ROMA – L’Istituto Luce venne fondato nel 1924, divenendo ben presto non solo un potente strumento di propaganda del regime fascista, ma soprattutto un mezzo di “educazione”. Non a caso il nome deriva dall’acronimo L’Unione Cinematografica Educativa. Mussolini stesso lo istituisce con qualità di ente morale di diritto pubblico con il regio decreto legge n. 1985 del 5 novembre 1925 (che sostituisce la precedente società anonima L.U.C.E.) e nel luglio 1925 la Presidenza del Consiglio dei ministri dirama una circolare ai ministri degli Interni, della Pubblica istruzione, dell’Economia e delle Colonie invitandoli a servirsi esclusivamente dell’organizzazione tecnica del Luce a scopi educativi e propagandistici.
Nello statuto di fondazione del Luce, si precisa che la finalità dell’Istituto è volta alla “diffusione della cultura popolare e della istruzione generale per mezzo delle visioni cinematografiche, messe in commercio alle minime condizioni di vendita possibile, e distribuite a scopo di beneficenza e propaganda nazionale e patriottica”.<
Il molisano Enzo Antonio Cicchino, uno dei più abili documentaristi che abbiamo in Italia, già assistente alla regia di Paolo e Vittorio Taviani e di Valentino Orsini e autore per Raitre di numerosi programmi di storia (prima Mixer di Giovanni Minoli e attualmente La Grande Storia), firma il volume “Il duce attraverso il Luce” che, proprio attraverso i cinegiornali dell’Istituto Luce, strumento principe della propaganda fascista, racconta la storia dell’alleanza Mussolini-Hitler dagli inizi fino al tragico epilogo di piazzale Loreto.
Dall’analisi accurata dei materiali emerge una verità sorprendente: i filmati rivelano il contrario di quanto la propaganda del regime affermava a parole: per il nazismo avversione mista a timore, e per la “perfida Albione” attrazione e rispetto. Una vera e propria “storia cinematografica”, come recita il sottotitolo del libro.
Il duce attraverso il Luce, 400 pagine, Mursia editore, 22 euro.
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