Il terremoto dell’Aquila pretesto per lo spettacolo teatrale “Certe notti”

Del terremoto delle 3.32 del 6 aprile 2009 all’Aquila, che ha provocato 309 vittime, un luogo emblematico è rimasta la Casa dello studente di via XX settembre. In questo inferno di macerie si sono spenti i sogni di sette studenti universitari e di un vigilante 24enne, Francesco Esposito.

Gli studenti per lo più provenivano da fuori regione: Marco Alvani era di Sora (Frosinone), Luciana Capuano e Angela Cruciano della provincia di Foggia, Luca Lunari di Rieti. Hussein Hamade, arabo-israeliano, era fidanzato con una ragazza italiana. Il ventenne Davide Centofanti era abruzzese di Vasto.

I ragazzi studiavano ingegneria, medicina, informatica, psicologia. Uno, Alessio Di Simone, abruzzese di Penne, era fresco di laurea.

Il lungo processo penale per quel crollo si è concluso nel maggio 2016 con la condanna definitiva per tre ingegneri e un architetto. Le perizie dei tecnici della procura hanno quindi accertato, amaramente, le responsabilità umane. I pesanti reati conseguenti: omicidio colposo plurimo, lesioni personali, disastro colposo e crollo di edificio.

Ai vizi costruttivi dello stabile, edificato nel 1965, si sarebbero sommati diversi lavori di ristrutturazione, compresi quelli del 2000, che, secondo l’accusa, avrebbero ulteriormente indebolito il palazzo.

Il giudice ha anche disposto per i quattro condannati (gli ingegneri degli interventi precedenti sono deceduti da tempo) il pagamento di 100mila euro a ciascun genitore delle vittime e di 50mila euro a ogni fratello o sorella. Somme di danno biologico permanente che, rivalutate, vanno da 180 a 200mila euro. Altri risarcimenti sono stati assegnati agli studenti universitari che alloggiavano nella Casa dello studente per sindrome post traumatica. Il Tribunale civile del capoluogo abruzzese ha inoltre condannato la Regione Abruzzo e l’Azienda per il diritto allo studio (Adsu) al pagamento di un milione e 200mila euro ai familiari di Hamade Hussein.

A distanza di 15 anni dal sisma, la Casa dello studente non è stata ancora ricostruita. C’è soltanto un recente atto d’impegno di trasformare l’ex scuola media “Carducci” in viale Duca degli Abruzzi, gravemente danneggiata dal sisma, in nuova Casa dello studente, mentre nell’area di via XX Settembre dovrebbe sorgere il “Campo della memoria” in ricordo degli studenti scomparsi a causa del crollo.

Questo tragico “dramma nel dramma”, non nuovo purtroppo all’interno delle calamità naturali in Italia (si pensi, nel sisma molisano del 2002, al crollo della scuola di San Giuliano di Puglia dove perirono 27 studenti con età tra i sei e i dieci anni, anche in quel caso per lavori di restauro), costituisce il pretesto per la coinvolgente commedia intitolata “Certe notti”, scritta da Antonio Grosso, un ameno testo che consacra ulteriormente il giovane talento di questo bravo attore e sceneggiatore romano.

“Certe notti” è una piece teatrale brillante, capace di coniugare egregiamente – in un contesto altamente drammatico – aspetti molto comici, frutto della spensierata e farsesca convivenza degli studenti sotto lo stesso “doloroso” tetto, e riflessioni decisamente profonde, legate principalmente al loro beffardo destino. Studenti che “vivono in quel limbo che separa il giovane dall’adulto”, come scrive il regista.

Lo spettacolo è molto divertente. Ben scritto, ironico, armonico, mai banale. E non è mai irriverente, nonostante il drammatico contesto. Si dipana con un ritmo sostenuto, ricco di energia vitale, di trovate brillanti, di battute fulminee ed efficaci. I personaggi sono ben strutturati e molto differenti tra loro, estendendo all’infinito i contenuti esteriori ed interiori del quadro scenico.

Nella tre stanze della Casa dello studente troviamo il problematico Mario, ragazzo geniale nei risultati universitari ma instabile e talvolta violento nei rapporti interpersonali, ossessionato dai numeri e dal brano Sfiorivano le viole di Rino Gaetano. Il giovane è croce e delizia per suo fratello Vincenzo, attempato fuoricorso che convive con lui. Poi c’è la coppia Maria Grazia e Giuseppe, convivenza semplice e ordinaria tra gelosie, litigate e momenti di passione, con un inesauribile sentimento, per quanto a volte sotterraneo. Infine Camila, ribelle ragazza spagnola, che ha un conto in sospeso con l’autoritario e terribile professor Pugliesi, insormontabile ostacolo didattico per quasi tutti gli studenti.

Se il primo atto, divertentissimo, libera tutte le energie vitali dei protagonisti, il secondo è incentrato in una sorta di terapia collettiva, con le confessioni più intime e più toccanti, le rivelazioni, le ansie, le ammissioni, le passioni. Entrambi gli atti molto complessi, che premiano il lavoro di attori e regista.

Quel genio di Mario Monicelli raccontava che il modo migliore per far ridere è quello di rappresentare gruppi di umanità, come lui fece con I soliti ignoti o con con l’Armata Brancaleone. La formula risulta vincente anche per “Certe notti” dove l’umanità si dipana nell’opulenza delle diversità esistenziali, nell’intreccio di impressioni e commozioni, nell’esuberanza e negli eccessi che dall’apice comico sprofonda, con sensibilità, nell’inspiegabile vigore di un destino tragico.

I giovani ospiti della Casa dello studente del capoluogo abruzzese personificano i sogni giovanili, le aspettative sempre difficili da confessare e soprattutto da attuare, a causa anche dei freni familiari, i problematici bilanci e il desiderio di migliorarsi sempre: tutto, purtroppo, polverizzato dalle impietose macerie di un terremoto prevedibile, aggravato dalle ciniche responsabilità dei tecnici del business facile (incancellabile la risata beffarda dell’imprenditore finito ai domiciliari per inchiesta sulla ricostruzione dell’Aquila, in occasione del terremoto di Amatrice).

Bravissimi gli attori della commedia: Alessandra Di CioccioRaffaella FiochiStefano SantececcaAndrea Sorani e Iacopo Spositi. Elenco che si completa con lo straordinario Leonardo Stramaccioni nel ruolo più complesso, quello del ragazzo problematico.

Un plauso alla regia di Marco De Riso, che si conferma brillante nell’affrontare sfide difficili, sempre assicurando la migliore risposta alle aspettative.

Completano il quadro Maria Paola Miriani aiuto regista, Martina Nardone assistente alla regia, Luca Amato all’audio, Ambramà per la scenografia.

Lo spettacolo è andato in scena al Teatro Santa Chiara, in via Caterina Troiani 90 al Torrino nei giorni 23 e 24 marzo 2024.

(G.C.)

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