Strage di via Acca Larentia, indignazione a 360 gradi

Ovviamente vedere centinaia di persone, soprattutto ragazzi, che rinnovano il rito del saluto fascista non è uno spettacolo esaltante, pensando che quella ideologia ha prodotto le leggi razziali, oltre a condurci in un drammatico conflitto globale. Tutto ciò indigna molto. E ci sarebbe da chiedersi perché tanti giovani abbracciano oggi quella fede: non sempre l’origine è nel nucleo familiare, spesso – probabilmente – la causa è della “debolezza” delle alternative. L’incoerenza dei “guru”, abili nel parlare e meno nell’agire, la retorica, ma anche l’agenda retrò di tanti partiti non avvicina certo i ragazzi alla politica. Finiscono, quindi, con il preferire un’offerta più estetica che non pregna di contenuti.

È altrettanto vero, però, che l’alzata di scudi di buona parte della sinistra di fronte alle immagini che ritraggono i militanti dell’estrema destra intenti a commemorare con il saluto romano i tre militanti del Fronte della gioventù, Franco Bigonzetti, Francesco Ciavatta e Stefano Recchioni, uccisi il 7 gennaio 1978 a Roma nella strage di via Acca Larentia all’Appio-Tuscolano, fuori dalla sede del Msi, suscita perlomeno qualche perplessità. Innanzitutto perché questo “spettacolo” va in scena da quasi mezzo secolo e stupisce che molti se ne accorgano solo oggi, con la destra al governo. Anzi, negli anni scorsi questa commemorazione, che rientra nel “culto del rito”, particolarmente presente nella destra neofascista, era molto più imponente: cortei molto partecipati e ordinati sono partiti nel secolo scorso da piazzale Appio, con torce e tamburi, o da piazza Asti, cioè da luoghi non proprio vicini a via Acca Larentia, permettendo uno smisurato impatto scenografico. Come mai Elly Schlein e compagni se ne accorgono solo ora, rispolverando quella “pregiudiziale antifascista” che, tra l’altro, pochi benefici nelle urne ha apportato al Pd nell’ultima campagna elettorale?

Evidentemente la semiotica serve a poco: anni di antifascismo militante ha portato la destra dritta al governo, con una maggioranza schiacciante. Mentre l’estrema destra, nonostante questi riti che si ripetono, tra l’altro, ad ogni occasione commemorativa, compresi i funerali degli esponenti di quell’area politica, elettoralmente ha sempre contato poco, con qualche centinaia di migliaia di voti divisi principalmente tra Casa Pound e Forza Nuova.

E la sinistra? La supponenza di certi esponenti politici pienamente e malamente invischiati nel potere e l’insensatezza di alcune posizioni, oltre all’attuale vuoto di proposte e alla discrasia tra il dire e il fare, ha affossato sé stessa. Il crollo del muro di Berlino, il monopolio del capitalismo, ma anche la mancanza di leader, ha spazzato via una forte componente del quadro politico italiano, che aveva avuto un ruolo determinante nella lunga stagione dal dopoguerra agli anni Settanta nell’assicurare diritti ai cittadini. Evidentemente oggi il pragmatismo fa da padrone e le braccia tese fanno meno paura di ben altri problemi quotidiani.

Resta un’altra amarezza: i tre ragazzi uccisi in via Acca Larentia in un pomeriggio invernale restano senza giustizia. Nessuno ha pagato per quella assurda strage. Il padre di uno dei tre, un umile portiere molisano, si suicidò ingerendo dell’acido seduto su una panchina di piazza Santa Maria Ausiliatrice.

Cinque membri di Lotta Continua vennero arrestati nel 1987 perché ritenuti responsabili della strage ma poi sono stati tutti prosciolti. Mistero anche sull’arma, una mitraglietta Skorpion, ritrovata nel 1988 a Milano, in un covo delle Brigate Rosse. Complessivamente la strage dell’Appio-Tuscolano resta uno dei tanti misteri italiani che probabilmente rimarranno sepolti per sempre.

(P.D.V.)

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