Altri protagonisti
Oltre ai “nomi più celebri” (raccolti nella sezione precedente), esistono tantissime persone d’origine molisana che si sono fatte onore nel proprio ambito. A loro abbiamo pensato (e intendiamo onorare), dando vita a questa sezione.
Essendo, però, davvero numerose le persone d’origine molisana sparse per il mondo, risulta difficile comporre una galleria sintetica di “protagonisti”.
L’elenco, pertanto, diviso nelle sottovoci “Italia” ed “Estero”, vuole essere puramente esemplificativo, ovviamente aperto ad ulteriori segnalazioni.
Il loro più consumato intercalare, “Stai male!”, è stato addirittura certificato come “tormentone dell’estate” da una qualificata società di indagini demoscopiche, la S&G. Accompagnato da “Bella, fratello…!” o “Ci stiamo troppo dentro!”. Ma anche le battute surreali sull’alito, costante scenica nel loro rinfacciarsi i difetti, sono entrate nel linguaggio delle giovani generazioni, quelle alimentate da Mtv, tormentoni lessicali, videogames, hip hop e nevrotico gesticolare. Sfruttando tali caratterizzazioni, tra realtà e parodia, il duo comico “Pali e Dispari” ha finito per diventare un’icona delle comitive di mezza Italia.
Angelo Pisani, classe 1974, genitori di Sant’Angelo Limosano (Campobasso) e Irsina (Matera), e Marco Silvestri, di un anno più giovane. In arte “Capsula” e “Nucleo”. Sono nati artisticamente nel 1997, nel laboratorio del Cts Scaldasole a Milano. Condividendo poi le esperienze televisive di “Zona B”, “Facciamo cabaret” fino all’esplosione in “Zelig”, programma comico culto di Italia Uno.
Presenze fisse anche a Radio Deejay con Albertino, quindi testimonial di “Smemoranda”, fino all’indimenticabile partecipazione, in qualità di ospiti, nientemeno che al Festival della letteratura di Mantova in virtù di due libri di successo: “Due neuroni a piede libero” del 2003 e “Convivo confuso … ma convivo” dell’anno seguente. La loro definitiva consacrazione, da parte del grande pubblico, è legata alla tournée teatrale dello spettacolo “Siamo rimasti sotto”: oltre 150 mila spettatori in più di 120 piazze. Per seguire battute del tipo “Ehi Nucleo, ma che ti sei mangiato la Fiat? Perché? Minchia, c’hai l’alito in cassa integrazione…”. O ancora: “Come ti butta, mandrillo in decomposizione? Ci sto dentro un tricheco con l’indigestione! E te com’è che butta? Ci sto dentro un ornitorinco che sguazza”.
Artisti schizofrenici – come amano definirsi – s’alimentano di continue indagini, sperimentazioni e del totale coinvolgimento in progetti a sfondo sociale, dal recupero delle periferie all’impegno nelle aule scolastiche, dalla promozione di una campagna di abbassamento dei prezzi del teatro per i giovani alla partecipazione ad iniziative di orientamento lavorativo con la Provincia di Milano.
E l’ultimo successo del duo comico non è uno spettacolo ma un’iniziativa. Si chiama “Favelas” ed è il loro “centro sperimentale”. Al secondo anno di vita. Dallo scorso 11 gennaio, tutti i mercoledì, presso il neonato Spazio Scenico Pim di via Tertulliano 68 a Milano (ingresso sei euro, tel. 02-55196240), danno vita, con altri artisti, a sperimentazione di linguaggi, di situazioni, insomma di idee nuove, con particolare attenzione alle tendenze dell’arte contemporanea e allo sviluppo di tematiche diverse. Un vero e proprio collettivo artistico, un bacino di vivacità culturale, rifugio di esponenti giovani e originali delle diverse arti e polo culturale underground. Un luogo non solo di passaggio, ma un vero e proprio ritrovo di talenti invitati a mostrare e a “mischiare” con gli altri la propria arte, in uno stato di convergenze e di influenze reciproche.
