Gino Marotta è stato uno dei più grandi artisti del Novecento.
Nato a Campobasso il 20 giugno 1935, è morto il 16 novembre 2012 all’età di 76 anni a Roma, città dov’era residente da tempo e dove il 6 ottobre 2012, poco prima della scomparsa, aveva inaugurato la sua ultima mostra dal titolo “Relazioni pericolose” presso la Galleria nazionale d’arte moderna.
E’ stato scultore e pittore di successo.
Le sue opere hanno fatto il giro del mondo attraverso eventi sempre di grande rigore e spessore.
Il suo biglietto da visita: è stato l’unico artista italiano contemporaneo ad esporre al Louvre.
La sua prima mostra personale è datata 1957, alla galleria Montenapoleone di Milano. Subito dopo è presente, insieme a pittori come Balthus, Burri, Capogrossi, Fontana, Léger e Licini in mostre di grande rilievo internazionale come “Pittori d’oggi Francia-Italia” a Torino, “Modern Italiensk Maleri” a Copenaghen ed in numerose altre rassegne internazionali che documentavano la pittura italiana contemporanea nei musei e nelle gallerie di arte moderna nel mondo. Sono gli anni dei famosi “Bandoni” e i “Piombi”, quadri realizzati in officina con la fiamma ossidrica.
Anche Marotta ha ideato nuove soluzioni tecniche, applicate in seguito dalle stesse
industrie, per realizzare opere di grandi dimensioni come il “Bosco NaturaleArtificiale” del 1967, l'”Eden Artificiale” e, qualche anno più tardi, la “MisuraNaturale Cava”.
Nel 1967 è presente, con una sala personale, alla IX Biennale di San Paolo del Brasile.
Nello stesso anno realizza “Lo Spazio dell’Immagine” a Foligno.
Nel 1969 partecipa all’esposizione “4 Artistes Italiens plus que Nature”, Palais du Louvre, Musée des Arts Décoratifs a Parigi, con Ceroli, Kounellis e Pascali.
Nel 1970 è la volta di “Amore Mio” a Montepulciano e collabora alla grande mostra “Vitalità del Negativo” al Palazzo delle Esposizioni di Roma.
Nel 1971 è presente alla Kunststoffe di Dusseldorf proprio con il suo celebre “Bosco Naturale-Artificiale”, una struttura abitabile in metacrilato trasparente stampato sotto vuoto.
Nel 1972, sempre con una sala personale, è presente alla X Quadriennale d’Arte di Roma, Palazzo delle Esposizioni, mentre l’anno seguente partecipa all’esposizione dell'”Eden Artificiale” nei Giardini della XV Triennale di Milano. Nello stesso anno si registra la partecipazione alla XII Biennale Middelheim di Anversa e cura una mostra personale alla Rotonda della Besana di Milano.
Nel 1984 ancora una sala personale alla XLI Biennale Internazionale d’arte di Venezia (1984) e due anni dopo la sala personale alla XI Quadriennale d’Arte al Palazzo delle Esposizioni di Roma (1986).
In occasione di Siviglia ’92, grande esposizione internazionale, presenta “Grande Sinopia Italiana”.
A seguire partecipa all’Expo 2000 di Hannover, quindi alla mostra antologica “Metacrilati” al Complesso del Vittoriano di Roma (2001). Nello stesso anno presenta il grande “Albero della vita” nella mostra “Artisti italiani del XX secolo alla Farnesina”, l’anno seguente il “Grande Alone” (scultura in acciaio inox alta otto metri) per la XVI Edizione Scultori a Brufa nel comune di Forgiano.
Nel 2008 è presso la galleria “La Nuvola” di Roma, in via Margutta, con “Trasparente”.
Via via fino, appunto, a “Relazioni pericolose” presso la Galleria nazionale d’arte moderna in questo 2012.
Le sue opere di pittura e scultura sono conservate in prestigiosi musei, istituti bancari e collezioni private in Italia e all’estero.
“Sono convinto che il clima culturale di Roma dopo gli anni Sessanta sarebbe stato molto più squallido senza le grandi invenzioni tematiche di Gino Marotta – sottolinea Pierre Restany.
