In ricordo di Raffaele Jannucci

Il vero precursore del turismo itinerante, Raffaele Iannucci, originario di Casacalenda, editore della rivista PleinAir, ci lascia andandosene in punta di piedi, con il suo garbo, la sua riservatezza d’altri tempi.

Un grande editore che da Casacalenda ha offerto al mondo intero la sua magia: la voglia di essere liberi nell’essere turisti e mai per caso.

Anni di intensa attività prima di arrivare a toccare l’apice dell’editoria turistica. Mai un sensazionalismo, mai una frase fuori posto, mai una irriverenza a un mondo che arride la morte ma non riesce a sconfiggerla. “Un uomo dai pensieri d’oltre tempo, dalla magia riflessa nei suoi occhi e condizionante le modalità di un turismo, quello della lentezza e sostenibilità, che ha scritto la storia e sparso radici profonde sino a rendere immortale la sua creatura” le parole ricorrenti di amici che nel tempo hanno riconosciuto in Raffaele, l’uomo dell’eleganza e della pragmatica voglia di essere servitore e mai servito.

Amava i Beatles e i Rolling Stones”, avrebbe detto più di qualcuno riconoscendo in lui la bellezza del racconto, la tranquillità delle sue azioni, la voglia di Pace che ancora oggi non riconosce la bellezza del Creato e la forza di uomini per bene che si dannano l’anima per trarne succo dolcificato dall’apoteosi del camminare insieme. Raffaele è volato in cielo e con lui la sua anima gentile, trasparente, amorevole verso tutti, modello per la sua famiglia, per sua figlia Lucia, che oggi ne è erede e complice di racconti mirati alla coesione di rapporti senza linee demarcative ma solamente a sostegno delle centinaia di migliaia di lettori affascinati dal sapore della carta stampata, e dal silenzio di un Universo diverso da quello reale, poiché pieno di sillogismi affabulatori di poesia e forza aggregativa.

Il rapporto viscerale con la propria moglie ha dettato nei decenni di convivenza, lo scandire delle righe scritte e da scrivere. Righe che ancora segnano la storia di paesi, piccoli borghi, paesaggi, ma soprattutto pensieri liberi per poter sognare di andare via e volare di concreta fantasia.

Tutto finisce nulla si distrugge, potremmo affermare per non soffermarci a pensare alla morte come ultima condizione che cancella ogni dono e ogni affetto. Raffaele non sarebbe stato in sintonia, anzi, si sarebbe arrabbiato, cosa non sempre facile, e magicamente avrebbe posto ancora una volta il sigillo di un mesto ritorno alle origini. Origini dettate dall’amore verso Casacalenda, suo amato paese dove ha perso l’equilibrio statico, ha condizionato verso la dipartita la sua vita e dove ancora una volta, accompagnato dall’affetto di tantissimi, ha voluto tornare a vivere da sepolto.

Raffaele sino in fondo non ha voluto mancare e essere diverso da sempre e con il sorriso, anche se nascosto dal dolore, ci lascia arridendo la morte e profanando la vita. Non ci lasciano le sue opere, non ci lascia il suo amore per la sua terra, non ci lascia il suo senso di cantare la musica dell’insieme perpetuo e dalla nobile arte del bello. Basterà questo a consolarci dal dolore? Non lo sapremo mai poiché piangere al suo cospetto lo farebbe sicuramente infuriare. Lasciamo egli nel dubbio e portiamoci a salutarlo con il sorriso che egli ci ha donato con i suoi racconti, con le sue lezioni di perfezionismo. Aveva un fortissimo senso della dignità, e da uomo degno se ne andato. Si scrivano, da adesso, solo parole a lui debitrici. A Dio Raffaele!

(Maurizio Varriano)

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