Roma Axa, morte digitale?

Per esprimere giudizi definitivi ovviamente occorre attendere il responso delle analisi in corso. Di certo c’è una morte assurda: quella di un bambino di cinque anni. Deceduto a causa di uno “strano” incidente stradale avvenuto a Roma, zona tra Casal Palocco ed Axa. A scontrarsi una Smart ForFour e un Suv Lamborghini condotto da un 20enne e con a bordo altri quattro giovani. Se ogni giudizio è prematuro, tuttavia qualche domanda è legittima. E necessaria.

Secondo le prime notizie emerse, in fase di accertamento, i ragazzi coinvolti nell’incidente sarebbero soliti girare video “estremi”, finalizzati alla raccolta di “like”, la nuova fede imposta dai social. Così affitterebbero automobili di lusso e ci passerebbero, per sfida, 50 ore sopra.

Prima domanda: ma davvero, al di là della legittimità o meno, una Lamborghini affittata a ragazzi con meno di tre anni di patente può girare indisturbata per ore in una città come Roma?

Seconda domanda: in questa società dei consumi compulsivi e dei miti materiali, davvero dei ragazzetti si possono permettere di denigrare, a quanto si legge, una utilitaria in quanto costerebbe “300 euro usata al Conad”, come si sentirebbe dire in un loro video con discutibile umorismo?

Non si tratta di fare del moralismo. C’è una vita spezzata a cinque anni ed una famiglia distrutta dal dolore, oltre che fisicamente (mamma e sorellina del bambino morto sono ricoverate in codide rosso).

L’ ennesimo angoscioso episodio che dovrebbe far riflettere sullo strapotere del digitale, dei social, degli algoritmi. Di una gioventù affidata ad emozioni effimere.

Si parla tanto di cybersicurezza, ma è davvero minimo il controllo su troppi contenuti che girano in rete e che stanno, sul modello americano, caratterizzando una generazione con miti violenti e disumani.

Ha fatto bene l’Iab, un’associazione di settore, a rivolgere un invito alle piattaforme di distribuzione online ad interrompere qualsivoglia opportunità di visibilità per i creator eticamente e socialmente dannosi. Le piattaforme di distribuzione di contenuti digitali e video in particolare devono organizzarsi per bloccare ogni possibile via di visibilità e promozione per chiunque produca contenuti lesivi della vita stessa, come evidenzia Carlo Noseda, presidente dell’associazione.

Ci uniamo a questo appello: il mondo digitale, iperconnesso, ovviamente è irrefrenabile, ma come tutti i processi va gestito nel migliore dei modi. Un periodo di rieducazione dei cinque ragazzi, nel caso vengano accertate responsabilità, sarebbe proficuo con una zappa in mano.

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