La sconfitta di Trump e l’elezione di Biden a presidente degli Stati Uniti conferma, principalmente, le due opposte visioni che caratterizzano il mondo attuale. E che una società multiforme come quella americana ingloba in fondo da sempre.
Trump incarna il credo sovranista, ultranazionalista e individualista alternativo ai sistemi liberali tradizionali: una risposta muscolosa e populista ai problemi prodotti dalla globalizzazione. In fondo anche lo spettacolo non certo esaltante di queste ore, con schiere di avvocati pronti a dare battaglia, rientra in questa fascinazione dell’uomo forte che ha saputo dare una profonda personalizzazione al suo ruolo. L’ex presidente, che comunque ha smentito i sondaggi raccogliendo un’enormità di voti e radicalizzando il suo elettorato, è forte proprio di questo rifiuto dei compromessi e delle mediazioni e della politica tradizionale incentrata sulle sfumature.
Biden rappresenta esattamente il suo opposto. La moderazione e l’esperienza politica costituiscono i propri punti di forza. Anche la fase di paziente e prudente attesa dei risultati, la scelta della vicepresidente espressione del multiculturalismo e della parità di genere, il voler essere “un presidente per tutti gli americani, che voi abbiate votato per me o meno” rispondono a precise volontà del “politicamente corretto”.
La pandemia che sta sconvolgendo l’intero mondo ha sicuramente inciso sul risultato americano. E potrebbe avere conseguenze fatali anche per altri sovranismi nel mondo, interrompendo quella fase di crescita dei nazionalismi che già alle Europee aveva dimostrato qualche battuta d’arresto. In fondo, le ultime elezioni regionali hanno ridimensionato quella rilevante tendenza che premiava le forze alternative alle élite. Mai come in questo periodo si rivaluta lo stato di diritto delle democrazie, che include anche un servizio sanitario pubblico e gratuito.
La Chiesa, che come sempre anticipa i fenomeni storici, con Papa Francesco da anni sta rilanciando con forza i valori della solidarietà, gli unici in grado di rispondere ad una crisi sociale di cui vediamo solo le premesse. Biden, perlomeno nei programmi elettorali, ha indicato proprio questa strada, volendo riprendere il programma sanitario di Obama, facendo rientrare gli Stati Uniti negli accordi di Parigi sul clima, ricucendo la società dalle contrapposizione e dalle ferite degli ultimi quattro anni.
La strada americana serva da monito anche all’Unione europea, che ha l’occasione per fare la sua parte in questo processo di trasformazione globale.
(Domenico Mamone)