Dante e la “Divina Commedia”: un libro di Enrico Cavarischia

Perché nel 2019 scrivere un libro sulla Divina Commedia, anzi, l’ennesimo libro sulla Divina Commedia? Perché la Commedia è la summa di tutte le letterature, dall’horror al comico, dal thriller al sentimentale. Ce n’è per tutti i gusti: è, infatti, un libro avvincente, una storia di amicizia (quella tra Dante e Virgilio su tutte) e di amore, di santi e peccatori; è un’avventura che si snoda tra incontri con esseri mitologici grotteschi, angeli splendenti, demòni minacciosi, in situazioni paradossali, ma in fondo riflesso delle nostre paure ed angosce.

La Divina Commedia per tutti. Una spiegazione divulgativa” è un testo appena uscito che si rivolge soprattutto agli scettici, ai timorosi, a chi ha sempre pensato che la Divina Commedia fosse un libro scolastico accessibile solo ad alcuni studenti liceali. E invece chiunque può appassionarsi a Dante, anche quelli che navigano in una “piccioletta barca” e non hanno particolari competenze filosofiche e teologiche; ecco l’obiettivo di questo libro: spiegare la Commedia proprio a chi pensa di non averne bisogno.

Questo breve ed umile – ma non per questo meno valente – compendio ha l’obiettivo di avvicinare in maniera comprensibile e affascinante ad un libro appassionante, per troppo tempo “ostaggio” di una presunta gravità linguistica e contenutistica che, in realtà, può essere alla portata di tutti, diventando una piacevole ed interessante scoperta. Con coraggio, Enrico Cavarischia, l’autore, si prende la libertà (e l’arduo compito) di raccontare la trama del capolavoro dantesco, soffermandosi su aspetti o personaggi di particolare interesse, esplicitandone i significati nascosti alla luce di un’interpretazione fuori dagli schemi accademici, ma non per questo meno precisa e puntuale.

“Questo mio sforzo letterario, umile omaggio al Sommo Poeta, si pone il difficile obiettivo di avvicinare alla Divina Commedia chi la considera una lettura noiosa, una mera imposizione scolastica, attraverso una narrazione scorrevole, incentrata sulle vicissitudini dei personaggi, con un linguaggio privo di tecnicismi o latinismi e che possa risultare di facile ed immediata comprensione, pur rispettandone il pregio letterario – ci rivela l’autore. “Il testo è un condensato di anni di studi che si approccia alla Commedia partendo dall’interpretazione del dantista Luigi Valli, per poi dar risalto ad alcuni aspetti narrativi e stilistici generalmente meno analizzati nei percorsi scolastici – continua Cavarischia. “Ho scelto di assumere come modello di riferimento il pensiero di Luigi Valli per il suo discostarsi dall’interpretazione più condivisa nel mondo letterario degli endecasillabi danteschi: con le sue teorie, infatti, ribalta il punto di vista più comune dimostrando che anche il passaggio che sembra avere un significato univoco sottende a diverse interpretazioni. Luigi Valli dà una lettura inconsueta ma plausibile, logica e coerente; ci svela segreti e misteri della Commedia guidando il lettore nei meandri del ‘periglioso viaggio’ sino a proporre una lettura molto interessante dell’opera”.

La “Comedìa” è proprio questo, un viaggio (con delle guide d’eccezione) attraverso i tre regni dell’Oltretomba, in un percorso quasi obbligato alla ricerca del significato della vita, per ritrovare infine sé stessi. Siamo tutti, in fondo, protagonisti di questo racconto: la Divina Commedia è uno specchio che riflette la nostra immagine più intima e ci indica la strada per il coraggio, il cui segreto è la libertà.

Il capolavoro dantesco è un libro avvincente e contemporaneo, narra la vicenda di un uomo che potrebbe essere quello odierno, con le stesse paure, le stesse indecisioni, le stesse perplessità, gli stessi vizi… sembra un libro appena pubblicato. Tale è il coinvolgimento narrativo che suscita che a volte ci sentiamo noi stessi i protagonisti dell’opera, come se stessimo guardando un film che parla della nostra vita.

