L’Antitrust, cioè l’Autorità garante della concorrenza e del mercato, ha avviato un’istruttoria nei confronti del gruppo molisano Dr Automobiles s.r.l. di Macchia d’Isernia per possibili condotte illecite durante la promozione e la vendita delle autovetture a marchio “Dr” ed “Evo”, in violazione delle norme del Codice del consumo. La notizia è stata diffusa attraverso un comunicato stampa della stessa Autorità, con sigla PS12638.
Secondo l’Autorità, si legge nel testo, la società avrebbe fornito informazioni ingannevoli riguardo al luogo di produzione degli autoveicoli a marchio “Dr” ed “Evo”. In particolare – riporta ancora il comunicato stampa – la società “rappresenterebbe in modo non corretto, sia sul proprio sito internet aziendale, sia in campagne pubblicitarie online e sui mass media le informazioni che riguardano il luogo di produzione degli autoveicoli a marchio ‘Dr’ ed ‘Evo’. Inoltre in alcuni casi ometterebbe informazioni rilevanti sulla loro origine, lasciando intendere che siano prodotti interamente in Italia, mentre si tratterebbe di veicoli di produzione cinese”. I funzionari dell’Autorità hanno svolto ispezioni presso la sede della società DR Automobiles s.r.l. con l’ausilio del Nucleo speciale antitrust della Guardia di Finanza.
L’esposto sarebbe partito dal claim “Una storia italiana” dello spot lanciato a fine 2021. In sostanza se è vero che il marchio “Dr” è legato alla società di Massimo Di Risio, ubicata in Molise, in realtà c’è tanta Cina nei prodotti automobilistici. Nel Paese asiatico, infatti, nascono le vetture di Chery, Jac Motors e Baic (brand con i quali la casa italiana avrebbe accordi commerciali, secondo quanto riporta Wikipedia) utilizzate dal Gruppo Dr come base di partenza per i propri modelli. In particolare la Dr 5.0, come riportano giornali di settore, sarebbe basata sulla Chery Tiggo 5X, mentre la Sportequipe 7 sarebbe la versione rimarchiata della Chery Tiggo 8 Plus. I modelli Dr attualmente sono sette, rilevabili dal sito internet dell’azienda.
Del resto il primo prodotto lanciato da Dr è stato il Suv compatto Dr 5, versione riadattata del cinese Chery Tiggo, lanciato sul mercato nel 2007 rimanendo a listino, con varie evoluzioni, sino al 2020.
Se è innegabile che la Cina abbia un ruolo rilevante nella produzione di automobili del brand molisano, c’è onestamente da chiedersi quanto la “territorialità” di una fabbrica di automobili sia un valore nell’era della globalizzazione, degli assemblaggi mondializzati e delle delocalizzazioni: la “territorialità”, diciamolo chiaramente, è in via di dissolvimento in tutto il mondo. Ad esempio, se un tempo la Volvo era una bandiera svedese, oggi lo è molto meno grazie ad accordi asiatici, specie per la macchine che vanno fuori dall’Europa. Lo stesso si può dire per tante “esternalizzazioni” che investono le più note case di automobili, Fiat compresa.
I componenti per le automobili “realizzate” in Molise, dopo un lungo viaggio in nave, sbarcano in Italia e vengono trasportati nello stabilimento di Macchia d’Isernia per essere assemblati e personalizzati nei loghi e nei motori. Come riporta Massimo Grassi su Motor1.com, “il termine tecnico è ‘fabbrica cacciavite’” e pone la domanda centrale: se a Macchia d’Isernia le auto vengono “solo” assemblate e modificate, si può parlare di “made in Italy”?
Noi aggiungiamo: si può parlare di “made in Molise”, come alle volte qualche rappresentante istituzionale parla con orgoglio della fabbrica pentra?
