Termoli, “il Molise sul mare”

L’occasione per visitare Termoli, “il Molise sul mare”, è legata al fatto che la mia famiglia, sia paterna sia materna, ha origini nei borghi montani di quella regione. E che ha amici e parenti nella cittadina adriatica.

Il Castello Svevo di Termoli

Così, immersi nella frescura d’alta quota nel corso dei periodi di vacanza, le occasioni per approdare al mare in genere coincidono con le più belle tradizioni del centro costiero molisano: l’incantevole processione in mare delle barche ad inizio agosto, con la statua del patrono San Basso, trasportata su un peschereccio estratto a sorte tra gli armatori locali e il suggestivo incendio del Castello Svevo, di probabile origine normanna.

Inoltre il porto di Termoli è il nostro punto di partenza per raggiungere le isole Tremiti, altro regalo della natura, benché, purtroppo per “noi” molisani, appartenenti amministrativamente alla Puglia.

Termoli, quindi, costituisce per me un esaltante appuntamento estivo che integra i giorni di montagna con tutto il fascino del mare e di un borgo ammaliante che sorge su un promontorio roccioso che si affaccia direttamente sulla costa. Al centro c’è la bella Cattedrale romanica che conserva le reliquie del patrono San Basso e un mosaico pavimentale dell’XI secolo.

Ogni anno gli amici di famiglia ci aggiornano sull’evoluzione del loro luogo di residenza. C’informano che Termoli è uno dei pochi centri del Molise che ha visto aumentare, ad esclusione degli ultimi anni, il proprio numero di abitanti.

Io mi sono fatto un’idea sul motivo di ciò: al di là delle opportunità di lavoro, grazie al ruolo di cerniera tra l’Abruzzo e la Puglia, alla presenza della Fiat e alla cosiddetta “industria balneare”, secondo me è un posto ideale per viverci, proprio perché ha il fascino del mare, la dimensione giusta di una sana città di provincia e un’alta qualità della vita. Non a caso Termoli dal 2003 ottiene il riconoscimento internazionale della “Bandiera blu” che premia la bontà dell’impatto ambientale delle località costiere, cioè la località soddisfa criteri di qualità relativi alle acque di balneazione, alla pulizia e ai servizi.

Un tipico “trabucco” a Termoli

Ho scritto che l’aumento della popolazione s’è verificato soprattutto negli anni precedenti. Infatti nel 2019, consultando i dati Istat, la città è passata da 33.345 abitanti del primo gennaio a 33.189 del 31 dicembre. L’anno precedente era partita da 33.583. Insomma, seppur lieve, si registra un decremento che invita a riflettere su come poter invertire la tendenza. Ciò è spesso al centro delle chiacchierate che la mia famiglia fa con gli amici del posto nell’ideale clima estivo sul lungomare.

Io credo che oggi l’attrattività di un posto sia legata ad un serie di fattori ormai indispensabili. Elementi che debbono fare parte di un’avveduta progettazione del futuro. Anche perché, non essendo area interna, cioè la parte del Molise che soffre maggiormente lo spopolamento come del resto tutti gli entroterra montani sia dell’Appennino sia delle Alpi, Termoli avrebbe tutti i numeri per calamitare persone interessate a “collocare” la propria vita in un ambiente ideale per qualità complessiva.

Quali sono questi fattori?

Io credo che, avendo già l’opportunità del mare, che equivale anche ad un elemento favorevole per la salute delle persone, Termoli debba puntare su quelli che sono le componenti oggigiorno più ricercate dai cittadini, specie da quelli che hanno intenzione di lasciare metropoli ormai invivibili come Roma: salvaguardia dell’ambiente (quindi ottimo rapporto tra abitanti e verde, ma anche attenzione ad un virtuoso consumo di suolo e mobilità sostenibile), servizi impeccabili, in particolare sul fronte della sanità e del welfare, opportunità culturali (un’amministrazione avveduta dovrebbe favorire spettacoli di qualità, salvaguardare librerie e sale cinematografiche, promuovere l’associazionismo, compreso quello sportivo, e i luoghi di ritrovo) e soprattutto innovazione, perché le nuove tecnologie se ben utilizzate rappresentano oggi non solo un concreto aiuto all’organizzazione sociale, ma anche un modo per abbattere l’inquinamento generato dai veicoli motorizzati e dai trasporti in genere e per favorire le possibilità di impiego.

Uno scorcio di Termoli

Il lavoro, si sa, è una costituente centrale in ogni strategia. Ovviamente non esiste una ricetta magica, altrimenti il problema della disoccupazione, specie al Sud, sarebbe cancellato come con un colpo di cancellino sul gesso. Però le infrastrutture aiutano: avere reti digitali efficienti e una mobilità d’avanguardia costituiscono dei presupposti imprescindibili sia per favorire spirito d’intraprendenza e nuove iniziative (si pensi alle potenzialità ancora inespresse dal commercio elettronico, con la sua capacità di generare indotto), sintomi di un buon tessuto economico e di vivacità, ma anche per rendere un ambiente ideale per il lavoro autonomo, che rappresenta quasi la scelta obbligata per il futuro. A ciò va associata una formazione in linea con l’evoluzione dei tempi. Vuoi mettere un’incantevole location sul mare, in un ambiente accogliente e sicuro, dove lavorare in serenità e collegarsi all’intero globo terrestre grazie ad un pc o a un tablet? E, nello stesso posto, formare i giovani per assicurare loro il futuro migliore?

A Termoli ho visto tanti appartamenti davvero graziosi, anche ben ristrutturati e utilizzati principalmente come case vacanza. Io credo che la città dovrebbe puntare non solo al turismo, dove del resto la concorrenza è forte in tutto l’Adriatico e la pandemia di quest’anno dimostra che la stagionalità può essere messa a rischio da qualsiasi fenomeno inaspettato; occorrerebbe oggi puntare più ai cambi di residenza verso la costa molisana, soprattutto attraverso campagne mirate nelle grandi città, Roma compresa: quanti lavoratori autonomi sarebbero disposti a trasferirsi in una tranquilla località di mare se a loro fossero garantiti tutti i servizi più idonei? E quanti anziani, con le loro preziose pensioni, sarebbero interessati a migliorare la loro esistenza (vedi quanto ha fatto il Portogallo in tal senso)? Quanti ex emigrati molisani sarebbero disposti a rientrare in Molise trasferendosi a Termoli per poi raggiungere saltuariamente il proprio spopolato paese d’origine, dove vivere definitivamente sarebbe più difficile?

Il collegamento tra Termoli e l’entroterra molisano potrebbe costituire un altro must in grado di conciliare il mare con le colline del Basso Molise o con le montagne del Molise centrale e dell’Alto Molise, così ricche di storia, ambienti incontaminati e tradizioni.

Quindi niente nuovi progetti impattanti da parte dell’amministrazione comunale e delle altre istituzioni, ma valorizzazione e ottimizzazione di ciò che Termoli già possiede. Un percorso che dovrebbe essere frutto anche di coinvolgimento della popolazione, di confronti e quindi di decisioni partecipate. Il benessere e la vivibilità non sono frutto solo di redditi e risparmi: la qualità ambientale è un indicatore sempre più importante per qualsiasi località, anche perché – come ho già detto – è un moltiplicatore di benessere.

(Giovanni Castellotti)

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