ROMA – Alla categoria giornalistica pesano probabilmente più i problemi del precariato e di una libertà di stampa messa a repentaglio dallo sfruttamento lavorativo che non i timori per il disegno di legge sulle intercettazioni se è vero che alla “mobilitazione” promossa da Fieg e Fnsi davanti al Senato, a piazza Navona, hanno aderito sì e no una sessantina di giornalisti sugli oltre 102mila iscritti all’Ordine professionale.
Il grave inasprimento delle sanzioni civili e penali a carico dei giornalisti, previsto dal disegno di legge, evidentemente trova la maggior parte degli operatori della comunicazione ormai rassegnati e sfiduciati. Nonché lontani dagli organi di rappresentanza. Pesa di più una situazione occupazionale di categoria ormai drammatica, dove i sindacati continuano per lo più a rappresentare i “garantiti” (Rai e qualche altro editore) rispetto ad un esercito di giovani precari vittime di una fase di sfruttamento senza precedenti, con “pezzi” spesso pagati pochi centesimi a riga da giornali che invece continuano ad essere foraggiati dai contributi di Stato.<
I rappresentanti dei giornalisti e degli editori sono stati invece impegnati con il presidente del Senato, Renato Schifani a Palazzo Madama per sottoporre le preoccupazioni del mondo dell’informazione (soprattutto quello garantito) per le norme restrittive inserite nel ddl sulle intercettazioni attualmente all’esame della commissione Giustizia del Senato. All’incontro erano presenti il presidente ed il segretario della Fnsi, Roberto Natale (Rai) e Franco Siddi, accompagnati dal direttore Giancarlo Tartaglia, il presidente dell’Unione cronisti italiani, Guido Columba, il direttore generale della Fieg, Alessandro Brignone.
Ma la questione delle intercettazioni rappresenta solo una goccia rispetto ad anni di angherie subite dalla categoria. Con responsabilità che, il più delle volte, sono nella categoria stessa e nei suoi vertici lontani dal “ventre” della categoria.
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