La “questione degli insegnanti” nelle scuole italiane



Lettera aperta al Segretario del Partito Democratico, Pier Luigi Bersani
Caro Segretario Bersani,
Le scrivo, dopo aver riconosciuto ed apprezzato l’attenzione che ha riservato alle problematiche della scuola. La ringrazio vivamente per essersi immedesimato nelle migliaia d’insegnanti che, come me, sono continuamente umiliati dalle istituzioni. In questo momento nessuno si muove in difesa di questa “corporazione”, visto che Camera e Senato sono composte, per la maggior parte, da avvocati ed imprenditori che, di fatto, curano in primis gli interessi propri e/o dei loro gruppi.
La ringrazio per l’intenzione di selezionare la classe dirigente attraverso queste “Primarie di Capodanno 2013”. Mi domando se gli insegnanti riusciranno mai a partecipare a questa corsa di fine anno, oppure, per quello che Le narrerò in seguito, ripartendo dal pensiero di moltissimi colleghi, sarà necessario, in questo grave momento storico, prevedere per questa generosa categoria, dei posti nel suo listino.
Le condizioni professionali dei docenti registrano una crescente situazione di disagio e demotivazione. Sicuramente influisce anche lo stato di crisi che attanaglia l’Italia e l’Europa, ma è innegabile che ormai da molti anni nella Scuola Pubblica Italiana, sono stati perpetrati inutili cambiamenti e finte riforme.
Molti parlamentari e uomini di governo hanno determinato di fatto, attraverso inutili provvedimenti, un generale abbassamento del livello culturale della società ed un generale impoverimento del settore.
Colpa di scelte politiche sbagliate, fatte da chi la scuola non la conosce, ma che stranamente ha giurato fedeltà alla Costituzione della Repubblica Italiana, disattendendo anche l’articolo 33, che sancisce: “Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole e istituti di educazione, senza oneri per lo Stato”.
Questo fondamentale principio è stato calpestato e, negli ultimi trenta anni, molte risorse importanti sono state sottratte alla Scuola Pubblica.
Noi insegnanti, così abituati a vivere immersi nello studio, avevamo finora trascurato di spiegare alla società la loro grande responsabilità di formatori ed educatori.
Finora.
Nel frattempo abbiamo assistito, composti ed operosi, ad un durissimo attacco alla Scuola pubblica, già in gravi difficoltà a causa di tagli indiscriminati. Siamo stati maltrattati ed offesi, nella nostra dignità, dalle Istituzioni pubbliche.
Ora però siamo pronti ad uscire dal nostro letargo.
Vorrei, caro Segretario Bersani, denunciare con sdegno il tentativo di svuotare ulteriormente di contenuti, di motivazioni, di valore e di credibilità sociale la nostra professione. Tutti i miei colleghi, da Ciriè a Chiaravalle Centrale, intendono dire a tutti che “la scuola nella quale si lavora quotidianamente, è quella del Paese reale, ben diversa e molto più problematica di quella idilliaca del Paese virtuale. Non abbiamo un computer e una LIM in ogni aula, tantomeno un ipad a docente e condividiamo in decine la stessa angusta sala docenti, attrezzata con qualche sedia, un paio di tavoli e armadi antiquati. Intendiamo ribadire che, nonostante tutto siamo in classe tutti i giorni, ogni mattina, fino a tardi con i nostri ragazzi. Condividiamo con loro studi, passioni, momenti di crescita; trasmettiamo valori di cittadinanza, d’impegno civile e di humanitas; trattiamo dei diritti e dei doveri; amiamo e difendiamo la cultura, la patria, le nobili lingue dell’antichità; trattiamo del Risorgimento, della Resistenza, della Costituzione, dei grandi padri delle lettere, delle arti italiane, delle scienze naturali, fisiche e matematiche, del pensiero filosofico, delle culture e delle lingue europee e mondiali.
Intendiamo provare con tutta la nostra forza che svolgiamo professionalmente e con rigore il nostro lavoro in aule scolastiche molto modeste, ma immuni dal trasformismo, dalla corruzione, dal clientelismo, dai reati di concussione e peculato.
Da questa realtà, da queste nostre forze, può e deve rifondarsi il Paese.
Il destino di un Paese è legato a quello della sua Scuola.
La nostra Scuola comunica la cultura e i valori che hanno fatto grande l’Italia.
Per questo bisogna difendere la scuola pubblica e la qualità della funzione docente. Investire nella cultura e nella qualità dello studio significa ripartire dalla parte più autentica e prestigiosa dell’Italia”.
Per questo motivo, con questo documento condivisibile, mi auguro, da tutti i miei colleghi, il sottoscritto Le chiede gentilmente che nelle liste elettorali del Partito Democratico possa essere inserito, nella sua quota riservata almeno un Insegnante per ogni regione.
A sostegno di questa richiesta seguirà una sottoscrizione da parte degli insegnanti e di tutto il mondo della scuola.
Le porgiamo Cari Saluti, e confido che questa richiesta, che è sicuramente un fatto positivo per il Partito Democratico, possa avere un qualche accoglimento.
Roma 16 dicembre 2012
Riferimenti:
Prof. Antonio Ciancio, cell. 338-7376864, e-mail: [email protected];
Dirigente Scolastico Prof. ssa Rosalia Zene, cell. 338-6271050, e-mail [email protected].

(Antonello Ciancio e Rosalia Zene)

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