“Tutti – e ribadisco tutti – possono accostarsi alla lettura della Divina Commedia, anche chi, come me, ha seguito un percorso di studi di altro tipo – continua l’autore. “Non bisogna sentirsi spaventati o non all’altezza: basta avere curiosità e passione e anche i passaggi filosofici e teologici di maggiore complessità potranno risultare chiari. Ad oggi, infatti, abbiamo molti strumenti per reperire informazioni in aiuto a questo percorso, uno fra tutti internet, che fornisce un bacino eccezionale dal quale attingere”.

Il libro si sofferma sui passaggi che hanno maggiormente emozionato l’autore, che ha descritto i personaggi affascinanti e cercato di svelare cosa si cela sotto il velame “de li versi strani”: per questo motivo sono presenti omissioni e semplificazioni del testo universalmente conosciuto, facilmente reperibile nei maggiori commentari. Non è quindi una disquisizione completa, né un’interpretazione linguistico-semantica, piuttosto un riassunto – se così si può dire – di tipo divulgativo.

“Volutamente ho preferito riflettere su determinate situazioni oppure presentare con più accortezza specifici personaggi, traendo spunto dai ragionamenti e dagli insegnamenti degli studiosi della Divina Commedia che rappresentano la bussola della mia ‘piccioletta barca’ che naviga nel mare dantesco – continua Cavarischia. “Non solo Luigi Valli, ma anche Erich Auerbach, Enrico Malato, Giorgio Petrocchi e Jorge Luis Borges che, a vario titolo e con uguale autorevolezza, mi hanno aiutato e mi aiutano tutt’oggi nella comprensione del testo. Non ho inserito nel testo canti celebri come quelli su Paolo e Francesca, Farinata degli Uberti o Ulisse, che sono tra i più noti e dibattuti, ma ho acceso un riflettore su storie o personaggi ‘minori’ o comunque meno conosciuti, ma a mio avviso altrettanto interessanti. Viceversa, a corredo di talune terzine, ho ritenuto opportuno inserire alcune tavole pittoriche, su tutte quelle dipinte da Gustave Doré, artista francese, che nella seconda metà dell’Ottocento ha interpretato e illustrato magistralmente alcune scene del poema dantesco che hanno affascinato la mia fantasia e che graficamente catturano con grande forza ed enfasi alcune terzine dantesche”.

La Divina Commedia, come ricorda l’autore di questo nuovo libro, è uno specchio nel quale guardarsi: ognuno ci legge e interpreta le situazioni secondo la propria sensibilità. Del resto la “Comedia” è un testo polisemos (come ci dice Dante stesso nella XIII epistola al suo amico Cangrande della Scala), deve essere cioè interpretata sotto quattro aspetti: letterale, morale, allegorico e anagogico. Il primo aspetto si riferisce al testo in senso stretto, cioè escludendo qualsiasi interpretazione soggettiva o metaforica; il secondo aspetto riguarda la scelta tra bene e male, giusto e ingiusto; per allegorico, invece, si intende un significato diverso da quello che è il contenuto logico delle parole; infine l’ultimo aspetto, l’anagogico, che corrisponde alla sfera interiore e spirituale, deriva dal greco ἀναλογικός che significa “ciò che porta verso l’alto”.

Data la pluralità di significati attribuibili al poema, molti sono i passaggi controversi sui quali gli studiosi dibattono da secoli: ad esempio, se Virgilio prende per mano Dante, il significato letterale è semplice, si danno la mano, ma il senso non manifesto può aprirsi a diverse interpretazioni, sempre, ovviamente, nei limiti della coerenza con il tessuto narrativo. Dante e Virgilio, per esempio, si prendono per mano come grandi amici, che dimostrano, con questo gesto, il loro affetto e superano insieme un ostacolo; oppure, potrebbe darsi, che qualcuno veda in questo gesto non un segnale di amicizia, ma il simbolo del supporto educativo del Maestro (Virgilio) che aiuta l’allievo (Dante) a superare un impedimento tenendolo per mano. Per altri lettori ancora, questo gesto potrebbe non aver nessun rilievo: si può non essere sensibili a un particolare del genere, dunque, come anche voltare pagina senza commettere alcun sacrilegio.

