CULTURA/ Il Diavolo e l’Acquasanta nel Molise



Il Diavolo e l’Acquasanta nel Molise

estratto da "Franco Valente, Gli architetti di Dio" (in preparazione)

 
Poggio Sannita. Chiesa di S. Vittoria

 

L’acqua santa nella liturgia cristiana è un elemento necessario per una particolare cerimonia che rientra in una delle sei classi in cui i teologi dividono i cosiddetti sacramentali: orans, tinctus, edens, confessus, dans, benedicens.

Il tinctus raggruppa quelle azioni che prevedono le aspersioni con l’acqua benedetta e le unzioni sacre.

Una di queste cerimonie viene compiuta da ogni cristiano che, entrando in una chiesa, bagna la propria mano destra in un’acquasantiera posta sul lato interno del portale e si segna con la croce.

Questa azione che viene compiuta quasi per un automatismo da chi si reca in chiesa, in realtà è conseguenza di una precisa regola liturgica che si è consolidata con la creazione di un apparato architettonico che a volte è di assoluta semplicità e che in alcuni casi rappresenta una vera e propria opera monumentale: l’acquasantiera.

Ogni chiesa è dotata di tale apparecchiatura e nella sostanza si tratta di un piccolo catino in pietra, a forma di conchiglia se incastrato nel muro o di grande calice se ha una struttura autonoma.

La Chiesa attribuisce valore sacro all’acqua da usarsi per il Battesimo con una cerimonia che si svolge alla vigilia di Pasqua o di Pentecoste. La tradizione di aggiungere del sale al momento della benedizione deriverebbe dall’episodio biblico di Eliseo che lo versò nelle acque dolci di Gerico per sanarlo, ma certamente non è indifferente l’usanza di considerarlo come il nemico del demonio.

La preparazione dell’acqua santa, secondo le prescrizioni del rituale romano, dovrebbe essere preceduta da un rito esorcistico sul sale e sull’acqua per depurarli da ogni presenza impura o pericolosa. La benedizione viene effettuata affinché l’acqua riceva la virtù della grazia divina di scacciare i demoni e di guarire le malattie ed il sale sia portatore di salute per l’anima e per il corpo. (Enciclopedia Cattolica, Vaticano 1948).
Le formule che si usano per tali cerimonie erano già in uso alla fine del V secolo, all’epoca di papa Gelasio e delle successive codificazioni del secolo successivo. (L.A.MURATORI, Liturgia Romana Vetus, Venezia 1748).

L’aggiunta del sale è conosciuta almeno dal IX secolo, come risulta da un codice veronese dell’830 (G. BIANCHINI, Ordo dedicationis ecclesiae, 1735).

Nelle chiese molisane vi è una discreta quantità di acquasantiere che hanno la particolarità di presentare all’interno del catino indifferentemente il simbolo del Demonio o quello di Cristo sotto forma di pesce.

Sulla presenza del serpente vi è da fare qualche considerazione perché è certamente strano che la sua immagine, che notoriamente evoca la figura di Satana, sia collocata all’interno di uno strumento che è finalizzato a conservare proprio l’elemento liturgico che deve servire a scacciarlo.

 


 

Guardialfiera. Cattedrale

 

Anzi, a volte la figura del serpente, come nel caso dell’acquasantiera della cattedrale di Guardialfiera o di quella della chiesa di S. Vittoria di Poggio Sannita, sembra posizionata in maniera che chi fa uso dell’acquasanta sia costretto, dopo aver bagnato il dito medio, a sgocciolare appoggiandolo sulla testa del rettile che sembra voler uscire dalla piccola vasca nella direzione di chi entra nella chiesa.

Si tratta in tutta evidenza di una sorta di sintetizzazione delle lotta tra il bene ed il male e l’acqua santa da cui il serpente cerca di uscire rappresenta per il Demonio il luogo della sua sofferenza. Un tentativo di uscita che viene respinto per l’ulteriore azione formale dello sgocciolamento dell’acqua sulla sua testa.

 


 

Roccamandolfi. S. Giacomo

In altri casi il serpente sembra giacere immobile al centro del catino in forma semplicemente incisa come nella chiesa di S. Giacomo Maggiore di Roccamandolfi o a rilievo piuttosto pronunciato quale appare nelle acquasantiere di Carovilli o di S. Emidio in Agnone.