“E’ un esperimento di improvvisazione di diverse arti, scaturito anche da studi con alcuni drammaturghi quali Danio Manfredini, Davide Enia, Emma Dante, gli Mk per la danza, e da vincoli con strutture culturali del panorama underground milanese – spiega il duo. “Insomma un crocevia di stimoli di ogni genere, un collettivo artistico che non si limita a mostrare operati singoli, ma che rielabora, unisce, mescola, contamina e valorizza i diversi artisti che ne fanno parte o che vengono ospitati. Non solo comici, ma anche attori, danzatori, musicisti, fotografi, eco designer, pittori di ogni cosa: tela, muri, corpo e così via”.
– “Pali e Dispari”, siete una sorta di specchio di tanti esponenti della nuova generazione. Cosa “leggete” nei giovani d’oggi?
“Credo che i giovani si siano stufati di sapere cosa pensa la gente di loro – sottolinea Angelo Pisani. “Ritengo che, come tutti gli ex-giovani che li hanno preceduti, stiano vivendo il momento della loro vita più esposto a delle reazioni, soprattutto ora, in una società che si ripara dietro allo slogan”più possibilità ai giovani”, ignorando però che sarebbe utile fornirgli anche degli strumenti per fruire di tutto questo possibile. Non giustifico però la pigrizia dei giovani, il voler far parte a tutti i costi di un gruppo. Appartenere a un gruppo è utile perché insegna a rapportarsi, ma se impedisce o rallenta lo sviluppo individuale e la necessità di assumersi delle responsabilità. Allora ben venga anche un po’ di sana solitudine. Per il resto molta meno playstation e tanto desiderio di fare l’amore, tutelandosi chiaramente”. Aggiunge Marco Silvestri: “Ho sempre pensato che i giovani siano lo specchio della società e del momento storico corrente, che come sappiamo non brilla né per impegno politico né per quello sociale, ma non voglio essere critico con la mia generazione. Sono anche io un giovane d’oggi”.
– Come mai l’elemento territoriale, dal dialetto agli scenari sociali, rimane la caratterizzazione più forte della comicità?
L’elemento territoriale, soprattutto il dialetto, è stato sin troppo paziente con il nostro Paese – spiega Pisani. “Esiste da sempre e ha reso possibile la nascita di una tradizione che, sull’onda dello snobismo stupido del nostro Paese, legato all’apparire e al parlare in modo affettato, a lungo è stata trascurata e sarebbe andata persa se il dialetto avesse mollato il colpo. Ma, fortunatamente per noi, non lo ha fatto e noi non solo non ci siamo persi la nostra storia, ma abbiamo anche potuto rivalutarla, modificarla, giocarci insieme e consegnarla alle generazioni successive. Il dialetto è comunque musica, una musica, un cardiogramma con picchi in alto, situazioni di stasi e improvvise cadute, tutti movimenti che tengono in vita e coinvolgono la gente. Io amo sentir parlare mia madre in dialetto: mio padre mi fa morire dal ridere quando imita qualche figura della sua giovinezza parlando in dialetto. E poi i costumi tipici, i cibi tipici, tutto segno di un vivere autentico poco computer e tanta terra”. Aggiunge Silvestri: “Forse perché alla base di tutte le forme di spettacolo c’è la ricerca, più o meno profonda, di registri comunicativi che ti permettano un’originalità di espressione, quella dialettale è immediata e colorita, quindi molto usata”.
– Costituisce ancora un punto di riferimento la stagione dei grandi comici della commedia all’italiana? I vari Sordi, Fabrizi, Totò, De Filippo? Fanno ancora ridere alle nuove generazioni? E a voi?
Confessa Pisani: “Artisti del calibro di De Filippo e di Totò non potranno mai scomparire. Sono stati capaci, in modo diverso, di far ridere e di far pensare. Pensando a Edoardo vedo la sua città e la sua gente e mentre rido non posso non piangere perché comprendo la tragicità del mondo che lui ci mostra per farci ridere. Ti fa ridere con la vita! Totò anche fa questo, anche se trovo che sia rimasto più in superficie rispetto a De Filippo. Anche lui mi commuove e non posso non pensare alle sue immagini private e alla sua storia personale, quella di un uomo che ha dispensato allegria a tutti, facendo l’avaro proprio con se stesso. Chissà perché. Tutti, chi in un modo chi nell’altro, hanno preso spunto da loro. Altri, che hanno scelto la via del surreale, credo che li stimino comunque profondamente perché per accedere ad un altro mondo non si può non passare da quello vero che De Filippo e Totò appunto hanno vissuto intensamente e da protagonisti”. Conferma Silvestri: “Credo che come lo storico anche l’artista non possa avere futuro se non ha una buona conoscenza del passato, soprattutto se i personaggi hanno scritto pagine della comicità e del teatro senza tempo. Personalmente penso che Totò come Sordi, non smetteranno mai di far ridere, pensare e piangere tutte le generazioni, compreso me”.