Del suo lavoro e del suo pensiero artistico si sono occupati i più importanti critici d’arte: Umbro Apollonio, Giulio Carlo Argan, Paola Ballesi, Guido Ballo, Renato Barilli, Carmine Benincasa, Marziano Bernardi, Achille Bonito Oliva, Maurizio Calvesi, Luigi Carluccio, Floriano De Santi, Gillo Dorfles, John Hart, Gian Piero Jacobelli, Udo Kultermann, Giuseppe Marchiori, Lara Vinca Masina, Filiberto Menna, Paolo Portoghesi, Pierre Restany, Franco Russoli, Vittorio Sgarbi, Leonardo Sinisgalli, Giorgio Soavi, Carmelo Strano, Tommaso Trini, Marco Valsecchi, Lionello Venturi, Emilio Villa, Maurizio Vitta, Cesare Vivaldi…
Ancora personali: al J.F. Kennedy Airport di New York (2003), alla Galleria PICI di Seoul, in collaborazione con l’Istituto italiano di cultura in Seoul (2004) e all’Istituto Italiano di Cultura di New Delhi (2004), fino alla partecipazione alla mostra “Da Balla alla Transavanguardia. Cento anni di arte italiana alla Farnesina” , MiArt 2004, Milano.
Si è occupato anche di cinema e di teatro, portando il suo contributo di ricercatore innovativo. Ha collaborato a grandi produzioni come la “Bibbia” di John Huston; ha esordito in teatro nel 1959, come scenografo, nel Misantropo di Luigi Squarzina, messo in scena al teatro Olimpico di Vicenza, con i costumi di Corrado Cagli. Il cinema e il teatro d’avanguardia lo hanno visto impegnato in numerose imprese, di importanza storica, come il film “Salomè” e la scenografia teatrale di “Nostra Signora dei Turchi” di Carmelo Bene, le scene di “Finale di partita” di Samuel Beckett e, oltre un decennio più tardi, le scene e i costumi di “Hommelette for Hamlet”, che gli fanno meritare nel 1988 il premio UBU per la migliore scenografia.
Ha insegnato all’Accademia di Belle Arti di Roma, membro dell’Accademia Medicea delle Arti del Disegno di Firenze e dell’Accademia Nazionale di San Luca di Roma.
Ha diretto l’Accademia di Belle Arti dell’Aquila.
Ha pubblicato un libro di saggi brevi dal titolo “Rosso di Cinabro”.
Gino Marotta è stato per oltre 20 anni cittadino onorario di Pievebovigliana (Macerata) e viveva per gran parte dell’anno (circa otto mesi) nella sua casa-laboratorio nella frazione di Isola.
Nell’agosto 2012 Marotta ha donato a Pievebovigliana una bellissima e pregiatissima scultura in occasione del 35° anniversario dell’istituzione dell’Avis comunale.
Evidenziano i giornali locali come amasse ricordare spesso di essere “marchigiano onorario” e non perdesse occasione di dirlo e di scriverlo. In un suo piccolo libro,
Marotta dedica un capitolo, scrivendo fra l’altro: “Pievebovigliana è una zona dove la natura sembra creata da un artista, paese adagiato fra le colline marchigiane al confine con l’Umbria, dove il terreno, scandito dai proclivi dolcissimi dei Monti Sibillini, si stempera in campiture deliziose e raffinate. Questa terra sembra dipinta da un pittore del rinascimento”.
In un’intervista concessa ad Alberto Sensini per la rivista “Prima Pagina”, Marotta confessava: “Cominciamo col dire che sono molto orgoglioso di avere nella recinzione della mia casa un cartello che indica che siamo nel parco dei Sibillini. Sul cancello ho fatto fare una quercia che è molto presente nel mio lavoro. Per me questo luogo è una specie di miniera. Ci vivo bene. Vorrei starci più di quanto in realtà mi posso permettere. Qui tutto ha una qualità estetica altissima… lo dico senza enfasi amo molto il garbo, l’asciuttezza e la discrezione proprie della Marche”.
Non a caso la camera ardente è stata allestita nella sala consiliare del Comune di Pievebovigliana e la salma tumulata nel piccolo cimitero di Fiano di Pievebovigliana.
“E’ scomparso un uomo speciale – ha dichiarato Sandro Luciani, sindaco di Pievebovigliana – che univa alle riconosciute doti di artista una umanità profonda e riservata ed un amore sincero per questa che è stata la sua terra di adozione. Una perdita molto grave per il nostro territorio”.