CITTA’ DEL MESSICO – Potrebbero costare care a Manu Chao, cantautore 47enne francese idolo della sinistra antagonista, le dichiarazioni rese in conferenza stampa contro le autorità messicane ree, secondo l’artista, di aver compiuto “terrorismo di Stato” reprimendo le proteste a San Salvador de Atenco, uno dei poveri tra i 125 municipi che costituiscono il Paese.
Le esternazioni dell’autore di “Clandestino” si riferiscono, in particolare, agli scontri del maggio 2006 quando circa duemila poliziotti in tenuta anti-sommossa hanno fatto irruzione nella località alla periferia di Città del Messico per liberare undici agenti sequestrati dai residenti. Nell’occasione ci furono due vittime.
L’area è una delle più calde del Paese da quando, nel 2001, il governo decise di espropriare terreni per costruirvi un aeroporto internazionale. Centinaia di contadini di terre comunitarie hanno dato vita ad un movimento denominato Frente de los pueblos en defensa de la tierra (Fpdt), che è diventato uno dei simboli nazionali e internazionali di lotta. Il blocco della strada Lechería-Texcoco ha rappresentato l’inizio di lunghe battaglie per vedere riconosciuti i propri diritti, fino al dietro-front del governo, che ha annullato l’intenzione di costruire lì l’aeroporto.<
Il 4 maggio la polizia decide d’intervenire con la forza. Oltre tremila poliziotti irrompono a San Salvador Atenco. Vengono arrestate oltre duecento persone e numerose donne denunciano stupri. Si moltiplicano anche le denunce per torture.
Il cantautore francese Manu Chao, da sempre vicino ai movimenti antagonisti messicani, ha voluto gettare luce su quei fatti. E ora è ufficialmente sotto inchiesta per le sue dichiarazioni che hanno fatto il giro del mondo. L’articolo 33 della Costituzione messicana prevede che gli stranieri non possono in alcun modo intervenire negli affari politici propri del Paese e che il governo ha il potere esclusivo di far lasciare il territorio nazionale immediatamente e senza processo. Ed è ciò che rischia il cantautore.
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