L’Uomo Cervo di Castelnuovo: un rito che diventa fantasy



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L’affascinante folklore dei nostri territori, quello che abbiamo ereditato inalterato nei secoli, imbevuto di letteratura fantasy, la prosa più amata dai giovani. E’ l’esperimento compiuto da un ricercatore torinese di origine campana, Luigi Musolino, trentacinquenne, grande esperto di folklore italiano. E per il suo lavoro, sin dal titolo, s’è servito del “Carnevale dell’Uomo Cervo”, rito che si rinnova annualmente a febbraio nel minuscolo e affascinante paese molisano di Castelnuovo al Volturno, in provincia di Isernia.
La storia del libro “Il carnevale dell’Uomo Cervo” è quindi ambientata nei boschi del Molise. Il protagonista è un giornalista, inviato a raccontare l’annuale festa popolare. Ma l’incontro con il mitico animale avrà risvolti fantastici.
Così l’autore descrive la festa nel libro: “Le prime a fare la comparsa sulla piazza sono le janare, le streghe, terribili a vedersi e sporche di fuliggine, presagio delle oscure apparizioni che andranno mostrandosi nel corso della serata. Danzano invasate, aprendo la strada agli zampognari che riempiono l’aria col suono lugubre dei loro strumenti, suono che potrebbe ricordare uno spaventoso bramito. E infine è la volta di Gl’Cierv, l’uomo cervo. Palchi di corna possenti, una pelliccia scura avvolta intorno al corpo e pesanti campanacci legati intorno alla vita, scorrazza per il paese gridando la sua furia e distruggendo tutto ciò che incontra, inseguendo i bambini e la folla, accompagnato dalla sua dama cornuta, la cerva, non meno infida e dispettosa”.
Il racconto prosegue illustrando i diversi personaggi in maschera cercano di porre fine alla follia dell’uomo cervo: Martino, figura dal cappello a cono vestito di bianco, una sorta di folletto benevolo e forzuto, che però viene ben presto sconfitto, e il cacciatore, che dopo mille peripezie riesce infine ad abbattere il temibile Gl’Cierv e la sua compagna. Ma il mito non può morire.
“Gl’Cierv rappresenta la forza dirompente della natura, il ciclico spegnersi e rinascere delle stagioni con tutto ciò che di negativo e di positivo ne consegue – continua l’autore. “È l’incarnazione della bestialità della terra, di un territorio aspro che l’uomo cerca di domare da sempre. Il cacciatore quindi si avvicina alle sue spoglie e gli soffia nell’orecchio la vita. Gl’Cierv rinasce, la sua ira pare essersi chetata, e mentre lascia il paese in compagnia della cerva allontanandosi nei boschi il paese comincia a festeggiare intorno a giganteschi falò, e allo scoccare del nuovo anno tutto si ripeterà, in un ciclo senza fine…”.
Luigi Musolino ha una passione illimitata per il folclore e per le leggende popolari italiane. Per questo ha scelto il Molise per il suo romanzo, uscito la prima volta nel 2012 ed oggi in ristampa. “Sono un appassionato di antichi miti popolari, delle leggende del folclore contadino che i nostri nonni si raccontavano intorno al fuoco, nelle notti d’inverno, quando non c’era ancora la televisione e uno dei pochi modi per passare il tempo era raccontarsi delle storie – racconta il giovane ricercatore. “Ogni regione italiana è zeppa di miti, creature mostruose, vecchie leggende, castelli stregati. Il paese del sole e del mare è solo una facciata, uno specchietto per turisti. L’Italia, per me, è il paese delle maschere, delle pianure nebbiose, e di una notevole sregolatezza dietro il velo della normalità e del quotidiano. Il Molise non è da meno e per comprenderne la natura più profonda non si può prescindere dallo studio e dalla conoscenza dell’ignoto, della memoria, del folklore, che spesso non riusciamo ad afferrare nella sua interezza. Il Carnevale dell’Uomo Cervo mi ha sempre affascinato, le sue origini si perdono nella notte dei tempi, e le modalità della sua messinscena sono inquietanti, perfette per un racconto fantastico”.
Il libro è pubblicato da Riflessi di Luce Lunare (Rill), associazione che dal 1994 organizza l’omonimo trofeo per individuare e valorizzare nuovi autori (www.rill.it). Il volume di Musolino è stato pubblicato anche in lingua inglese (con il titolo “The Stag”), diffuso in Inrlanda e in Sudafrica.

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