La “lezione” di “Molise, un’altra Storia”



Al di là degli importanti risultati in termini di partecipazione e di visibilità, amplificata dalla nutrita squadra che ha operato sui social network, l’esperienza dei dieci giorni di “Molise, un’altra Storia”, la kermesse promossa a Roma Garbatella dal Formez PA con la fattiva collaborazione della nostra associazione “Forche Caudine” (insieme alla Cna di Roma e al coworking Millepiani), risulta preziosa soprattutto per aver individuato con successo le tematiche più idonee per promuovere un territorio come quello molisano.
E’ emerso con chiarezza che i fattori-chiave di attrazione sono principalmente due: la cultura, in tutte le sue articolazioni (comprendendovi, ad esempio, i riti popolari più autentici, la mobilità sostenibile quale strumento di scoperta o l’enogastronomia, che in Molise conserva un’immagine associata alla genuinità) e l’ambiente, la cui salvaguardia dovrebbe costituire la primaria assunzione di responsabilità da parte delle amministrazioni locali. E’ questo, in sintesi, il tracciato indicato da “Molise, un’altra Storia”, in fondo richiamato sin dagli antichissimi caratteri oschi utilizzati dal designer Enrico Parisio per l’avvenente logo della manifestazione.
I tanti “non molisani”, che sono stati ingegnosamente fatti partecipi della kermesse anche come relatori (oltre settanta !) o osservatori – si pensi agli studenti delle sei scuole “creative” capitoline, ai “makers”, ai protagonisti romani della mobilità sostenibile o dell’impegno sociale nell’integrazione – sono rimasti ammaliati soprattutto dal patrimonio storico di questa piccola regione, che hanno confessato, ovviamente, di aver sempre ignorato in toto.
Porre al centro della manifestazione “il Molise migliore”, nella sua globalità e libero da campanilismi, ha quindi rappresentato il segreto vincente. Costituendo anche una proficua semina: i fruitori della kermesse hanno “vissuto” in prima persona, seppur in modo virtuale, questo piccolo territorio nella sua coesione e, nel contempo, nel suo imprevedibile assortimento. Hanno compiuto tale originale esperienza per mezzo delle immagini diffuse dalle numerose mostre, attraverso i suoni millenari del Tratturo di Isernia (con la “magica” zampogna di Lino Miniscalco) o dei Cantori della Memoria di Larino, tramite gli odori, i colori e i sapori dei prodotti, mediante la presentazione virtuale della regione, impeccabilmente gestita da Franco Valente, Mauro Gioielli e Giuseppe Tabasso. Del resto come non rimanere coinvolti dall’affascinante scenario di Pietrabbondante, con l’unico teatro al mondo dai sedili ergonomici o dalle suggestive implicazioni numerologiche? O dalle porte romane di Sepino, la Pompei del Sannio, perfettamente conservate? O dalla policromatica cripta altomedievale di Epifanio in quel paradiso spirituale che è San Vincenzo al Volturno, arricchito nella sua naturalezza dalle sorgenti del fiume? O ancora da uno dei più antichi siti preistorici d’Europa – “La Pineta” di Isernia – ubicato ad appena due ore di macchina da Roma? E ancora dai tratturi, dai castelli, dalle tante chiese romaniche, dai riti ancestrali come quelli del fuoco?
La cultura, quella più autentica, si sa, polarizza attenzioni pregiate, serene nell’apprezzare il valore delle cose, rispettose degli ambienti e delle testimonianze, libere da pregiudizi (quelli, ad esempio, di cui è intriso l’ultimo film di Zalone), Il millenario Molise deve aprirsi proprio a chi è in grado di apprezzarlo sul serio, evitando d’intendere il turismo come il costante – e sempre fallimentare – inseguimento di grandi numeri, meglio se con onerosi progetti faraonici o con iniziative-spot di basso livello.
Passato e futuro, pertanto, possono e debbono incontrarsi in modo proficuo: lo hanno dimostrato gli straordinari ragazzi delle stampanti 3D, orientati all’innovazione, ma conquistati dal fai-da-te tradizionale del tombolo, delle campane o delle zampogne, svelando con determinazione che anche (e soprattutto) l’artigianato millenario del Molise è cultura vera, cioè quanto c’è di più conforme alla natura e al lavoro creativo dell’uomo. E lo hanno confermato quei duemila imprenditori molisani radicati a Roma, le cui rappresentanze di tassisti, profumieri, ristoratori e sarti si sono raccontate nell’incontro in Cna svelando storie umane che hanno raggiunto traguardi prestigiosi proprio grazie a quei valori di tenacia e intraprendenza mai rinnegati.
