La “moda” da Zoomarine



Ma cosa c’è di divertente nel vedere dei poveri animali, in genere abituati a nuotare nelle distense immense di mari e oceani, ridotti a fare i pagliacci in minuscole vasche per il profitto di chi li tiene in quello stato?
Si fa tanto parlare di educazione ambientale nelle scuole. Unione europea e ministero della Pubblica istruzione investono fiori di milioni per far “avvicinare” gli studenti, nel miglior modo possibile, alla natura: frutta fresca di stagione tra i banchi e soprattutto escursioni alle “fattorie aperte” per approfondire la conoscenza degli animali nei loro storici habitat naturali, del loro ciclo vitale, della loro utilità per l’esistenza umana grazie soprattutto al latte e ai formaggi.Rispetto a tutto ciò, i “tempi moderni” che impongono l’esigenza insopprimibile di “forti emozioni” (che potrebbero benissimo essere assicurate dal semplice contatto con la natura) stanno alterando la tradizionale cultura del territorio naturale a favore delle solite logiche consumistiche e del profitto facile. Così, quelle stesse scuole che organizzavano escursioni alle “fattorie aperte”, con tanto di assaggio di prodotti naturali e importanti “incontri ravvicinati” con gli animali, oggi promuovono vere e proprie gite a quelli che vengono definiti “parchi acquatici”, come Zoomarine di Torvajanica, a due passi da Roma.Strutture che fanno del marketing aggressivo, cioè di pubblicità presente dappertutto (quindi vista anche dai bambini) il proprio cavallo di battaglia. Oltre agli accordi con le scuole, importanti bacini d’utenza acerba. C’è da chiedersi cosa ci sia di didattico nell’assistere ad uno spettacolo di delfini ammaestrati, relegati ad una vasca, utilizzati per il facile profitto. E cosa c’entrino con i delfini i dinosauri, proposti a “Zoomarine” attraverso ricostruzioni che fanno naturalmente presa sui bambini. O ancora, gli spettacoli che ogni tanto vengono proposti a completamento (e supporto) del tutto, tipo legioni di antichi romani in assetto di guerra o gladiatori che si sfidano tra aquile imperiali in volo e predatori dell’aria.Fino (sic) all’immancabile presenza di qualche scampolo del “Grande Fratello” o dei “Cesaroni” su un parco che si trasforma sempre più in passerella, in linea con una società sempre più incentrata sull’apparire e sul “money”, trascurando certi valori naturali e tradizionali. Si ribatterà: anche i genitori sono contenti, perché sono pronti a ripetere l’immancabile giustificazione “Che male c’è? I bambini si divertono con i delfini…”. Ma l’incapacità di “costruire il divertimento”, delegando chi lo fa scaltramente al posto nostro (a fronte dell’esoso ticket), invita a riflettere.C’è di più: la scuola dovrebbe “educare”. Un tempo, le “uscite” venivano definite “escursioni culturali”, guai a chiamarle “gite”. Oggi il concetto s’è ribaltato, la “cultura” la fa Zoomarine. Basta leggere cosa è scritto su un blog, esattamente Travelblog: “Sono stato allo Zoomarine, dove sono riuscito a riprendere tutti e gli 8 delfini (le vere star del parco)… Nei giorni di maggior afflusso, le attrazioni sono organizzate con file all’americana, il che alle nostre latitudini è condizione sine qua non per non rovinarsi la giornata litigando con i soliti furbi… Unico neo il costo, (quasi 60 euro), ma se si considera che si è impegnati tutto il giorno e se ci si organizza con il mangiare da casa (coi fagotti si direbbe a Roma), la spesa non è poi così eccessiva”. Riepiloghiamo: “Robert Capa” è riuscito a riprendere “tutti e gli 8 delfini” e soprattutto “60 euro non è spesa eccessiva se si considera che si è impegnati tutto il giorno”… Cioè, per “essere impegnato” ho la necessità di pagare? Il biglietto, a quanto ci risulta, costa 25 euro a persona !Ben diverso, per fortuna, ciò che appare in altri siti. “Secondo voi – scrive Myleniti su Youtube – i delfini dove vogliono vivere, in una vasca a fare tutta la vita i pagliacci per gli esseri umani o nel mare?”.

(Alessandro Neumann – 28 giugno 2012)

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