Roma, incontro sindacati agricoli con il ministro Fitto sul Pnrr

Una panoramica della cabina di regia sul Pnrr

I rappresentanti di Coldiretti, Cia, Confagricoltura, Copagri e Unsic hanno incontrato il ministro Raffaele Fitto e altri esponenti del governo dei ministeri interessati sul PNRR e sull’introduzione nel Piano del capitolo RePowerEu (energia) contemporaneamente all’approvazione in Senato della conversione del decreto-legge 13/2023.

“A soli tre anni e due mesi dalla conclusione del Pnrr – come ha ricordato il ministro Fitto – l’obiettivo è quello di verificare le proiezioni sugli interventi che con assoluta certezza non possono completare il proprio iter e andare a collaudo a giugno del 2026. Stiamo facendo un lavoro specifico per capire quali di questi interventi non possono essere realizzati, capire come recuperarli e come riutilizzare le risorse che dovessero liberarsi”.

Il ministro ha anche chiarito che al contrario di quanto riportato da più parti e oggetto di dibattito politico, da regolamento il termine per le modifiche al Pnrr non è il 30 aprile, ma il 31 agosto. “Noi vogliamo lavorare bene per raggiungere dei risultati che possano rivisitare il Piano nazionale di ripresa e resilienza, mettere in campo un RePowerEu che sia adeguato e, aspetto non secondario, collegare tutto questo alla Politica di coesione”. Il governo vuole evitare contrapposizioni o addirittura contrasti tra i Piani.

Per raggiungere l’obiettivo il decreto-legge 24 febbraio 2023, n. 13, sul Pnrr punta proprio alla semplificazione delle procedure e all’interconnessione organica dei fondi, premesse indispensabili per l’affermazione complessiva del Piano.

Intervenuto alla cabina di regia il presidente di ConfagricolturaMassimiliano Giansanti, ha sottolineato la necessità di velocizzare i tempi e trasferire eventuali risorse rimanenti sui bandi di maggior successo, come il bando dei contratti di filiera che ha ricevuto una richiesta sette volte maggiore delle risorse a disposizione. Inoltre, ha posto l’accento sulla transizione 4.0 affermando che “la digitalizzazione è la nuova rivoluzione”. Continuando: “Non possiamo immaginare un’agricoltura non digitalizzata nel 2026, già oggi siamo in ritardo, nel 2026 saremo totalmente tagliati fuori dal mercato”. Infine si è focalizzato sulla transizione energetica e sulla necessità di trovare mezzi e strumenti in grado di arginare il costo delle forniture energetiche. Per quanto il costo dell’energia, infatti, nonostante stia diminuendo, il prezzo del gasolio resta alto.

Ettore Prandini, presidente della Coldiretti, ha messo l’accento sulla questione siccità “che riguarda in modo significativo il nostro Paese e sta penalizzando tutta la capacità produttiva nella filiera agroalimentare, soprattutto per quanto riguarda il Nord Italia dove, forse, storicamente non sono abituati al tema della siccità”. Ricordando che solo nel 2022 sono andati persi sei miliardi di euro in termini di valore nella filiera agroalimentare, “l’irrigazione è di fondamentale importanza soprattutto se vogliamo puntare ad una maggiore autoefficienza in termini di capacità produttiva – ha dichiarato.

Prandini ha parlato anche delle filiere zootecniche, sottoposte a numerose strumentalizzazioni. “Risorse adeguate permetterebbero una maggiore sostenibilità del comparto per arrivare ad un valore di emissioni vicino allo zero”. Rispetto a questo tema ha proposto anche i crediti di carbonio come grande opportunità per le imprese agricole. Infine, ha affrontato la questione del fotovoltaico e in particolare delle speculazioni sui pannelli a terra. “Le imprese agricole vengono sostanzialmente depauperate rispetto al loro bene, sottratto alle filiere produttive per una destinazione speculativa energetica. Vedremmo invece con grande favore l’agrofotovoltaico, quindi pannelli fotovoltaici sospesi con la capacità di poter produrre sotto le installazioni – ha dichiarato il presidente della Coldiretti.

Gianmichele Passarini, vicepresidente Cia, ha ribadito invece la necessità di agire “sulla tempistica e sulla qualità della spesa”. Rispetto ai biocombustibili ha anche posto l’attenzione sulla sostenibilità dei processi di produzione. “Il vero tema nella riconversione degli impianti di gas è che purtroppo abbiamo un’emissione di CO2 che oggi ci penalizza”. Per la produzione di metano sintetico, infatti, “tanta Ch4 otteniamo, tanta CO2 immettiamo nell’aria. Quindi la sfida sarà riuscire a compensare quella parte di CO2 che immettiamo per rendere sostenibile tutto il processo”. Ha anche messo in guarda dal rischio di estromissione dell’agricoltura dai progetti di fotovoltaico, ricordando che bisogna evitare l’abbandono dell’impresa agricola a favore del settore energetico.

Il giro di tavolo è continuato con l’intervento del presidente CopagriTommaso Battista, che ha sottolineato l’importanza del RePowerEu per accelerare la diffusione delle rinnovabili. Condividendo la posizione della Coldiretti sull’agrofotovoltaico sospeso, ha affermato che “gli agricoltori sono pronti e in attesa dei bandi”. Questo tipo di impianti, secondo Copagri, “avranno un’utilità aggiuntiva che è quella delle coperture degli impianti per poter evitare i danni causati dalle grandinate”. Battista ha anche individuato tre importanti settori cui destinare eventuali fondi residui. In primis il bando per lo sviluppo della logistica nel settore agricolo, al momento infatti vi sono numerose aziende in attesa di finanziamento, i contratti di filiera “importanti per evitare speculazioni sul prezzo del prodotto all’agricoltore”, e infine i contratti di distretto.  Inoltre ha ribadito l’importanza dell’innovazione tecnologica, soprattutto in termini di agricoltura di precisione.

Giampiero Castellotti con il ministro Raffaele Fitto

In rappresentanza dell’Unsic, Giampiero Castellotti ha dichiarato che “i benefici del PNRR dipenderanno non tanto dalla quantità del patrimonio monetario disponibile quanto dalla qualità della spesa”. Castellotti ha posto l’accento sulla necessità di “uniformare normative nazionali e regionali per evitare difformità nel trattamento di aziende che operano in territori diversi”. Per farlo la proposta dell’Unsic è quella di “attingere dall’esperienza delle ‘Intese generali quadro’ sottoscritte da governo e Regioni per opere per le quali l’interesse regionale risulti concorrente con il preminente interesse nazionale. In merito al RePowerEu l’esperto ha ricordato come l’agricoltura “può svolgere un ruolo rilevante concorrendo già per circa il 10 per cento alla produzione elettrica da fonti d’energia rinnovabile”. Tra questi ha ricordato l’idrogeno che “deve essere reso competitivo quale fonte di energia”. Infine, per quanto concerne le opere di scavo, il sindacato ha promosso “l’utilizzo di tecnologie ‘no dig’, cioè senza demolizione nella zona interessata dall’operazione, riducendo così pesanti impatti ambientali”. L’Unsic, tramite il presidente Mamone, ha inoltre dichiarato la propria contrarietà all’ulteriore installazione di pali eolici al Sud, precisando che “il Mezzogiorno ha già dato in tal senso”

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