Concetti che hanno trovato conferma anche tra i protagonisti della mobilità sostenibile nel corso di un importante incontro che ha riunito camminatori, ciclisti, cultori del treno e del cinema all’insegna di una lettura sana del turismo come “scoperta”: Camminamolise, Gran Fondo del Matese, Molise Cinema, le bici assistite di Isernia costituiscono lodevoli esperienze che confermano la bontà di tali scelte, nell’ottica di una promozione “slow” che tiene conto delle peculiarità del territorio.
C’è però un problema, forse “il problema”: la sensibilità della classe dirigente molisana verso queste tematiche. La riunione della Garbatella non è stata la festa paesana con passerelle politiche o la kermesse pre-elettorale, con gli anziani trasportati con i pullman per riempire le platee, a cui spesso siamo soliti assistere a Roma. Iniziative che fanno male al Molise, allontanandone definitivamente le nuove generazioni. “Molise, un’altra Storia” ha invece “obbligato” gli interlocutori al confronto sui temi attuali, “aperti” al mondo civile romano, cercando concretamente di offrire il proprio contributo per far ripartire – anche con modalità diverse – un treno economico e sociale fermo da tempo. E va detto, amaramente, che mentre la Capitale, anche quella “con il cuore molisano” – come ha felicemente titolato un quotidiano – ha risposto alla grande (si pensi soltanto alla concessione gratuita del Mercato Garbatella da parte del Comune di Roma o di altre location da parte del Municipio o ancora al ruolo basilare della Cna), così come il Molise dei singoli, dell’associazionismo, dei produttori (grazie ancora alla dolciaria Dolceamaro e alla cantina Di Majo Norante per aver garantito la propria presenza a due eventi), viceversa nell’occasione il Molise istituzionale – salvo ovviamente eccezioni – ha palesato un diffuso disfattismo, concretizzatosi di fatto nell’immobilismo: ad esclusione della Provincia di Campobasso, gli altri enti locali hanno svelato assolute difficoltà nell’opera di promozione, mancando persino di stand (ricordiamo che la partecipazione era gratuita); tanti romani d’origine molisana hanno “notato” l’assenza della Provincia di Isernia, il territorio che ha dato il maggior tributo all’emigrazione; benché tutti invitati dal Formez, soltanto quattro meritori sindaci (Chiauci, Pietracupa, Sant’Elena Sannita, Scapoli), tra l’altro di paesi molto piccoli, e alcuni rappresentanti comunali (Isernia, Jelsi, Termoli) hanno offerto concretamente il proprio contributo all’evento, presenziando alle iniziative. E sono (colpevolmente) mancati soprattutto gli organismi di rappresentanza economica, incapaci di fare da “cabina di regia” per il tessuto produttivo molisano e persino di avvertire le aziende dell’opportunità – a costo zero – di vendere i prodotti a Roma nel weekend: in questo, paradossalmente, ha dovuto supplire un privato, l’associazione Keste Terre di Montenero di Bisaccia, che ha impeccabilmente coordinato una dozzina di aziende nella trasferta romana, con ottimi risultati di affermazione e di vendita dei prodotti enogastronomici molisani.
Del resto, mentre il dinamico vicepresidente Petraroia, l’assessore Scarabeo, il presidente del Consiglio regionale Niro, il consigliere Ioffredi, il presidente della Provincia di Campobasso Rosario De Matteis hanno dato il proprio fattivo contributo non solo attraverso la partecipazione all’evento, ma anche assumendo concretamente il proprio ruolo nel confrontarsi nell’ambito dei convegni, ha pesato l’assenza dello stesso presidente della Regione Molise, Di Laura Frattura, che non solo non ha trovato un minuto di tempo (in dieci giorni) per onorare la manifestazione con la sua presenza istituzionale, ma non ha nemmeno sentito il dovere d’inviare un messaggio di saluto (cosa che hanno fatto i politici romani, ad iniziare dal sindaco Marino).
Al di là delle doverose puntualizzazioni, che non vogliono generare polemiche ma soltanto indicare il vulnus da superare, crediamo che “Molise, un’altra Storia” rappresenti una sorta di utile format a disposizione per costruire percorsi e sfide per il futuro. Su questo noi non ci tireremo indietro, come abbiamo sempre fatto.

(Giampiero Castellotti)

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