In quest’ultima chiesa esistono due catini formalmente gemelli, ma nel secondo invece del serpente è posto il pesce, quasi a voler tenere nettamente separate la figura di Cristo da quella del Demonio.


Agnone S. Emidio. Il serpente.                              Agnone. S. Emidio. Il pesce

 

Diversamente da quello che appare nell’acquasantiera di Castenuovo a Volturno dove sembra che un pesce ed un serpentello, sebbene siano nello stesso catino, prendano direzioni opposte e cerchino di uscire dalla vasca.



 

Castelnuovo a Volturno

A Isernia, nella chiesa di S. Francesco, una testa diabolica è invece posta sotto il catino dell’acquasantiera quasi ad evidenziare che il Demonio è condannato a sopportare l’elemento che serve a scacciarlo.


 

Isernia. S. Francesco

 

Nella chiesa di S. Leonardo a Roccasicura un’acquasantiera con base a forma di balaustro è sicuramente della prima metà del seicento per la presenza dello stemma dei d’Evoli partito con quello dei Carafa della Stadera. Una seconda acquasantiera incastrata nel muro è più interessante per la presenza di un rospo immerso nell’acqua santa. E’ l’analogo del serpente nelle acquasantiere di Carovilli, Roccamandolfi o Caccavone e mi ricorda  che in uno dei quadri più belli di Arnaldo De Lisio dall’occhio del rospo sono proiettate le tentazioni a S.Tommaso d’Aquino.

 


 

Arnaldo De Lisio. Le tentazioni del Demonio che appare sotto forma di rospo a S. Tommaso d’Aquino

 

In alcuni casi tre pesci sono posizionati all’interno della piccola vasca a costituire un triangolo che con chiara evidenza vuole significare la Trinità. Così appare nella vasca circolare su piedistallo della chiesa di S. Andrea a Jelsi.


 

Jelsi. S. Andrea


A Riccia, all’ingresso di S. Maria delle Grazie, la chiesa-mausoleo dei di Capua, l’acquasantiera è costituita da un catino inserito nella muratura che appare come una grande conchiglia che si apre verso chi entra.

Nella vasca sono presenti da una parte i tre pesci che formano il triangolo trinitario e dall’altra il serpente demoniaco.


 

Riccia. S. Maria delle Grazie

(Franco Valente)

 

 

L’AUTORE

 

Franco Valente, architetto, è nato nel 1946 a Venafro dove ha frequentato il liceo classico e dove vive.
Laureato con lode in architettura a Roma con una tesi sul restauro del Centro Antico di Venafro, ha collaborato al corso di Restauro di Gaetano Miarelli-Mariani alla Facoltà di Architettura.

E’ l’esecutore di uno dei grappoli di uva sulla facciata della facoltà di Valle Giulia ed ha fatto parte del gruppo che piantò l’albero di fico nel cortiletto dell’Aula A (1968).

E’ stato eletto quattro volte Presidente dell’associazione culturale "Il Gruppo di Venafro" che dal 1968 si preoccupa della tutela e della salvaguardia del patrimonio artistico e culturale del Molise ed attualmente ne è il Presidente.

Dal 1976 è Direttore Generale dell’IACP della Provincia di Isernia.

E’ stato eletto due volte Presidente dell’Ordine degli Architetti della Provincia di Isernia.

E’ stato Ispettore Onorario per i Beni Culturali per la Valle del Volturno e componente della Commissione Provinciale del Ministero per i Beni Culturali per la formazione dei vincoli ex lege 1497/39.

E’ stato Direttore Onorario Reggente della Biblioteca Storica Comunale di Venafro "De Bellis-Pilla"

E’ Direttore Onorario di Palazzo De Utris, centro di Coordinamento Culturale per il Centro Storico di Venafro

E’ Vice-Presidente della sezione molisana dell’Istituto Italiano dei Castelli.

E’ componente del Consiglio Scientifico Nazionale dell’Istituto Italiano dei Castelli.


