Alla scoperta delle cantine molisane: l’azienda “Valerio” di Monteroduni



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MONTERODUNI (ISERNIA) – Il Molise rurale, ovvero la forza del passato che diventa patrimonio per il futuro. Qui, in questa terra aspra e schietta nelle montagne ma addolcita dalle colline e dai paesi arroccati come antichi presepi, le produzioni locali rappresentano un bacino di tipicità in fase di grande valorizzazione. I valori della terra, dell’acqua, dell’aria, l’armonia tra uomo e natura, la bassa urbanizzazione che ha preservato il territorio, la tradizione profondamente contadina di mescolare i frutti di questi elementi sono fattori che caratterizzano e segnano il paesaggio, specialmente quello più suggestivo compreso tra il fiume Volturno – le cui sorgenti sono in Molise – e la catena delle Mainarde, che segna il confine con l’Abruzzo.
L’attuale provincia di Isernia, nota anche con il nome storico di “Pentria”, che evoca incanti sanniti, raccoglie il fascino di una terra acre ma autentica, che conserva le tracce di un popolo millenario che le ha trasmesso forza e carattere. Terra incontaminata, dove le eccellenze agroalimentari, in gran parte sconosciute al grande pubblico, presentano quelle stesse caratteristiche decise che presenta l’ambiente di produzione.
Tra le tipicità molisane, è soprattutto il vino a conoscere stagioni di apprezzamento e di crescita, anche sul piano internazionale. Il fiore all’occhiello dei vitigni è il Tintilia, che garantisce un vino rosso sempre più apprezzato fuori regione. Ma anche il Montepulciano conquista nuovi spazi, da secoli coltivato su queste colline. E la Falanghina che fa parte integrante della storia etnografica locale.
Del resto in questa zona il vino è arte antichissima. Una stele di epoca romana ne testimonia la presenza sin dal I secolo avanti Cristo. Il passato si sposa con il futuro attraverso l’uso sempre più esteso delle nuove tecnologie, che non intaccano il processo rurale, ma che anzi lo esaltano: le radici continuano a rivestire un ruolo importante nella filosofia di produzione, senza inibire il desiderio di sperimentare e innovare. Dai vigneti di misurata estensione, da secoli acclimatati sulle colline, prendono corpo vini che raccontano il progetto enologico molisano: restituire al territorio una qualità senza compromessi, ricordando il passato mentre creiamo il futuro.
Tra le aziende d’eccellenza di questo panorama enologico molisano, segnaliamo “Valerio” di Monteroduni, in provincia di Isernia. Fondata nel 1972 nel cuore dei vigneti del principe Giovanni Pignatelli, sempre a Monteroduni, s’è concentrata inizialmente su due vini: La Selvotta, un bianco da uve Trebbiano e Bombino ed il San Nazzaro da uve Montepulciano e Sangiovese.
Successivamente, l’antica cantina è stata recuperata nel 2004 dalla famiglia Valerio e successivamente messa nelle mani di Antonio, un architetto prestato al vino.
Il primo obiettivo della famiglia Valerio è stato quello di lavorare per recuperare gli antichi vitigni della zona. Il territorio infatti, pur avendo goduto di una fama che gli derivava dalle produzioni di vini straordinari, soprattutto nell’area di Macchia d’Isernia, versava in una situazione di totale abbandono. E’ iniziato così un percorso di ricerca finalizzata al rilancio del territorio. Una cantina moderna che oggi permette, attraverso l’impiego di una raffinata tecnologia, l’individuazione di profili “gustolfattivi” definiti che scaturiscono soprattutto dall’acclimatazione delle viti del loro terroir.
Con la vendemmia del 2006 e l’ottenimento della Doc Pentro, salvando quest’ultima dalla cancellazione, è stato restituito un vino al suo territorio dalla straordinaria e storica vocazione vitivinicola.
Il debutto del Pentro, ottenuto da uve Montepulciano e Sangiovese e con la recente introduzione nel disciplinare di produzione della Tintilia, vitigno autoctono, segna definitivamente la rinascita enologica del territorio grazie anche all’enologo Riccardo Cotarella vero regista di tale straordinario recupero.
L’appetito, come si suol dire, vien mangiando. Successivamente al Pentro è cominciata un’altra straordinaria avventura: il Metodo Classico. Ottenuto con uve Falanghina, opportunamente raccolte nella loro ideale maturità, il metodo classico rappresenta un altro fiore all’occhiello della produzione.

(GC)

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