D’Alema in Molise a valanga: ironia su Di Pietro e ultrà romanista



D’Alema in Molise a valanga: ironia su Di Pietro e ultrà romanista

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CASTEL SAN VINCENZO (ISERNIA) – Ha minuziosamente rievocato il primo incontro in assoluto con Berlusconi, presenti Bonaiuti e Letta. Nella seconda metà degli anni Ottanta, convocato dall’attuale premier per ottenere “un favore politico”, ha ricevuto una vera e propria offerta di lavoro: “Sa, con noi in tv lavorano tanti bravi giornalisti, come Ferrara…” gli ha ricordato il Cavaliere, ancora libero da incarichi politici.
Un Massimo D’Alema a 360 gradi è quello che è andato in scena per l’apertura della festa del Pd in Molise, cinque giorni nell’area camping del lago di Castel San Vincenzo.
Intervistato dal giornalista romano Giampiero Castellotti, il D’Alema-pensiero ha tenuto banco per quasi due ore toccando i principali temi di politica nazionale e internazionale.”In quell’occasione Berlusconi ha dimostrato una delle sue migliori doti: la capacità di chiedere senza chiedere, anzi offrendo soldi – ha commentato il presidente di Italianieuropei, ricostruendo quella “prima volta”. “Perché la regola principale di Berlusconi è pagare: non a caso Fini e Casini non pagati finiscono per ribellarsi – ha concluso ironicamente.
Particolarmente corposa la parte dedicata ai temi internazionali: in primis lo smarrimento dell’Europa che, dominata dalle paure, “premia una destra non più neoliberista ma vocalista, reazionaria, persino razzista”, scenario di fronte al quale “la sinistra deve recuperare la capacità di offrire emozioni”, con evidente riferimento a Dominique Moisi, uno degli analisti francesi a lui più cari, autore del bestseller “Geopolitica delle emozioni”.
Nonostante la palese difficoltà che incontrano le sinistre nel vecchio continente, il neopresidente della Feps intravede segnali incoraggianti, ad esempio dai socialisti francesi. E trova controproducenti le polemiche innestate dai popolari italiani, in testa Castagnetti e Fioroni, sulla presunta fine delle socialdemocrazie.L’analisi del vecchio continente ha toccato anche i rapporti con la Turchia e con la Russia, l’atteggiamento verso la questione palestinese, l’esigenza di una politica energetica comune.
Chiudendo la pagina internazionale, il leader democratico ha raccontato due esperienze esaltanti, iniziando dal recente viaggio in Brasile: “Ho avuto modo di apprezzare un Paese in netta crescita, dove le storiche disuguaglianze vengono ogni giorno attutite e dove si rimane impressionati nel vedere tantissimi giovani operare attivamente, animati dalla speranza”. Poi l’India, la sua ammirazione in assoluto per Sonia Gandhi, che ha conosciuto personalmente.
Affrontando il capitolo della politica nazionale, D’Alema ha esordito ribadendo che il Paese, privo di una guida in grado di affrontare i problemi, sta perdendo posizioni a velocità impressionante.L’intervistatore ha chiesto all’ex presidente del Consiglio quanto la sinistra si possa fidare di Fini, politico che fino a qualche anno fa creava imbarazzi da Israele a Washington, da Londra a Parigi. “Fini, rispetto ad altri esponenti del Pdl, ha posizioni condivisibili su diversi temi, ad esempio sull’immigrazione e su alcune riforme – ha ricordato D’Alema. “Con lui, attraverso le nostre fondazioni, collaboriamo proficuamente da anni. Non ho mai nascosto di ritenerlo un buon interlocutore”.
E Di Pietro che annuncia addirittura la sua candidatura a governatore del Molise senza l’appoggio del Pd? “E’ ancora troppo presto per parlare delle regionali – ha osservato D’Alema. “Di Pietro dice tante cose ma bisogna soppesarle ed approfondire le sue volontà. Non so se Di Pietro rinuncerà alla politica nazionale per dedicarsi totalmente alla sua regione. Sarebbe un’azione nobile, ma comunque tutta ancora da valutare”.Tanti gli altri temi analizzati, dalla crisi della cultura all’esigenza di dare spazio ai giovani. A questo proposito D’Alema ha raccontato i primordi al comitato centrale del Pci, lui entratovi a 26 anni. “Per sei mesi ho avuto il timore d’intervenire, di fronte a gente dello spessore di Ingrao o Pajetta. Poi ho compreso che gli spazi vanno conquistati facendo politica. E’ questo l’invito che rivolgo anche oggi ai giovani”.
In chiusura, Castellotti gli ha solleticato la sua passione calcistica per i colori giallorossi. L’intervistatore gli fatto notare: “Tra le notizie di oggi, c’è il titolo del Corriere dello Sport, è il giorno della Roma…”. D’Alema ha esordito dicendo di trova difficoltà a parlare di Roma, perché è decisamente fazioso, ritenendo saggio lo slogan che la Roma non si discute ma si ama. Tuttavia, ha evidenziato, “con una campagna acquisti in cui s’è speso per tutta la squadra quanto l’Inter ha tirato fuori per un giocatore, la Roma ha condotto un campionato esaltante e se non fosse stato per il secondo tempo con la Sampdoria, avrebbe compiuto anche il miracolo”. Sulla proprietà ha ricordato la figura di Franco Sensi, ne ha tracciato la biografia, ha ripercorso i suoi incontri, sottolineando che, insieme a Viola, rappresenta forse l’ultimo presidente di un calcio romantico, in cui s’investono risorse personali per una fede. Per i debiti è preoccupato ma ha detto – scherzosamente – che parlerà con Profumo, che – per quanto interista – è suo amico, e che lo marcherà stretto “a costo di partecipare al boicottaggio delle filiali di Unicredit con i tifosi…”.
Le dichiarazioni calcistiche, nei giorni seguenti, hanno conquistato le prime pagine dei giornali sportivi e sono rimbalzate sui principali siti che parlano di calcio. In particolare la “Gazzetta dello Sport” ha pubblicato un editoriale sulla Roma, riportando in apertura proprio le dichiarazioni di D’Alema a Castel San Vincenzo.
Debordando sulla nazionale, info, D’Alema ha giudicato un errore aver portato in Sudafrica tanti juventini.

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