Ha pubblicato i seguenti volumi di storia dell’architettura, dell’arte e dell’urbanistica:
VENAFRO – Origine e crescita di una città – (400 pagg.) – 1979 (1.000 copie – esaurito)
ISERNIA – Origine e crescita di una città – (400 pagg.) – 1982 (2.000 copie – esaurito)
IL CASTELLO DI VENAFRO (insieme a G. Morra) – (160 pagg.) – 1992 (2.000 copie – esaurito – Ristampate 1.000 copie nel 1999)
S. VINCENZO AL VOLTURNO – arte e architettura – (196 pagg.) – 1995 (3.000 copie in italiano – esaurito – 1.000 copie in inglese)
ALBRECHT DURER E SUOI CONTEMPORANEI (insieme a D. Cimino) – (64 pagg.) – 1998 (2 ristampe 1.000 copie)
LUOGHI ANTICHI DELLA PROVINCIA DI ISERNIA (150 pagg.) (2.000 copie – esaurito) – 2003
IL CASTELLO DI GAMBATESA (192 pagg.) (2.000 copie – esaurito)

Ha in corso di pubblicazione o in preparazione:
CASTELLI, ROCCHE E CENTRI FORTIFICATI DEL MOLISE
ARCHITETTURA ED ARCHEOLOGIA NEL MOLISE: QUALE TUTELA?
IL CASTELLO DI MONTERODUNILE CHIESE DI VENAFRO
CAPIRE PIETRABBONDANTE – architettura ed urbanistica
I SANNITI
I NUCLEI URBANI FORTIFICATI NELLE TERRE DI S. VINCENZO
LUOGHI ANTICHI DELLA PROVINCIA DI CAMPOBASSO

Ha pubblicato numerosi saggi tra i quali:
1972 – Nel borgo medioevale di Venafro
1975 – Il XVII secolo a Venafro
1976 – Enrico Pandone personaggio del Cinquecento
1977 – La Cattedrale e le formelle dell’Annunziata di Venafro
1978 – Reliquiarii trecenteschi a Venafro, Isernia e S. Pietro Avellana
1982 – Isernia tra V e X secolo
1983 – Le terre di S. Vincenzo ed il Castello di Cerro al Volturno
1984 – Gli affreschi di S. Maria delle Grotte a Rocchetta
1985 – Architettura ed iconografia cristiana a S. Vincenzo al V.
1986 – Il territorio di Colli a Volturno
1987 – Teatri ed anfiteatri romani nel Molise
1988 – L’impianto urbanistico della Venafro romana
1989 – Il mito di Issione in una pietra di Isernia
1989 – Considerazioni sull’archeologia venafrana
1990 – Appunti per una storia dell’arte nel Molise
1990 – Castelli, rocche e cinte fortificate nel Molise
1991 – Da Creta a Pietrabbondante – I parte
1992 – Da Creta a Pietrabbondante – II parte
1994 – Battista della Valle e la cultura militare del 500
1998 – I Sanniti – Tra mito e storia
2001 – Francesco Lucenteforte
2001 – Il castello di Pentime
2002 – L’Abate Desiderio e l’architettura del Molise
2002 – Un castello per venti cavalli. Il Castello di Venafro
2003 – La rocca di Roccapipirozzi
2005 – Le pitture della Cripta dell’Annunziata di Jelsi

Ha scritto su numerose riviste specializzate occupandosi di arte, architettura ed urbanistica.


Ha progettato e diretto lavori di recupero di grandi parti dei seguenti Centri Storici molisani:
Venafro, Carovilli, Miranda, Pietrabbondante, Roccapipirozzi, S. Agapito, Vastogirardi.
E’ responsabile dei lavori di Restauro dell’antica Abbazia di S. Vincenzo al Volturno.
E’ stato Progettista e Direttore dei Lavori del restauro del Castello Pignatelli di Monteroduni.
E’ stato progettista e direttore dei lavori di consolidamento e parziale restauro del Castello di Macchia d’Isernia.
E’ Progettista e Direttore dei Lavori del Museo delle tradizioni popolari a S. Pietro Avellana
E’ Progettista del Restauro dell’Anfiteatro di Venafro.
E’ stato coordinatore della Progettazione degli interventi di riparazione del nucleo antico di Casacalenda
E’ progettista del recupero e della riparazione del Castello di Rotello
Collabora al restauro del Castello di Letino (CE) e del Centro Antico di S. Pietro Infine (CE)
Ha collaborato al Piano di Recupero del Centro Storico di Venafro.
E’ progettista e direttore dei lavori per il recupero mediante consolidamento e risanamento igienico-funzionale nel Centro storico di Venafro di circa 40 appartamenti dell’IACP.
Nel centro storico di Venafro ha progettato e diretto lavori di recupero di immobili vincolati ex-lege 1089/39: Palazzi De Utris, Fiondella, Colicchio, Mancini, Del Prete, Macchia-Nola, De Lellis-Vitale, Armieri, Siravo.

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