provincia di Roma, dove “il tessuto è costituito di piccole e piccolissime imprese, spesso a gestione familiare, o addirittura formate da una singola persona”. Oltre il 90% delle aziende hanno meno di tre dipendenti e il lavoro autonomo si concentra per il 30% nel settore del terziario avanzato, nell’area dei servizi cognitivi immateriali alle imprese. E’ un’area dove molti lavoratori sopravvivono in una zona grigia, senza garanzie per il futuro. “Sarebbe necessario delineare per tale categoria di ‘precari’ un quadro di riferimento normativo in grado di individuare soluzioni che mettano insieme gli aspetti contrattuali e le misure di politiche attive, al fine di aiutare concretamente questi lavoratori, molti dei quali non più giovanissimi, a essere o quantomeno a diventare cittadini con dei diritti a tempo indeterminato – sottolinea l’assessore.
Secondo una ricerca presentata nei giorni scorsi dalla Provincia di Roma, nel territorio provinciale esiste un bacino di circa 320 mila lavoratori autonomi, che si dividono principalmente in lavoratori che svolgono attività artigianali e commerciali e quelli legati alle attività dell’economia della conoscenza che operano nei comparti dell’editoria, dei media, dell’information technology, del design, dei servizi finanziari e immobiliari, ecc. Nell’ambito di una disoccupazione che ha raggiunto livelli drammatici, sono soprattutto le alte specializzazioni, quelle maggiormente legate all’economia della conoscenza, a registrare la contrazione maggiore (-12%, ovvero 32mila posti persi tra ricercatori, professionisti, informatici, manager). Per quanto riguarda l’età, maggiormente colpiti sono i giovani tra 25 e 34 anni, che passano da “atipici” a “inattivi” e che per il 72% ha laurea e master.
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