Patriciello insiste: il Molise va accorpato

Aldo Patriciello, europarlamentare di lungo corso, imprenditore nella sanità, in un’intervista a Primo Piano Molise rilancia la necessità per la regione di rinunciare all’autonomia conquistata nel 1963 e di cominciare a prendere atto della necessità di accorparsi ad altri territori. Il monito dell’europarlamentare è netto: chi deve decidere e invece temporeggia non fa i conti con la realtà dei numeri. Ed ancora, saggia verità: “La Regione non è il bancomat per garantirsi stipendio e poltrona”.

Aldo Patriciello

Al di là della polemica politica e sul perché l’europarlamentare di Venafro si accorga solo oggi di una realtà che molti, compresa “Forche Caudine” (che sin dalla denominazione auspica dal 1988 la riunificazione del Sannio), denunciano da anni, molti ragionamenti di Patriciello sono condivisibili. E l’immagine di un Molise che “si sta spegnendo lentamente come una candela” è particolarmente efficace per quanto amara.

La questione dello spopolamento, senza dubbio la più grave perché esito di una somma di problemi, di certo non è nuova ed ha radici antiche. Ed è comune a molte aree montane dell’entroterra appenninico. Tuttavia in Molise s’è fatto davvero poco per invertire la tendenza. Solo negli anni Ottanta il dissanguamento migratorio è stato parzialmente tamponato grazie quasi unicamente all’assistenzialismo e al fatto di aver imbottito gli uffici pubblici di personale, spesso anche inadatto a ruoli gestionali. Una fase di “vacche grasse” e di sperperi incoscienti che è stata pesantemente pagata in seguito.

La proposta dell’accorpamento con una regione limitrofa, o dello smembramento con più regioni, appare quasi scontata per più analisti, non solo per l’europarlamentare. E da molto tempo. Si pensi a quanti, ad Agnone, da decenni sostengono la riunificazione con l’Abruzzo quale unica via d’uscita. L’associazione “Forche Caudine” da sempre ne fa una questione storica più che politica. Altri evidenziano il dato morfologico. Al di là di questi “distinguo”, di certo la questione è scottante e l’invito a far presto per “evitare di subire scelte imposte dall’alto” non è fuori luogo.

“Non c’è più tempo da perdere, bisogna discutere l’accorpamento, sia a Roma sia con le regioni limitrofe – dice Patriciello. “Occorre prendere atto che le imprese in questa regione sono alla canna del gas, i giovani vanno via in cerca di lavoro, i paesi si spopolano ogni anno di più, il commercio e l’artigianato stanno scomparendo, le famiglie sono in difficoltà e il mondo agricolo è in piena crisi a causa di una concorrenza sempre più spietata e globalizzata. I dati sono sotto gli occhi di tutti. A chi tocca risolvere questi problemi se non alla politica? Mi rattrista molto vedere che non c’è più nessun dialogo tra le varie forze politiche. Una volta si litigava, ci si scontrava senza esclusione di colpi ma dal confronto, alla fine, venivano fuori soluzioni, idee e nuove progettualità. Oggi invece c’è la corsa al like, al consenso facile un tanto al chilo. Ci tocca leggere comunicati di politici improvvisati che non hanno nulla da dire e nessuna soluzione da offrire. Per il semplice fatto che non sanno cosa significhi creare lavoro perché non hanno mai fatto nulla per questa Regione. Politici alla ricerca continua della polemica inutile solo per un applauso sui social: il festival del nulla. Eppure il problema resta. E se non saremo in grado di gestire e programmare il nostro assetto istituzionale saremo condannati a subire le decisioni che altri prenderanno al posto nostro”.

Certo, Patriciello non è proprio un passante. I suoi legami con la politica molisana sono indiscutibili. Ma porre la questione è indubbiamente importante.

“Io sono stato da sempre uno strenuo difensore della nostra autonomia regionale – precisa nel corso dell’intervista. “Ma bisogna fare i conti con la realtà. Occorre onestà intellettuale e senso di responsabilità: il mondo post Covid non sarà mai più quello di prima. Non si può far finta di niente. Bisogna scegliere se continuare ad assistere alla decadenza di questa Regione senza fare nulla o se invece si vuole provare ad invertire la rotta. Non c’è spazio per i calcoli elettorali e tocca alla classe politica avere una visione più ampia per il bene dei cittadini. Se c’è qualcuno che pensa che accorpando il Molise non avrebbe più i voti per una facile elezione in Consiglio regionale ha fatto male i conti: se si continua così, tra poco, non ci sarà alcuna Consiglio in cui farsi eleggere perché saremo semplicemente cancellati come istituzione. Un territorio è lo spazio vitale di una comunità, non il bancomat elettorale per garantirsi facilmente uno stipendio e una poltrona”.

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