Se, infatti, è indubbio che Massimo Di Risio da una semplice concessionaria di automobili sia riuscito a creare un dinamico Gruppo con un logo presente in tutta Italia e numeri in crescita, onore al merito, c’è da domandarsi fino a che punto una fabbrica del genere possa incarnare “l’identità molisana”. Certo, la sede è in Molise, i lavoratori sono molisani, così come il fatturato e per una piccola regione segnata da una crisi drammatica la realtà “Dr” non può che rappresentare un valore. Dai dati su Dr Automobiles s.r.l. dell’ufficio camerale (Rea 38928), l’azienda ha 37 dipendenti e un fatturato 2022 di 448.362.231 euro, dati che investono direttamente la nostra regione (Wikipedia parla di 200 unità di personale, probabilmente comprendendo tutto il Gruppo o l’indotto). È altrettanto vero, però, che l’azienda ha ormai una mission nazionale per cui se il “made in Italy” è oggetto di discussioni, per le ramificazioni asiatiche, figuriamoci il “made in Molise”.
Insomma, per promuovere il Molise un conto sono le testimonianze storiche, da quelle sannite a quelle medievali, o le produzioni artigianali ed enogastronomiche locali, con secoli di storia alle spalle, e un conto è una fabbrica di assemblaggio, per quanto ubicata presso Isernia.
Scrive ancora Grassi, centrando la questione: “Quello che è chiaro è come la questione del contendere non sia sul metodo di produzione delle auto, ma di come questa venga comunicata ai consumatori, stressando – spesso anche in maniera maggiore rispetto a costruttori italiani con una storia molto più lunga – la propria italianità”.
La rivista Quattroruote evidenzia come il nodo sia la promozione. Il gruppo molisano, scrive l’autorevole testata, “importa notoriamente componenti e vetture provenienti dal Paese asiatico (in particolare dei gruppi Chery, Jac, Baic) commercializzandoli tramite i propri brand (oltre a Dr ed Evo, anche Sportequipe e Ickx), ma per il Garante non è quello il problema: semmai, le possibili condotte illecite, in violazione delle norme del Codice del consumo, starebbero nella comunicazione e nella promozione di tali prodotti, sia sul sito internet aziendale, sia in campagne pubblicitarie online e sui mass media. Una questione, in buona sostanza, di marketing”.
Insomma, in molte automobili, non solo in quelle a marchio “Dr”, l’esposizione del tricolore italiano accende qualche interrogativo.
Semmai i problemi più recenti relativi al Gruppo sono altri. E l’azienda – è la nostra esperienza – non aiuta in tal senso.
Il sito Sicurauto.it dà notizia, lo scorso 8 novembre, delle lamentele di molti autoriparatori riguardo la lunga attesa per i ricambi auto “Dr” ed “Evo”. Se uno dei punti di forza dell’azienda è sempre stato quello della rapida consegna dei veicoli acquistati, purtroppo in questo 2023 molti autoveicoli sono a lungo fermi in officina in attesa della riparazione o – come riporta il sito – “consegnate con lavori eseguiti a metà”. Si legge sul sito: “Molti autoriparatori si sono trovati costretti ad affrontare situazioni in cui i ricambi richiesti non erano disponibili o vengono consegnati molti mesi dopo l’ordine, con l’auto ferma in attesa della riparazione. Nella maggior parte dei casi si tratta di auto intestate a società di noleggio, per le quali il fermo auto può avere un impatto sulla redditività. Ma in altri casi secondo quanto dichiarato dai carrozzieri, per consegnare l’auto funzionante ai clienti privati, hanno fatto affidamento a creatività e ingegno”. Tante le testimonianze riportate nel sito.
“Dr”, consapevole del problema, assicura che la situazione dovrebbe migliorare a breve, implementando ulteriormente i punti indicati nel loro piano.
Un problema, però, è anche la comunicazione con l’azienda. Tentativi di parlare con il marketing vanno a vuoto. E questa non è una bella pubblicità per il Gruppo molisano.
Infine non manca nel web qualche spiritoso che, sul solito tormentone del “Molise non esiste”, ne ha coniato uno per l’occasione: “Le auto prodotte in Molise valgono doppio”. Ma la lettura si presta a più interpretazioni, per fortuna.