SCONFITTI/ Antonio Di Pietro perde anche a Montenero di Bisaccia



MONTENERO DI BISACCIA (CAMPOBASSO) – “Il frequentatore di delinquenti calabro-bulgari perde pure a casa sua. Montenero di Bisaccia ha scelto il centro destra. Chi lo conosce lo evita”. Non va per il sottile il presidente del gruppo Pdl al Senato, Maurizio Gasparri, a proposito della sconfitta della candidata dipietrista Margherita Rosati per il Comune di Montenero di Bisaccia, paese natale di Tonino Di Pietro. Per una coincidenza diabolica, il nuovo sindaco si chiama Nicola Travaglini, avvocato 36enne, capolista della formazione civica di centrodestra “Uniti per Montenero”, cognome che porta in mente il giornalista, ospite fisso di Santoro, vicino alle posizioni dell’ex magistrato.
Montenero di Bisaccia, città natale di Antonio Di Pietro (e del figlio Cristiano, candidato a consigliere), volta quindi le spalle al suo illustre concittadino. La signora Margherita Rosati, imposta da Tonino dopo un braccio di ferro con il Pd, non ce l’ha fatta. Sconfitta non da poco: il giovane pupillo del centrodestra diventa sindaco con il 49% dei suffragi, 350 voti di scarto, un’enormità per i tremila votanti del paese molisano. Una vittoria “storica” per il centro della costa molisana: erano venticinque anni che i socialcomunisti prima, e i dipietristi poi, costringevano lui e i suoi predecessori all’opposizione.
Terzo posto per Giuseppe Chiappini, che guidava una lista sostenuta da una parte del Pd.
A livello locale una sconfitta anche per Nicola D’Ascanio, presidente della Provincia di Campobasso, ultima roccaforte della sinistra dopo che Campobasso città è passata lo scorso anno al centrodestra tra le fratture interne del centrosinistra.
“È come se Mussolini avesse perso a Predappio – scherza il neosindaco. “Lo stesso Di Pietro – continua Travaglini – ha fatto letteralmente il matto negli ultimi giorni qui a Montenero. Ha chiesto voti porta a porta, casa per casa, regalava i suoi libri, telefonava agli amici, faceva riunioni, cene elettorali. E che dire dei suoi: si sono contraddistinti per una campagna d’odio incomprensibile, atteggiamenti al limite dello squadrismo, mentre la gente ha premiato la politica del fare contro quella delle chiacchiere”. Nemo profeta in patria.

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