I cantieri di Betania

È da poco stato pubblicato dalla Conferenza Episcopale Italiana il documento “I cantieri di Betania- Prospettive per il secondo anno del Cammino sinodale” con il quale si cerca di fare sintesi del percorso avviato un anno fa, di raccogliere le priorità emerse nelle indicazioni ricevute dai gruppi di ascolto e di coinvolgere ovviamente quanti finora sono restati ai margini.

La sua consultazione è possibile sul sito “Cammino sinodale delle chiese in Italia”

Il testo non nasconde talune difficoltà, come la crisi pandemica e una certa autoreferenzialità di molti cristiani che hanno rallentato il lavoro di ascolto e confronto della fase iniziale presso le Chiese locali; tuttavia si sottolinea come “Si sono formati circa 50.000 gruppi sinodali, con i loro facilitatori, per una partecipazione complessiva di mezzo milione di persone. Più di 400 referenti diocesani hanno coordinato il lavoro, insieme alle loro équipe, sostenendo iniziative, producendo sussidi e raccogliendo narrazioni. Si è creata una rete di corresponsabili che è un primo frutto, inatteso, del Cammino e una risorsa preziosa per la sua prosecuzione”.

Per la verità diversi analisti mostrano scetticismo sulla reale volontà nella comunità dei credenti di affrancarsi da sovrastrutture che soffocano la fede per liberarla da quelle che papa Francesco chiama le tentazioni del potere.

I dati di partecipazione non sarebbero proprio confortanti soprattutto se si analizzassero più in profondità in relazione alle diocesi e alle parrocchie; tuttavia grazie all’impegno di tanti referenti nelle commissioni sinodali diocesane si sono prodotti sussidi utili alla riflessione su molti problemi che la Chiesa vive e dai quali adesso occorre ripartire per cercare le idee adeguate alla loro soluzione.

Certamente il compito dei gruppi sinodali dovrà essere quello di uscire da considerazioni generiche o vaghe per affrontare direttamente e concretamente alcune questioni che riguardano aspetti fondamentali della vita della Chiesa.

Di sicuro aiuto sono il “Testo di servizio”, una prima sintesi nazionale articolata intorno a “dieci nuclei” tematici e ora le priorità sulle quali concentrare il secondo anno di ascolto che giungono naturalmente dalle sintesi diocesane.

Il nuovo documento “Cantieri di Betania” con il sussidio di talune domande guida invita ora a proseguire il cammino partendo dal brano del Vangelo di Luca “Mentre erano in cammino, Gesù entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo ospitò. Ella aveva una sorella, di nome Maria, la quale, seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola. Marta invece era distolta per i molti servizi. Allora si fece avanti e disse: “Signore, non t’importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti”. Ma il Signore le rispose: “Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta” (Lc 10,38-42).

Siamo chiaramente davanti a un invito deciso a mettere al centro della vita cristiana l’indispensabilità dei principi evangelici, che sono appunto “la parte migliore”, piuttosto che le banalità di un formalismo inutile che giungono da una società egocentrica in cui la ricerca spasmodica del denaro sta annullando perfino l’amore per gli altri che dovrebbe essere il fondamento dell’esistenza.

La proposta ora è quella di quattro incontri laboratoriali tematici definiti appunto “cantieri” che, partendo dalla parola di Dio, si aprano all’ascolto delle esigenze dei credenti, degli agnostici, degli atei e di tutti i soggetti troppo spesso inascoltati privilegiando e incontrando il vasto mondo della povertà, del lavoro, della cultura, dell’economia, della politica, del volontariato e del Terzo settore.

Occuparsi allora dell’essenzialità della fede e del suo ruolo nella definizione di un’antropologia non più legata all’avere ma all’essere comporta anzitutto una riflessione su come i credenti possano uscire dall’autoreferenzialità, liberarsi dall’egocentrismo e aprirsi alla condivisione seguendo l’esempio di quel Gesù di Nazareth che era senza casa e continuamente in cammino.

Il tema della crisi di partecipazione in una Chiesa che non riesce più in tante occasioni ad essere laboratorio di verifica della fede attraverso testimonianze credibili di vita credo debba diventare il tema centrale di confronto e di riflessione da cui partire per affrontarne altri con elaborazioni di proposte che, uscendo da riflessioni generiche, siano capaci proposte concrete e reali.

Nel secondo anno della fase di ascolto del cammino sinodale credo si debba cercare anzitutto una partecipazione più diffusa ai “Cantieri di Betania” da parte di tutti preparando il lavoro con schede sulle tematiche degli incontri da far pervenire preventivamente a tutti.

Si dovrà poi evitare che i confronti siano finti dando spazio alla parresia ovvero esprimendo certamente con umiltà ma con schiettezza quanto può aiutare la Chiesa come popolo di Dio ad essere sempre più vicina al Vangelo.

Occorrerà anche aprire on line su piattaforme facilmente accessibili almeno gli incontri programmati a livello foraniale.

Le priorità per il lavoro laboratoriale nel secondo anno dell’ascolto potrebbero essere le seguenti:

1. Curare le relazioni di ascolto creando nuovi metodi (interviste e comunicazioni via mail), cercando luoghi di vita vissuta (scuola, gruppi di famiglie, siti di lavoro) e tempi (articolati ma larghi) ovviamente dentro e fuori della parrocchia in una prima fase.

2. Organizzare incontri foraniali coordinati dai referenti della commissione sinodale diocesana da tenere alternativamente in tutte le parrocchie che si rendono disponibili.

3. Rilanciare gli organismi di partecipazione già esistenti (Consigli pastorali e degli affari economici) come luoghi di discernimento comunitario e di scelte condivise e corresponsabili.

4. Avviare una nuova esperienza di Chiesa non guardando a quella ereditata o della stabilità, ma aprendola a nuove forme di partecipazione e di ruoli per il laicato e facendola uscire dall’universo clericocentrico maschile con organismi di consultazione e di rappresentanza negli organismi ecclesiali, aprendo al diaconato femminile e rendendo possibile ai laici la presidenza di organismi parrocchiali e diocesani come la direzione di alcuni uffici pastorali dando loro funzioni consultive e deliberative.

5. Confrontarsi sul linguaggio e le forme di comunicazione nella testimonianza della fede e nella liturgia attraverso una progettazione partecipata dell’azione pastorale superando l’asimmetria culturale e lessicale di espressioni che sono disallineate dall’epoca in cui viviamo spogliando anche la fede da sovrastrutture per coglierne davvero il nucleo.

6. Tornare a ridefinire l’idea di salvezza in un mondo che l’ha secolarizzata e addirittura talora resa irrilevante.

7. Studiare sistemi di organizzazione concreta a livello comunitario della fraternità e dell’impegno culturale e sociale

8. Riflettere sulle strutture ecclesiali verificandone fini, funzionalità e sostenibilità

9. Confrontarsi sulle vie per il superamento delle criticità esistenziali, delle discriminazioni e delle disuguaglianze perché la carità non diventi solo solidarietà e aiuto materiale ma liberazione dal bisogno e quindi libertà come ci trasmette Dio nell’Esodo “Ho osservato la miseria del mio popolo e sono sceso per liberarlo”.

Si tratta di criteri metodologici e di idee da elaborare per passare dal sinodo come evento a quello come processo di vita normale della Chiesa.

(Umberto Berardo)

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