– Quale esperienza più esaltante ricordate nel vostro impegno sociale?
“Sono talmente tante e ogni volta è un’emozione nuova e una battaglia nuova – sottolinea Pisani. “Una delle iniziative che mi hanno emozionato di più è stata la visita ai ragazzi del Molise dopo il terremoto. Poi tutte le iniziative legate a Favelas, la nostra creatura con importanti risvolti sul sociale. E poi ricordo sempre la pubblicità che abbiamo realizzato contro la guida ad alta velocità e in stato di ebbrezza”. Silvestri va più a fondo: “Poter usare la propria immagine per fare del bene è uno dei lati più esaltanti dell’essere conosciuti, anche perché ti permette di poter dimostrare di avere un’anima e di poterla rivolgere agli altri. Indubbiamente giocare a calcio con Smemoranda (impegnata a raccogliere fondi per diversi enti no-profit tipo Emergency) mi ha permesso di realizzare il sogno di giocare in quasi tutti gli stadi d’Italia compreso San Siro. Incredibile! E poi ogni iniziativa cui abbiamo partecipato o addirittura creato noi stessi, come la campagna per l’abbassamento dei prezzi del teatro per i giovani, piuttosto che l’ultimo giro che abbiamo fatto per le scuole della periferia milanese, per attirare su di loro l’attenzione dell’opinione pubblica e delle istituzioni, è esaltante, ognuna per le sue motivazioni”.
– Infine per Angelo, una domanda scontata: il rapporto con il Molise e con Sant’Angelo Limonano…
“E’ un rapporto magico perché ci sono cresciuto e continuo a tornarci per ricaricarmi. Il Molise è una terra ancora per molti aspetti incontaminata e, insieme con la Basilicata, dovrebbe essere degnata di molta più attenzione”.
Alcune loro battute
– Minchia Nucleo che ti sei mangiato le mollette del bucato? Perché? Hai l’alito che stende…
– Minchia Nucleo che ti sei mangiato la clorofilla? Perché? Hai l’alito che fotosintetizza…
– Minchia Nucleo che ti sei mangiato i Black Block? Perché? Hai l’alito che si manifesta in modo violento…
– Minchia Nucleo che ti sei mangiato una bussola scalamitata? Perché? Hai l’alito che disorienta…
– Minchia Nucleo che ti sei mangiato una moto a 4 cilindri ? Perché? Hai l’alito che impenna…
– Minchia Nucleo che ti sei mangiato l’Onu? Perché? Hai l’alito che disarma…
– Minchia Nucleo che hai mangiato, in Pentium 4? Perché? Hai l’alito che masterizza…
– Allora, errore di sistema diffuso, come butta?
– Ci stai dentro come un’anatra all’arancia allergica agli agrumi!
– Hei fratello come butta? Ci sto dentro un orecchio nella bocca di Tyson. E tu? Non so quanto ci stai tu dentro ma io vorrei avere la pelle di daino perché ogni volta che mi parli mi scatarri in faccia…
– Cosa ti sei fumato, Zanichelli con i Treccani che ti facevano compagnia?
– Per andare alla festa allora guido io! Sì, così come l’ultima volta ti fermi ogni 5 minuti per fumarti una canna! Eddai cumpa un po’ di fumo passivo non ha mai fatto male a nessuno! Non era il fumo passivo, dopo un quarto d’ora è uscito il pistone e ti ha detto: o cambi marcia o la canna la passi…
– Che Dio ti conservi anomalo!
– Ikkia, cosa altera in simil maniera la tua persona?
– Guarda che il film più bello che può esistere one in the world è 007. See, guarda che 0,07 è il numero di neuroni trovati nel tuo cervello, pezzo di palta!
– Sei troppo il figlio della maleducazione diffusa arrotondata per eccesso…
– E’ proprio vero che quando sei nato ti hanno battezzato in un secchio d’inutilità…
– Ho una frattura multipla al ginocchio. Che brutta! Cosa la frattura? No, la Multipla: che cazzo di macchina è?
(Giampiero Castellotti)
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