Roma, l’Ama e le ramazze mancanti

Le cronache quotidiane di questo pittoresco Paese ci offrono notizie davanti alle quali non si sa se piangere disperati o ridere a crepapelle. Sempre con un velo d’amarezza, però. Un quotidiano romano pubblica un report dell’Ama, l’azienda che – tra l’altro – si dovrebbe occupare della pulizia della nostra Capitale, secondo il quale oltre 1.500 operatori ecologici su 4.300 hanno in tasca una “inidoneità” alla mansione.

Un dipendente dell’AMA su tre, in sostanza, per problemi fisici non può salire sui camion. Ma le motivazioni degli impedimenti sono varie, come racconta il quotidiano elencando una serie di problematiche che vanno dall’allergia allo smog (quanti cittadini romani sarebbero allora inabili a vivere nella Capitale?) al non potere sostenere “carichi pesanti”, come svuotare i cassonetti.

È come se un terzo dei giocatori di una squadra di calcio diventasse improvvisamente allergica all’erba del terreno da gioco o non possa più toccare un pallone. Non mancano, nel caso dei dipendenti dell’Ama, anche “fastidi temporanei”, con tanto di certificato firmato dal medico di turno, e pertanto non possono essere inseriti nei turni. Chissà, poi, quanta legge 104 è stata raccolta dai “monnezzari” romani. Non è chiaro, però, come mai chi non possa salire su un camion o non possa avere a che fare con un cassonetto, non sia stato destinato all’antica e produttiva ramazza. Forse si vedrebbero in giro, nella sempre più sporca Capitale, qualche centinaia di pulitori in più.

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