Isernia governa con “gli attributi”…



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ISERNIA – Com’è lontana la Scandinavia dal Molise. Forse non per le temperature, ma certamente per lo spazio che le donne hanno in politica.
Ad Isernia, Provincia governata esclusivamente dal centrodestra e soprattutto dagli uomini (intesi come maschi), di cedere cavalierescamente qualche poltrona alle donne non ci pensano proprio. Così, anche dopo che il Tar del Molise ha ravvisato, all’interno del suo esecutivo, il mancato rispetto delle ‘quote rosa’ non essendovi alcuna donna in giunta, si è pensato bene sostanzialmente di infischiarsene dei consigli profusi dagli “uomini di legge” all’insegna delle pari opportunità. Nemmeno a provare a rispolverare il solito Tomasi di Lampedusa, cioè il classico cambiare qualcosa per non cambiare niente. Per carità, meglio il pragmatismo molisano: nessun cambiamento, nada de nada. Grazie all’eloquente gesto del presidente Luigi Mazzuto: rinominati tutti gli assessori della sua giunta.
Per coloro che misurano il grado di civiltà di un territorio dalla presenza femminile negli organi di gestione, l’analisi del Molise risulta decisamente impietosa: pochi sindaci in gonnella, scarso numero di donne ai vertici degli enti locali e addirittura nessuna presenza nell’amministrazione provinciale di Isernia. 
La vicenda non è, ahinoi, una novità. 
Se ne era cominciato a parlare già nello scorso mese di novembre, quando due consiglieri provinciali presentarono ricorso al Tar del Molise per il mancato rispetto delle “quote rosa” (sull’impulso di un caso simile in Puglia). Ma l’organo di giustizia amministrativa lo rigettò in quanto presentato da uomini e quindi i loro diritti non erano stati lesi.
Lo stesso ricorso è stato poi presentato da nove donne. Questa volta la domanda è stata accolta.
Ma nonostante l’accoglimento del ricorso da parte del Tar, il presidente ha firmato nuovamente i decreti di nomina per gli stessi assessori (tutti uomini) esprimendo tuttavia la volontà – almeno a promesse – di dare maggiore spazio alle donne.
”Credo che sia quantomai opportuno procedere a una modifica dello statuto provinciale per poter stabilire in maniera precisa e puntuale le modalità di partecipazione delle donne all’interno dell’ente – ha infatti sentenziato Mazzuto. “Nei prossimi giorni ci impegneremo affinché si possa elaborare un testo che vada in questa direzione e il Consiglio provinciale possa esprimere il proprio orientamento e indirizzo politico”.
Della serie: per ora governiamo noi con i pantaloni (e gli “attributi”), poi si vedrà. Per l’altro sesso servono regole scritte. Le donne, quindi, possono aspettare. Casomai a casa.

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