“Personalmente, credo che l’opera descriva un viaggio di un ragazzo – non un professore, non un esperto, ma un “giovanotto” – di circa trentacinque anni, Dante, che non è di certo un santo e, come tutti, ha le sue insicurezze, i suoi tentennamenti, talvolta cade vittima di qualche peccato capitale ma, nonostante tutto, alla fine del viaggio arriva a vedere Dio – continua l’autore. “Questo ci dà coraggio e forza, ci insegna che tutti possono migliorare. Con Dante partecipiamo a un percorso comune, la vita, fatta di alti e bassi, gioie e dolori, che hanno provato i nostri antenati, prima di noi, nella stessa misura in cui oggi li viviamo noi. Attraverso le terzine, leggiamo di ansie e paure comuni a molti di noi e questo ci conforta. Per aiutare il lettore a calarsi nelle varie vicissitudini, l’autore-protagonista Dante ricorre a un linguaggio diverso per ogni situazione: rime dolci per parlare di amore, rime che ci risuonano dure al nostro orecchio per descrivere un dannato… anche in questo sta la grandezza del Poeta, nel comporre, come note, frasi musicali, orchestrate poi nella partitura del testo, assecondando il tempo e l’intensità del significato. Ed ecco lo spartito fatto di canti”.

La Divina Commedia racchiude e anticipa tutti i generi letterari, anche quelli più impensabili, come, ad esempio, il fantasy: non può, dunque, non soddisfare i gusti dei più disparati lettori.

Tutto ha una precisione rigorosa, unica nel suo genere. Nessun altro autore ha composto un’opera in cui l’aritmetica andasse a braccetto con le rime, in cui ci fossero determinati parametri stabiliti a priori dall’autore. È già difficile scrivere un poema, ma comporne uno che fosse anche “scientifico” ha veramente dell’incredibile.

Inconfondibile è la struttura metrica: come un pittore utilizza colori differenti per differenti tele, così Dante utilizza le parole per dipingere le diverse situazioni: in base ai vocaboli scelti, il lettore riuscirà a immergersi nello studio del testo, aiutato anche dal suono delle parole che richiamano il contesto di riferimento.

Altra caratteristica unica, specialmente se si considera il periodo in cui è stata scritta, è quella per cui il Dante Poeta, come un attore che all’improvviso guarda in macchina, si rivolge direttamente al lettore, facendolo sentire osservato, quasi scoperto nella sua intimità, per non parlare poi dell’effetto scenico di chiamare in causa persone viventi sue contemporanee, come se oggi facessimo lo stesso inserendo però papa Francesco, Sergio Mattarella, politici o personaggi dello spettacolo mandandoli all’Inferno, al Purgatorio o in Paradiso… vi immaginate che shock sarebbe per il lettore? In una sola parola: geniale.

Insomma, la Divina Commedia è un libro unico, precursore, innovativo e visionario, che a distanza di secoli non ha perso il suo fascino. Alcuni canti sembrano film di Stanley Kubrick: premonitori, geniali, anticonformisti, in prima battuta criticati e mal accolti da una parte del pubblico, ma che a distanza di tempo sono diventati dei must, da leggere e studiare, dei veri e propri capolavori all’interno di quel gioiello che è la Divina Commedia. Non a caso Jorge Luis Borges ha definito il poema “il più bel libro della letteratura mondiale”, aggiungendo: “la Commedia è un libro che tutti dobbiamo leggere. Non farlo significa privarci del dono più grande che la letteratura possa offrirci”.

L’intento della Commedia è chiaro, ovvero portare il lettore ad una condizione di felicità: fatti non foste per viver come bruti, ma per seguire “virtute e canoscenza”.

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