Da qualche giorno le splendide chiese monumentali di Roma – probabilmente non solitarie – sono invase da colorate (e colorite) immagini e reliquie di Karol Wojtyla. In linea con il clima da kermesse romana per la beatificazione del Papa polacco, segnata soprattutto dai manifesti con la gigantografia del pontefice del “Totus tuus” e lo slogan “Damose da fa’, semo romani” affissi come stendardi sui pali di tutto il centro storico.
Tra questi oggetti sacri seminati nei luoghi di culto, spicca un ricco campionario di reliquie contenenti liquido ematico di Giovanni Paolo II. In particolare, su altari storici e artistici, vengono collocati libri d’argento contenenti sangue del Papa fresco di beatificazione. I fedeli pregano, osservano e baciano. Pulendo con un panno bianco limitrofo al prezioso volume.
Non possiamo certo sapere cosa avrebbe detto il diretto interessato di tutto ciò. Di questo “effetto San Gennaro”. Tuttavia, proprio per il profondo rispetto verso un uomo fortemente e tenacemente animato dalla spiritualità cristiana, temiamo che una straordinaria esperienza di fede possa imboccare prematuramente i binari del culto alla “Padre Pio”. Fatto di esteriorità, spettacolizzazione e, soprattutto, gadget di ogni sorta.
Ciò rappresenterebbe una sconfitta anche per il teologo e intellettuale Papa Benedetto XVI. Offuscato dal ricordo perenne di uno dei pontefici più carismatici della storia. Di cui, però, all’immaterialità della preghiera e alla grandezza del gesto si preferisce pragmaticamente la somministrazione del culto ematico.
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